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Mediobanca: Caltagirone sale al 10%, tutto pronto per la battaglia del 16 giugno

gli esperti invitano a guardare il mercato, quel 50% tra retail e investitori istituzionali

Mediobanca: Caltagirone sale al 10%, tutto pronto per la battaglia del 16 giugno
05 giugno 2025 | 17.47
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Una partita a scacchi, almeno una o due mosse al giorno: tutto in vista del prossimo 16 giugno, assemblea di Mediobanca, quella che dovrà deliberare sull'Ops su Banca Generali. Oggi il gruppo di Francesco Gaetano Caltagirone è salito a ridosso del 10% del capitale di Piazzetta Cuccia: si tratta del secondo azionista, primo è la Delfin degli eredi Del Vecchio che pesa quasi il 20% (19,81%). Gli occhi sono tutti puntati lì: cosa farà? Per adesso tutte le opzioni sono sul tavolo. Mentre gli esperti invitano a guardare il mercato, quel 50% tra retail e investitori istituzionali.

New York City Comptroller (115.000 azioni) e Calvert (40.000 titoli), due tra gli investitori istituzionali presenti nell’azionariato di Mediobanca, voteranno a favore dell’ops su Banca Generali. Lo si evince dai siti web delle due società, che sono le prime a esprimersi sull'operazione a seguito del giudizio dei proxy advisor: Iss e Glass Lewis, insieme a Pirc, agenzia europea specializzata sui fondi pensione, hanno tutte raccomandato di approvare l'operazione nell'assemblea degli azionisti. L'amministratore delegato di Mediobanca del resto nei giorni scorsi ha evidenziato: "L'elevato interesse per l'operazione che stiamo registrando in queste settimane e il positivo andamento dei titoli in borsa supportano la nostra convinzione che Banca Generali sia il partner ideale per dare vita ad un progetto straordinario, tutto italiano, che aprirà un nuovo capitolo di crescita per il Gruppo". Ma la partita ha anche altri giocatori: le casse di previdenza, che pesano intorno al 5% e di solito in sintonia con Caltagirone, e i Benetton di cui ancora non si conoscono le intenzioni.

I partecipanti all’Accordo di consultazione – il patto che raggruppa l’11,87% del capitale di Mediobanca – hanno invece espresso un “generale apprezzamento” per l’operazione promossa dall’istituto di Piazzetta Cuccia, riconoscendo il “forte razionale industriale e finanziario” alla base della proposta. Si tratta di un appoggio importante per il management guidato da Alberto Nagel, che vede nella combinazione con Banca Generali un salto di scala nei settori del wealth management e dell’asset management.

Sul fronte opposto si registra l'iniziativa proprio da parte del gruppo Caltagirone. Due giorni fa la società Vm 2006 ha chiesto formalmente il rinvio dell’assemblea del 16 giugno, ritenendo “non disponibili” informazioni fondamentali sull’Ops, in particolare gli accordi di partnership nei settori chiave della banca-assicurazione, dell’asset management e dell’insure-banking. Secondo la nota diffusa dalla holding di Caltagirone, la mancanza di dettagli economici e contrattuali compromette la trasparenza dell’operazione e rende inefficace la delibera prevista ai sensi dell’articolo 104 del Tuf. Secca la replica di Mediobanca, che ha bollato la richiesta come l’ennesima manifestazione del “conflitto d’interessi” di Caltagirone, sottolineando invece la trasparenza dell’iter e la legittimità della convocazione dell’assemblea come atto doveroso verso mercato e autorità.

Un punto chiave resta l’assenza, sostiene il Gruppo Caltagirone, di un accordo formalizzato tra Mediobanca, Banca Generali e Generali. "L'assenza di tale contratto - sostiene Vm 2006 - può provocare sconcerto tra i promotori anche per l'effetto della perdita del marchio Generali - prosegue la nota di Vm 2006 Srl - promotori che allo stato non sanno se la società sarà controllata da Generali, Mediobanca o Mps che hanno tre differenti strategie". (di Andrea Persili)

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