"La Gioconda è un falso d'autore", sostiene Silvano Vinceti

Il capolavoro custodito al Louvre sarebbe opera del Salai, non del genio di Vinci

(Silvano Vinceti)
(Silvano Vinceti)
10 luglio 2025 | 11.52
LETTURA: 4 minuti

Il sorriso più celebre della storia dell'arte potrebbe appartenere a un falso d'autore. La 'bomba' arriva dalle pagine del nuovo libro dello storico e ricercatore Silvano Vinceti, intitolato "La Gioconda svelata" (Susil Edizioni), in uscita in questi giorni. Un'ipotesi che rischia di far tremare le fondamenta del Louvre proprio mentre il museo parigino annuncia un ambizioso progetto di espansione, con investimenti da capogiro - tra i 400 milioni e 1 miliardo di euro - dedicati proprio al capolavoro leonardesco.

Vinceti, noto per le sue ricerche non convenzionali sul genio di Vinci, sostiene, come anticipato dall'Adnkronos, con un dettagliato apparato documentale che la Gioconda esposta al Louvre non sia stata dipinta da Leonardo, ma dal suo allievo prediletto e controverso: Gian Giacomo Caprotti, detto il Salai. "Le prove sono numerose e tutte convergenti - afferma Vinceti all'Adnkronos -: dal ritrovamento di documenti storici a nuove indagini".

Caprotti, figura enigmatica e discussa, fu vicino a Leonardo per oltre vent'anni. Conosciuto per la sua bellezza androgina e il carattere irrequieto - Leonardo stesso lo definiva "ladro, bugiardo, ghiotto e ostinato" - il Salai avrebbe posato per la Gioconda e sarebbe stato in grado di riprodurre fedelmente le opere del maestro.

"Siamo a conoscenza di tre riproduzioni della Gioconda, una riportata nel suo testamento, di cui nulla sappiamo sulla sua storia e su dove potrebbe essere; una si trova negli Stati Uniti e l'altra venne venduta per una grossa somma nel 1518 al re di Francia. Il ritrovamento di questa vendita è dovuto allo storico dell'arte Bertrand Jestaz: un documento che si trova negli Archivi Nazionali di Parigi attesta un cospicuo pagamento di 2.604 lire francesi da parte di Francesco I al Salai per tre dipinti, fra cui una Gioconda - spiega Vincetii - Ulteriore conferma ci viene dal sito internet delle collezioni del museo del Louvre, nella sezione dedicata alla Gioconda. In esso viene sottolineata la validità del ritrovamento del Jestaz, ma data l'enorme cifra pagata ad un allievo sconosciuto si asserisce essere opere autentiche di Leonardo senza alcuna prova. Dopo la scoperta del Jestaz l'autenticità delle tre opere vendute venne ritenuta priva di riscontri storici".

Altre prove a sostegno della non autenticità del dipinto del Louvre sono legate al furto del 1911, sostiene Vinceti: "fu in realtà messo a segno dai fratelli Lancellotti e non dal loro amico Vincenzo Peruggia e, soprattutto, la perizia sull'autenticità dell'opera poi ritrovata e redatta da tre esperti di una commissione dell'epoca non ha alcun fondamento oggettivo, lasciando aperta l'alta probabilità che potesse trattarsi di un falso d'autore".

Inoltre, nel terzo strato del dipinto, evidenzia Vinceti, alcuni anni fa Pascal Cotte (fondatore della società Lumiere Technology di Parigi) ha scoperto il disegno di una giovane donna diversa da quella che oggi tutti ammiriamo. Una scoperta che rinvia alla prassi diffusa degli esercizi che compivano gli allievi sulle opere del maestro. "Tutto ciò - afferma Vinceti - consolida e rafforza la personale convinzione che il Salai è il vero autore della Gioconda esposta al Louvre".

Nel libro "La Gioconda svelata" viene, poi, riservato uno spazio importante a un disegno recuperato sotto un dipinto del pittore El Greco: uno sconosciuto studio preparatorio di Leonardo che propone una Gioconda più giovane e con colonne ai lati. La sua autenticità venne certificata negli anni sessanta del secolo scorso dal grande studioso leonardesco Carlo Pedretti.

Tra le scoperte raccontate e descritte ci sono il ritrovamento delle lettere "S" ed "L" negli occhi della Monna Lisa e del numero 72 in una delle arcate del ponte dipinto nella parte destra del paesaggio. Messaggi enigmatici lasciati da Leonardo. L'approfondimento dei diversi significati del 72, in particolare quello cabalistico, dischiuderebbe una nuova e avvincente rilettura della Gioconda e rinvierebbe al dipinto "Angelo incarnato". realizzato dal genio del Rinascimento probabilmente alla fine del Quattrocento, avvalendosi del Salai come modello.

In tempi più recenti Vinceti si è dedicato anche alla ricerca del percorso dell'ultimo viaggio che Leonardo intraprese da Roma fino ad Amboise, attraversando il passo del Moncenisio nei pressi di monte Rocciamelone. Un particolare riproposto nella Gioconda. In ultimo, ma non per importanza, la scoperta che quello dipinto a fianco della Monna Lisa sarebbe il ponte Romito di Laterina, in provincia di Arezzo. Con "La Gioconda svelata", Silvano Vinceti rilancia un dibattito mai davvero sopito: chi ha davvero dipinto la donna più famosa della storia dell’arte? È possibile che il quadro al Louvre sia 'solo' una copia straordinaria, realizzata dal Salai e scambiata per secoli per l'originale? Se così fosse, dov’è finita la vera Gioconda di Leonardo? Una domanda destinata a infiammare storici, critici e appassionati per molto tempo. E che a metà settembre si riproporrà a Roma, in piazza Navona, dove il libro "La Gioconda svelata" diventerà una mostra immersiva.

(di Paolo Martini)

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL

threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram

ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza