Fratelli d'Italia, ad Atreju, lancia anche le 'egemonie che ci piacciono' e nel pantheon della destra italiana troviamo Guglielmo Marconi, che vince l'egemonia della tecnica, Gabriele D'Annunzio, per l'egemonia della poesia, Ettore Majorana, per l'egemonia della scoperta, Simone Weil, che vince l'egemonia delle radici. L'egemonia dell'amore va a Edith Stein, mentre quella dell'avventura è vinta da Amedeo Guillet. Nicola Calipari vince l'egemonia del dovere, quella del coraggio a Sammy Basso, quella delle idee a Charlie Kirk. E dulcis in fundo quella della tradizione, che va a Pier Paolo Pasolini.
Ma spieghiamoci meglio. "Gramsci - iniziano in un altro grande pannello - aveva individuato nell'etimologia del termine l'idea chiave dell'egemonia. È il suo significato di 'guida': egemone è il condottiero, colui che dirige la percezione della realtà sociale verso una direzione, fino a determinare la visione predominante. Il gruppo sociale che è egemone nell'ambito produttivo deve necessariamente promuovere la nascita di un gruppo di pensatori che ne legittimi idee e visioni". E se questa è la definizione che nel libro La gaia incoscienza, Nuccio Bovalino dà del concetto di egemonia "secondo la prospettiva gramsciana, una visione che sarebbe stata incarnata storicamente dalla sinistra italiana come occupazione degli spazi di potere, siano essi politici, culturali o amministrativi", "il governo attualmente in carica ha sempre affermato che all'egemonia culturale della sinistra non avrebbe contrapposto un'egemonia uguale e contraria, ma avrebbe lasciato spazio alla libertà e al valore intrinseco che ogni persona può rappresentare. In questa logica, vogliamo qui proporre un pantheon ideale di figure che hanno certamente interpretato un'egemonia, ma anteponendo il coraggio, l'eroismo e la libertà a ogni logica politica. Seguendo il loro esempio, ridisegniamo idealmente un percorso tracciato nella storia: un percorso fatto di donne e uomini che hanno mostrato egemonia dei valori".
E dunque Marconi è la figura dell'egemonia tecnica perché "la sua opera unì ingegno e audacia, trasformando l'etere in un ponte invisibile tra i popoli" e si fa "strumento per l'umanità". L'inventore della radio "incarnò l'impulso creativo e visionario della scienza moderna, aprendo con le sue invenzioni una nuova era di comunicazione universale". D'Annunzio rappresenta "l'egemonia della poesia" che è "quell'attitudine a celebrare la vita in tutte le sue sfaccettature" perché "pilotando un aereo nei cieli di Vienna o scrivendo versi che traboccano bellezza, si fece soldato e poeta per compiere la sua vita 'come un'opera d'arte'". La vita del fisico Majorana "ispira la ricerca del genio silenzioso che mette la conoscenza al servizio della verità, oltre ogni convenienza. Il suo mistero e la sua profondità morale ricordano che la scienza, come la vita, richiede coraggio, responsabilità e visione del futuro. L'esempio di Majorana ci invita a ricercare l'egemonia della scoperta, quella spinta che porta l'uomo a superarsi e a cercare la verità".
Mentre la filosofa francese Weil unisce "pensiero e giustizia, contemplazione e azione concreta" e dunque "la sua testimonianza invita a cercare una verità che nasce dalla compassione e dal sacrificio. Per Weil ciò che conta è l'egemonia delle radici: rinnovare il legame vitale tra l'uomo e la sua storia, la sua terra e la sua responsabilità verso gli altri, senza le quali non può esistere vera libertà". L'esempio della santa polacca morta nel campo di concentramento di Auschwitz "è un canto d'amore alla verità, vissuto con la dolce fermezza di chi trasforma il dolore in dono. Nella sua vita, la ragione si unisce al cuore, e l'egemonia dell'amore diventa la via luminosa che conduce all’eterno". Il comandante Diavolo, che "combatté in Africa Orientale durante la Seconda guerra mondiale, dove guidò reparti di cavalleria contro gli inglesi, e visse anni travestito da arabo per sfuggire alla cattura" e "dopo la guerra intraprese una brillante carriera diplomatica, proseguendo il suo legame con l'Africa, dove aveva già vissuto esperienze straordinarie da ufficiale" vince l'egemonia dell'avventura perché "si distinse per la sua profonda conoscenza del mondo arabo e africano e per la sua capacità di instaurare relazioni cordiali con le popolazioni locali".
L'eroe della guerra in Iraq Calipari è uno degli "uomini che tengono fede al giuramento che hanno compiuto. Giurò di servire la Patria e lo fece fino all'ultimo respiro, mettendo il suo corpo di fronte a un altro corpo, perché l'egemonia del dovere appartiene agli uomini coraggiosi che portano fino in fondo la propria missione". Basso, da "simbolo di forza, intelligenza e speranza, trasforma la sua condizione in un messaggio di vita e coraggio" tanto che la "sua testimonianza mostra come l'egemonia dell'amore per la vita possa illuminare anche le sfide più dificili".
Poi i due fiori all'occhiello. "Charlie Kirk - scrivono da Fratelli d'Italia - credeva nell'egemonia delle idee. Con la forza tranquilla che accompagna chi è pronto al confronto, ha sostenuto la sua visione del mondo, accettando la sfida del dialogo e il duello della dialettica. Le sue idee hanno infiammato le università degli Stati Uniti e aperto nuovi punti di vista tra i più giovani. Per tutto questo, ha pagato con la vita". E soprattutto PPP. "L'egemonia della tradizione è un faro che illumina l'identità profonda. Essa è memoria viva, radice poetica e morale da cui ripartire per comprendere il presente. Pasolini insegna come superare i dogmi e i totem preconfezionati di una società, e come arginare il conformismo per riscoprire la bellezza della provocazione".