
A che punto siamo con le riforme? Il Governo sta portando avanti le proprie riforme lavorando con il Parlamento al fine di trovare le migliori soluzioni per poter approvare il premierato, modificare l’autonomia differenziata in base ai dettami avanzati dalla Corte costituzionale e concludere la riforma della giustizia, che ormai quasi approvata in Parlamento dovrà confrontarsi con il referendum, che potrebbe svolgersi già nella primavera del 2026. A questi dossier, si aggiunge un disegno di legge costituzionale approvato dal Consiglio dei ministri che riguarda l’organizzazione e l’autonomia di Roma Capitale. Contestualmente alle riforme costituzionali, è probabile che la maggioranza arrivi a formulare una nuova legge elettorale coerente con lo schema istituzionale che ha in mente il centrodestra: l’ipotesi più probabile è quella di un proporzionale, se possibile con preferenze, con uno sbarramento per evitare la proliferazione dei partiti più piccoli e un forte premio di maggioranza alla coalizione prima classificata, oltre all’indicazione del candidato premier. Secondo diversi osservatori, un proporzionale così corretto anticiperebbe nei fatti il premierato, consolidando il ruolo della premier Giorgia Meloni e consentendole tempi più lunghi per la riforma istituzionale alla quale tiene. Quanto alla riforma della giustizia, che separa le carriere di pubblici ministeri e giudici, l'approvazione in Senato ha completato i primi passaggi in Parlamento. Servono ancora una seconda lettura e un eventuale referendum per portare a termine un progetto politico che risale al centrodestra guidato da Silvio Berlusconi. Con la riforma verrebbe diviso anche il Csm, uno "della magistratura giudicante" e uno "della magistratura requirente", entrambi presieduti come ora dal Presidente della Repubblica. La composizione rimarrebbe la stessa (due terzi dei membri magistrati e un terzo laici) ma non sarebbe più elettiva, bensì determinata a sorteggio su elenchi stilati dal Parlamento. Ai nuovi Csm verrebbe tolta la prerogativa disciplinare per affidarla a un nuovo organo di 15 membri: tre nominati dal Presidente della Repubblica; tre estratti a sorte dall'elenco del Parlamento; sei estratti a sorte tra i magistrati giudicanti e tre tra quelli requirenti, in entrambi i casi con 20 anni di attività e con esperienze in Corte di cassazione. Quanto, infine, all’autonomia differenziata, due mesi fa il Governo ha annunciato un provvedimento per rispondere alle obiezioni della Corte costituzionale. Le tappe precedenti: a giugno 2024, il Parlamento ha approvato in via definitiva un disegno di legge che stabilisce le regole e il percorso con cui le regioni possono ottenere maggiore autonomia. Pochi mesi dopo, a novembre, la Corte costituzionale ha stabilito che alcuni punti di questa legge violano la Costituzione. Per rispondere alle obiezioni dei giudizi, il 19 maggio scorso il governo ha annunciato di aver approvato un disegno di legge delega per determinare i livelli essenziali delle prestazioni (LEP). I LEP sono i servizi che lo Stato deve considerare indispensabili per tutti i cittadini e rappresentano un passaggio necessario per attuare la riforma dell’autonomia differenziata.