Il punto di vista di Marco Follini per Adnkronos
"Ci deve pur essere qualche ragione se il centrosinistra fatica così tanto a guadagnare consensi sul versante moderato. E se i moderati a loro volta faticano così tanto ad affermare le loro ragioni nel campo dell’opposizione. L’argomento - lo so bene - rischia di essere perfino stucchevole per quante volte viene evocato e poi magari disatteso. E però quell’argomento tocca un punto cruciale: cioè la possibilità di praticare una vera, equilibrata democrazia dell’alternanza.
Laddove il centrodestra riesce a litigare senza darlo troppo a vedere. E il centrosinistra invece non riesce a trarre alcun vantaggio dai litigi che si consumano dalle sue parti. Forse perché quei litigi si perdono nel vuoto e finiscono per non approdare da nessuna parte, consumandosi in se stessi. Si determina così una asimmetria che finisce per rendere improbabile il ricambio delle formule politiche e delle classi dirigenti.
Il fatto è che Elly Schlein sembra essere caduta nella trappola che le ha teso Giorgia Meloni. Laddove lo scambio di gentilezze e di carinerie - si fa per dire - tra le due primedonne della nostra politica arreca un discreto vantaggio alla seconda e una pericolosa illusione alla prima. Infatti, da che mondo e mondo e da che la politica italiana è quella che è, il muro contro muro avvantaggia quasi sempre la destra e confina la sinistra in una ridotta il più delle volte minoritaria.
Così quando la segretaria del Pd parla sopra le righe (il che accade un po’ troppo spesso, a dire il vero) si scalda il cuore dei militanti ma si allontana il consenso degli elettori appostati sul confine. Cosa che poi consente alla premier, pattinando sul vittimismo, di picchiare duro a sua volta facendo mostra però di essere stata aggredita. E’ chiaro che questo reciproco gioco di ruoli, che va avanti da un bel po’, non smetterà per incanto. E che anzi le prossime scadenze -il referendum sulla giustizia, la contesa sulla legge elettorale, l’avvicinarsi della fine della legislatura- sembrano fatte apposte per imprimere a questa giostra un’accelerazione ancora più marcata.
Toccherebbe allora all’ala destra della sinistra, se così la vogliamo chiamare, fare un passo più coraggioso per correggere questa deriva. Passo che ogni tanto viene evocato, e magari anche tentato. Ma non senza una dose eccessiva di circospezione. Nei giorni scorsi s’è affacciato alla ribalta il progetto civico dell’assessore romano Onorato, accompagnato dall’alto patrocinio di Goffredo Bettini. Mentre l’ala riformista del Pd non manca di lanciare segnali della sua inquietudine per la piega che ha preso il partito. Senza contare l’attivismo magnetico della nuova sindaca di Genova, Silvia Salis. E soprattutto ora lo squillo di tromba da Milano dell’'ala riformista'.
Sono solo alcune delle avvisaglie che la cronaca politica registra, sia pure con un briciolo di scetticismo. La mia personale sensazione però è che tutti questi movimenti scontino però il loro stesso garbo politico. E cioè il fatto che la causa 'moderata' al dunque venga sostenuta con una tale 'moderazione' da non lasciare tracce troppo profonde di sé.
Capisco l’obiezione: a due anni dal voto non si può dar troppo fuoco alle polveri. Ma d’altra parte se non si mette in campo un’iniziativa forte, incisiva e anche un po' polemica, sarà molto difficile sovvertire una tendenza che a questo punto si è assai consolidata. Suona come l’alternativa del diavolo, lo comprendo. Infatti se si esagera, si finisce in fuori gioco. E se si rispettano i limiti, si finisce per non giocare -o quasi. Però la prima cosa, l’esagerazione, avviene assai di rado. Mentre la seconda, la garbata acquiescenza, si ripete fin troppo spesso. Così, però, le cose stanno scivolando su un piano inclinato.
In questi ultimi mesi il Pd versione Schlein ha preso la sua conformazione. Archiviata la vocazione maggioritaria, si è rinserrato nel campo largo. Che però sembra essere a questo punto un po’ asimmetrico. Molto largo su un versante e molto stretto sull’altro. Chi vorrebbe cambiare le cose nel Pd non ha più molto tempo per farlo. E non può farlo troppo blandamente. Se la Schlein rivendica di essere 'testardamente unitaria' chi vuole darle una mano correggendone la linea dovrà almeno essere 'testardamente polemico e incisivo'. Rispettando tutti i canoni della buona creanza, ovviamente". (di Marco Follini)