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Los Angeles in fiamme sul web: Trump e proteste, il malcontento corre veloce

Il monitoraggio di ArcadiaCom delle conversazioni online tra il 5 e l’11 giugno fotografa un clima digitale esplosivo

Manifestante a Los Angeles - IPA
Manifestante a Los Angeles - IPA
11 giugno 2025 | 16.34
LETTURA: 2 minuti

Nella settimana dal 5 all’11 giugno 2025, la rete americana ha registrato un’ondata di indignazione senza precedenti. A incendiare le conversazioni online sono state le proteste scoppiate a Los Angeles, che hanno trovato un’eco potente sui social media. Secondo il monitoraggio condotto da ArcadiaCom, società guidata da Domenico Giordano, le parole chiave più discusse – Trump, ICE, California, National Guard e Protests – sono tutte associate a un sentiment fortemente negativo, con picchi che sfiorano il 98%.

Un termometro del malcontento

Il sentimento negativo complessivo rilevato per le cinque parole chiave tocca il 90%, evidenziando un clima digitale teso e polarizzato. In dettaglio:

Trump: solo il 10,9% delle menzioni ha avuto un tono positivo, contro un 89,1% negativo.

ICE (Immigration and Customs Enforcement): sentiment negativo al 93,6%.

California: 90,2% di negatività.

National Guard: percepita negativamente nel 95,2% dei casi.

Protests: addirittura il 98,1% dei commenti è risultato negativo.

Dati che raccontano di una crisi non solo nelle strade ma anche nell’immaginario collettivo espresso online.

I protagonisti digitali

Le parole più coinvolgenti, quelle capaci di accendere maggiormente il dibattito, sono state Trump (143,6 milioni di interazioni) e ICE (86,9 milioni). Seguono California (50 milioni), National Guard (37,8 milioni) e Protests (31,2 milioni).

Questo forte engagement suggerisce che, al di là delle azioni sul campo, la vera arena del confronto si stia svolgendo online, tra post, meme, reel e hashtag che fanno il giro del Paese in pochi minuti.

Hashtag e simboli della protesta

Due hashtag in particolare hanno dominato la scena:

#StopICE: simbolo di opposizione all’agenzia federale per l’immigrazione, ormai da anni al centro di polemiche.

#3E: acronimo che sta per End impunity, End autogenocide, End oligarchy. Che si possono tradurre come (mettete) fine all'impunità, all'autogenocidio, all'oligarchia. Lanciato a marzo da un account legato alla galassia Anonymous, il tag ha riacquistato potenza virale in questi giorni.

A colorare ulteriormente la mobilitazione digitale è stata l’emoji cloud delle 25 icone più usate: lampeggianti 🚨, fuoco 🔥 e bandiere americane 🇺🇸 sono i simboli prevalenti di una protesta che mescola patriottismo, rabbia e chiamata all’azione.

Una crisi che si riflette nello specchio del web

I dati tracciati da ArcadiaCom restituiscono il ritratto di un’America scossa, non solo dalle proteste fisiche nelle strade di Los Angeles, ma anche da un’ondata emotiva che ha trovato terreno fertile nei social. La percezione pubblica di figure istituzionali e agenzie governative è ai minimi storici, e la rete sembra aver assunto il ruolo di megafono principale del dissenso.

In un’epoca in cui l’umore collettivo si misura anche a colpi di hashtag, emoji e thread virali, il digitale si conferma barometro politico e sociale: basta saperlo leggere.

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