Dazi Usa al 30% per la Ue. Pronte le contromisure ma si tratta, Meloni: “Italia farà sua parte”

14 luglio 2025 | 19.12
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Donald Trump ha annunciato dazi al 30% per l'Ue. Nella lettera, indirizzata direttamente al presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e pubblicata su Truth, il presidente americano ha confermato l’intenzione di imporre dazi del 30% su un ampio spettro di beni industriali e agricoli europei a partire dal 1° agosto, motivando la decisione con la necessità di "riequilibrare" una relazione commerciale che definisce "profondamente asimmetrica". Come da copione, nella lettera c’è anche l’avvertimento che il presidente americano ha utilizzato in tutte le sue negoziazioni. "Se per qualsiasi motivo decideste di rispondere aumentando le vostre tariffe, il numero da voi scelto si andrà ad aggiungere al 30% da noi richiesto". Dalla presidente della Commissione Ue è arrivata una risposta ferma ma articolata, non una chiusura ma un invito a trattare ancora. Questo, senza rinunciare a preparare una controrisposta se queste trattative non dovessero andare a buon fine. "Siamo sempre stati molto chiari sul fatto di preferire una soluzione negoziata. Questo rimane valido e utilizzeremo il tempo che abbiamo fino al primo agosto”. Il vertice dei 27 paesi membri della Ue ha poi sostenuto la presidente dell’Esecutivo europeo: "Gli Stati membri hanno confermato il pieno sostegno" alla presidente von der Leyen. Il premier italiano Giorgia Meloni ha espresso la posizione italiana: "Il governo è in stretto contatto con la Commissione europea e con tutti gli attori impegnati nella trattativa sui dazi. Una guerra commerciale interna all'Occidente ci renderebbe tutti più deboli di fronte alle sfide globali che insieme affrontiamo. L'Europa ha la forza economica e finanziaria per far valere le proprie ragioni e ottenere un accordo equo e di buon senso. L'Italia farà la sua parte. Come sempre". I dazi doganali al 30% voluti dall’amministrazione Trump potrebbero innescare una serie di effetti diretti sulle esportazioni italiane, ma anche indiretti, come l’ulteriore apprezzamento dell’euro, un aumento dell’incertezza dei mercati finanziari e un incremento del costo di molte materie prime, in grado di provocare un danno economico al nostro sistema produttivo fino a 35 miliardi di euro all’anno, secondo una stima dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre.

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