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Draghi richiama l’Europa: deve agire come uno Stato solo

06 marzo 2025 | 17.04
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Mario Draghi ha parlato al Parlamento europeo. Partito dal suo rapporto sulla competitività, dall’economia, ha richiamato l’Europa a ritrovare l’unità che ha perso. “Siamo soli e dobbiamo agire come un solo Stato” la sintesi di un messaggio inequivocabile. Le parole dell’ex presidente della Bce arrivano in un passaggio particolarmente complicato per l’Europa, alle prese con il nuovo corso firmato Donald Trump negli Stati Uniti che cambia le carte sul tavolo: dalla guerra in Ucraina, con la necessità di investire sulla difesa, alla politica commerciale, con i dazi.

A sintetizzare bene l’approccio di Draghi è il passaggio in cui si rivolge direttamente ai singoli Stati membri: "Non si può dire no a tutto, altrimenti bisogna ammettere che non siamo in grado di mantenere i valori fondamentali dell'Ue. Quindi quando mi chiedete cosa è meglio fare ora dico boh, ma fate qualcosa". Sembra una provocazione ma è l’architrave del pensiero draghiano che vuole trasmettere in maniera chiara l’urgenza di intervenire per cambiare il corso delle cose. È cambiato il contesto, in maniera significativa, e non ci si può comportare come se il mondo fosse lo stesso di prima. È così sul piano della difesa comune. "Se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa". Ed è così sul piano economico. "La risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte, con l'economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce”. Una risposta che non può prescindere dall’unità. "Per far fronte alle sfide" dell'Ue, "è sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre più come se fossimo un unico Stato. La complessità della risposta politica che coinvolge la ricerca, l'industria, il commercio e la finanza richiederà un grado di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo".

Per riuscire a rispondere alle esigenze, servono risorse. Tante risorse. “Una questione sollevata da molti di voi è stata il finanziamento. Una premessa: la cifra di 750-800 miliardi di euro di investimenti necessari”, ha detto Draghi ricordando la spesa necessaria per realizzare il suo piano, “è una stima prudente. In realtà, potrebbe essere ancora più alta se consideriamo che non include investimenti per la mitigazione del cambiamento climatico e altri obiettivi importanti”. Draghi indica anche l’unico strumento possibile per finanziare un piano del genere. Per effettuare tutti gli investimenti di cui l'Ue necessita, c'è bisogno di "emettere debito comune", che deve essere "per definizione sovranazionale", dato che "alcuni Paesi hanno uno spazio fiscale limitato", mentre altri "non hanno alcuno spazio" nei loro bilanci pubblici. Ci sono tutti gli elementi per un rilancio dell’Unione europea. Difesa e debito comune e anche regole uniformi. Anche da questo punto di vista Draghi è piuttosto diretto. “Lo sforzo di deregolamentazione che l'Ue deve fare è duplice, sia a livello comunitario, rivedendo alcuni provvedimenti che sono in realtà "dannosi", perché il costo di attuazione supera qualsiasi possibile beneficio, sia a livello nazionale, dove, se si vuole regolare, bisogna farlo almeno "in modo uniforme".

La conclusione del ragionamento coincide con una raccomandazione. "Quello che è scritto nel rapporto è ancora più urgente di prima, questo è quello che si può trarre dalla discussione di oggi. Spero che la prossima volta che mi inviterete discuteremo di cosa è stato effettivamente fatto. Per farlo, non è il tempo di sottolineare le differenze, ma di rimarcare quello che abbiamo in comune, che sono i valori fondanti dell'Ue. Dobbiamo sperare e lavorare per loro". Le ultime parole di Draghi sono quelle che restano: possiamo tornare a difendere i nostri interessi e possiamo tornare a dare speranza alle persone. Se saremo uniti, potremo avere successo.

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