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Carburanti, ipotesi allineamento accise gasolio-benzina. Mef: "Nessun aumento"

Quali sono i rischi inflazionistici secondo le associazioni dei consumatori e le imprese

Distributore di benzina (Fotogramma)
Distributore di benzina (Fotogramma)
03 ottobre 2024 | 17.43
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Si profila l'ipotesi di un allineamento delle accise del petrolio e della benzina. A darne notizia è il ministero dell'Economia e delle Finanze, escludendo oggi che ci possa essere alcun aumento dei prezzi. "Sulla base degli impegni Pnrr, delle Raccomandazioni specifiche della Commissione europea e del Piano per la transizione ecologica, approvato nel 2022, il Governo è tenuto ad adottare misure volte a ridurre i sussidi ambientali dannosi" spiegano da Viale XX Settembre.

"In coerenza con l'impostazione di questo governo, l'intervento non si tradurrà nella scelta semplicistica dell'innalzamento delle accise sul gasolio al livello di quelle della benzina, bensì in una rimodulazione delle due" si legge nella nota. "Il Piano strutturale di bilancio di medio termine ha previsto che questo allineamento sarà definito nell'ambito delle misure attuative della delega fiscale".

La preoccupazione di consumatori e imprese

''L’ipotesi di aumentare le accise sul gasolio, emerse tra le righe del piano strutturale di bilancio, predisposto in vista della prossima Manovra, appare assurda, addirittura paradossale'' afferma Federconsumatori in una nota. ''Specialmente se si considera che il governo che la propone è lo stesso che, finché era all’opposizione e in campagna elettorale ha reso l’abolizione delle accise sui carburanti uno dei suoi cavalli di battaglia'', aggiunge l'associazione.

L’allineamento delle accise diesel/benzina (portando cioè l’attuale accisa sul gasolio da 0,617 a 0,728 euro) avrebbe sugli automobilisti e su tutti i cittadini un effetto disastroso. Secondo le stime dell’osservatorio nazionale Federconsumatori, in termini diretti, ogni automobilista subirebbe un aumento per il rifornimento di gasolio, di circa 112 euro annui. Ma le ripercussioni più gravi si avrebbero per gli effetti indiretti di tale operazione, dal momento che in Italia circa l’84% delle merci è trasportato su gomma: l’aumento del costo del diesel produrrebbe un ulteriore aggravio dei beni di largo consumo pari a 121 euro annui a famiglia (per tutte le famiglie, anche quelle che non posseggono un’auto).

L’aggravio totale, per una famiglia che ha un’auto diesel, ammonta a circa 233 euro annui. ''Si tratta di un disegno inaccettabile da ogni punto di vista'', secondo Federconsumatori. ''Forse il Governo ci ha frainteso quando chiedevamo di intervenire sulle accise: rivendicavamo l’urgenza di un taglio delle accise sui carburanti, immediato e congruo, oppure la definizione di un’accisa mobile realmente efficace; nonché lo scorporo delle accise dall’applicazione dell’iva sui carburanti, eliminando così l’iniqua imposizione di una tassa su un’altra tassa''.

''Un aumento delle accise sul gasolio, mirato a equipararle a quelle già gravanti sulla benzina, diventerebbe una vera e propria stangata per famiglie e imprese. L'imposizione fiscale sui carburanti nel nostro Paese è già tra le più alte d'Europa, e andrebbe ridotta, non aumentata'' afferma Faib Confesercenti in una nota. Un ulteriore incremento delle accise sul gasolio ''genererebbe un trascinamento anche sui costi di trasporto delle merci, con un effetto a cascata sui prezzi finali dei prodotti. In caso di rialzi della materia prima, ci potremmo trovare di fronte ad aumenti drammatici, come purtroppo ciclicamente accade'', sottolinea l'associazione.

Faib propone di introdurre ''un'accisa mobile, ovvero un meccanismo che consenta di impiegare il maggior gettito iva legato agli aumenti dei prezzi dei carburanti, per ridurre in modo dinamico le accise. Una misura di equità che andrebbe a vantaggio di imprese e consumatori, perché permetterebbe di trattenere l’inflazione generata dal caro-carburanti e di spalmare i benefici della riduzione dei prezzi alla pompa su più fronti''.

'L'aumento delle accise sui carburanti, e in particolare sul gasolio, non solo rappresenta un aggravio immediato per famiglie e imprese, ma rischia di innescare una pericolosa e perversa spirale inflazionistica che andrebbe a colpire l’intera economia'' dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, in una nota. ''Oltre a contraddire la linea politica del governo, la misura non sembra tenere conto delle difficoltà economiche che stanno già affrontando i cittadini italiani. Pertanto, un ripensamento su questa strategia appare non solo opportuno, ma necessario per evitare conseguenze economiche ancora più gravi'', aggiunge.

Una misura di questo tipo, secondo il presidente, ''risulterebbe fortemente penalizzante per l'economia italiana. Sia le famiglie sia le imprese ne risentirebbero in maniera profonda, con ripercussioni a catena che finirebbero per erodere il potere d'acquisto dei cittadini e aumentare i costi di gestione per le aziende, innescando una spirale perversa di aumenti dei prezzi al consumatore finale''.

''Uno degli aspetti più controversi di questa proposta di aumento delle accise - secondo Ferrara - è la sua evidente contraddizione con la linea politica del governo guidato da Giorgia Meloni. Durante la campagna elettorale e nei primi mesi di governo, l’esecutivo si è più volte dichiarato contrario a nuove tasse sui carburanti, ritenendo che tali misure avrebbero solo peggiorato la situazione economica per famiglie e imprese''.

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