
La premier alla Camera affronta uno dei nodi più delicati di questa congiuntura politica
"Nessun aereo americano è partito da basi italiane" e la nostra Nazione "non ha in alcun modo preso parte alla operazione militare" degli Stati Uniti contro l'Iran. Ma, ha aggiunto Giorgia Meloni, anche se questa ipotesi viene esclusa, un eventuale impiego delle basi militari statunitensi presenti in Italia sarà comunque sottoposto al voto del Parlamento, "a differenza di quello che è accaduto quando al governo non c'eravamo noi". Nel suo intervento alla Camera, chiamata a esprimersi sulle comunicazioni in vista del vertice Nato di oggi all'Aia e del Consiglio europeo del 26-27 giugno, la premier ha affrontato uno dei nodi più delicati di questa congiuntura politica: la crisi iraniana, oggi il fronte più critico dello scenario internazionale. Un tema che occupa un ruolo centrale nel suo discorso, destinato a essere replicato oggi al Senato, prima della partenza per il summit nei Paesi Bassi, al quale è atteso anche il presidente americano Donald Trump.
Meloni ha rimarcato il valore del confronto istituzionale, sottolineando l'importanza del dialogo tra governo e Parlamento, ma anche con le opposizioni, "per il bene e la sicurezza degli interessi della nostra Nazione" in una fase tanto delicata. Ieri, all'indomani degli attacchi americani ai siti nucleari iraniani, Meloni ha convocato una riunione con i vicepremier, i ministri competenti e i vertici dell'intelligence. Un passaggio che la premier ha ricordato nel suo intervento in Aula, dicendosi preoccupata per le conseguenze che la crisi potrebbe generare sull'intera regione mediorientale, in particolare sullo stretto di Hormuz, snodo cruciale per il commercio globale e punto sensibile per la stabilità dei mercati dell'energia e del petrolio. Ma al contempo assicurando che l'Italia ha gli "approvvigionamenti energetici necessari".
La posizione dell'Italia, ha ribadito Meloni, "rimane una posizione chiara": l'Iran non deve arrivare a dotarsi dell'arma nucleare, ma "solo un'azione diplomatica coordinata" può garantire una prospettiva di pace nella regione. Di qui l'invito rivolto a Teheran ad astenersi da ritorsioni nei confronti degli Stati Uniti e a riaprire il dialogo con Washington per definire un programma nucleare a fini civili. Poche ore dopo, l'Iran ha reagito ai raid statunitensi con il lancio di missili contro basi americane in Qatar. Meloni ha espresso vicinanza al Paese del Golfo, riferendo di essere "in costante contatto" con l'emiro al-Thani e con gli altri attori regionali da quando la crisi ha assunto proporzioni più gravi.
Il dossier iraniano si intreccia anche con il confronto interno tra governo e opposizioni. La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha chiesto che la premier sia esplicita: "Meloni dica chiaramente che l'Italia non si farà trascinare in nessuna guerra", pur riconoscendo il valore dell'apertura al dialogo. Anche il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha chiesto una presa di posizione netta: "Dovrebbe garantire che le nostre basi sul nostro territorio non saranno di supporto, neppure logistico, per favorire queste escalation".
Conte, tra l'altro, sarà oggi all'Aia per promuovere un'iniziativa europea contro la corsa al riarmo, proprio mentre i 32 Paesi dell'Alleanza atlantica si riuniranno per varare l'aumento delle spese militari, con il sì anche dell'Italia. Una scelta che Meloni difende con pragmatismo, citando Margaret Thatcher: "Non dimentichiamoci mai che il nostro stile di vita, i nostri lavori, e tutto quello che noi speriamo di raggiungere, non sarà assicurato da quanto siano giuste le nostre cause, sarà assicurato da quanto è forte la nostra difesa". (dall'inviato Antonio Atte)