Dazi. Patuelli (Abi): "Guerra commerciale avrebbe implicazioni anche per Nato"

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30 luglio 2025 | 11.04
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Sull’accordo appena raggiunto fra gli Stati Uniti e l’Unione Europea sui dazi "non è facile esprime un giudizio completo, senza preconcetti". Lo afferma il presidente di Abi (Associazione Bancaria Italiana), Antonio Patuelli, sulle pagine del Sole 24 Ore. "Innanzitutto - sottolinea - è un fatto che la trattativa è stata condotta dagli Usa e dalla Commissione Ue, non dai singoli Stati dell’Europa, anche se le prime valutazioni appaiono assai differenti fra gli stessi Stati della Ue". Una guerra commerciale "produrrebbe o avrebbe prodotto conflitti molto gravi, economici e non solo, con molte implicazioni e connessioni, anche indirette, pure sull’Alleanza Atlantica". Per le banche, dice il numero uno dell'Abi, "il giudizio sarà veramente molto articolato e complesso, perché dipenderà prevalentemente dalle valutazioni e dalle prospettive dei singoli settori delle imprese produttrici ed esportatrici: più esse potranno subire problemi e danni dai nuovi dazi, più le banche ne subiranno le conseguenze in modo rilevante". I settori economici che temono di cadere vittima delle nuove sanzioni stanno "anticipando che occorreranno delle compensazioni, degli aiuti per i settori merceologici che più soffriranno a causa dei nuovi più elevati dazi". Misure che non sarà semplice realizzare "innanzitutto per i costi che graverebbero sui singoli bilanci degli Stati della Ue o, complessivamente, sull’Unione Europea, e perché tali decisioni dovrebbero preventivamente anche “fare i conti” con le regole di tutela della concorrenza nel mercato interno della Ue".

Secondo Patuelli appare "indispensabile" che, una volta ufficializzato l’accordo Usa-Ue, "l’Unione Europea verifichi l’adeguatezza attuale e prospettica di diverse proprie importanti norme, a cominciare da quelle che regolano gli equilibri di bilancio degli Stati membri, fino al bilancio stesso dell’Unione Europea che non è una variabile indipendente rispetto ai nuovi dazi e alle nuove esigenze dell’economia produttiva ed esportatrice". Ai dazi sono poi da sommare gli effetti negativi sulle esportazioni europee conseguenti al recente indebolimento del dollaro Usa verso l’Euro: "Si tratta, in totale, di circa un 30% di penalizzazioni alle esportazioni europee verso gli Usa, una cifra che potrà anche crescere ulteriormente se il Dollaro Usa continuerà a svalutarsi, così riducendo gli oneri finanziari sull’enorme debito pubblico Usa. Insomma, in ogni caso, anche quando sarà reso noto il testo ufficiale dell’accordo Usa-Ue sui nuovi dazi, non sarà ancora conclusa tale complessa vicenda, anche perché le decisioni nella Ue vengono assunte in maniera democratica ed estremamente articolata, con il consenso del Parlamento Europeo, della Commissione Europea, del Consiglio dei ministri competenti per materia e spesso anche del Consiglio Europeo, dove siedono i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri".

Non sarà facile "raggiungere il consenso di queste ampie e complesse Istituzioni della Ue nel consenso verso l’accordo sui dazi, anche perché gli organismi della Ue si muovono in contesti assai connessi a molteplici fattori e problemi non solo economici, ma anche politici ed elettorali". L'Europa e l’Italia, sostiene Patuelli, "debbono urgentemente trovare nuova competitività per le proprie produzioni, nuovi metodi ed obiettivi di sviluppo strategico, rivedendo anche la pressione fiscale sulle imprese e rafforzandole patrimonialmente con una più semplice ed efficace 'Ires premiale' e innanzitutto con nuovi sbocchi per le esportazioni".

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