L'artista ospite del vodcast di Adnkronos: "Non potrei più riscrivere 'Un sabato italiano' ma la sua poesia è immortale. Oggi si compone solo per avere visibilità, dovrebbe essere vietato dalla legge"
"Sanremo? Non è più un'ipotesi per me perché ho la certezza che non mi prenderebbero mai più. Oggi vengono scelti solo personaggi che vanno nei talent o hanno molte migliaia di followers sui social, e io non rientro di sicuro in quel target". La riflessione da musicista è di Sergio Caputo, ospite del nuovo episodio del vodcast dell'Adnkronos, disponibile in versione integrale sul sito www.adnkronos.com e sul canale YouTube dell'Adnkronos. Che sulla musica di oggi non è proprio tenero: "Mi rattrista vedere che oggi chi non sa scrivere musica la usi per ottenere visibilità e poi fare altro, andando a fare soldi da un'altra parte e in un altro modo. Ci sono canzoni che hanno otto autori e mi chiedo come facciano, visto che io ho difficoltà a scriverne una da solo. Questo dovrebbe essere proibito dalla legge, perché nessuno dovrebbe poter fare un mestiere che non è il suo".
"Credo - spiega l'indimenticato autore di capolavori come 'Un Sabato italiano' - che nessuno si farebbe curare da un medico che non lo è, nessuno si farebbe trasportare da uno che non è un autista. La musica invece, che è una delle più grandi forme d'arte, viene considerata meno importante". Il 22 novembre Caputo si esibirà all'Auditorium Parco della Musica nella Sala Sinopoli, quella più grande che ha ospitato mostri sacri, da Sting a Bob Dylan, e la responsabilità è tanta. "Il mio pubblico? E' un misto, coetanei, diciassettenni, figli, sorelle e fratelli minori.... certo, si aspettano di vedere quello della copertina di 'Sabato Italiano', per ovvi motivi di età non è possibile", ironizza.
E ricorda il giorno in cui ha scritto 'Un Sabato Italiano', ignaro che sarebbe divenuto un pezzo (e un album) cult della musica italiana. "Ero uscito come sempre fino a tardi, e tornato in condizioni non ottimali -ricorda Caputo- La mattina dopo l'ho risentito e credevo di sentire solo dei versi inascoltabili, invece il pezzo era lì, perfetto, con il refrain, il sound... è nato pronto". La creazione del suo stile così unico, che unisce jazz, swing e ironia, nasce da un grande interesse di Caputo per la letteratura più varia. "La mia formazione letteraria era orientata verso i poeti americani, ma anche Moravia e Pasolini -dice- Leggevo di tutto, anche 'Piccole Donne', tutto ciò che mi capitava a tiro". L'ironia "mi ha salvato spesso nella vita. Anche l'autoironia, perché chi non riesce ad esserlo con sé stesso non può esserlo con gli altri".
Caputo ha sempre unito la vena narrativa alla musica che scriveva. Ha scritto sue libri e ora sta scrivendo il terzo, di cui rivela all'Adnkronos che "è un libro di racconti, storie a sé stanti di coppie anomale, che sbroccano, a tratti sconfinano nel noir". Un successo assicurato. Autobiografico? "Anche, sicuramente ci sono dentro alcune cose che mi sono capitate", ammette. Caputo non si sottrae all'ammissione che la sua vita privata sia sempre stata "agitata". Ora vive in Francia, anche per la voglia "di stare lontano dai riflettori, dove non ti riconoscono in ascensore e non ti chiedono come mai non sei così sorridente come loro si immaginano. L'ho fatto anche per i miei figli, che non abbiano la figura di un padre ingombrante o che magari sta antipatico alla maestra". Nella sua casa, c'è un grande salone con delle sculture, giusto per non farsi mancare nulla. "Sono sculture grandi, astratte -spiega Caputo- ora ho deciso che o faccio una mostra, o devo eliminarle perchè occupano troppo spazio".
E nel gioco del 'forse non tutti sanno che', c'è che Sergio Caputo ha scritto il testo di 'Susanna', il celebre brano ironico e swing di Adriano Celentano, un pezzo che contribuì moltissimo al successo dell'ex Molleggiato. "Mi chiamò Caterina Caselli una sera, e mi chiese di scrivere il testo di quella che era una cover di un gruppo forse svedese, che diceva tutt'altro. L'originale non calzava a Celentano, quindi mi sono inventato questa storia che andava bene per lui", ricorda.
Domani, in un 'sabato qualunque, un sabato italiano' di novembre, Caputo farà rivivere il jazz e il swing che hanno fatto ballare e sognare gli italiani dagli anni Ottanta in poi. Cosa mantiene viva la poesia di 'Sabato Italiano' oggi? "il fatto che non è legata a dei fatti precisi, il sabato sarà sempre il giorno in cui uno ha il diritto di lasciarsi andare, di staccare, di fare tutto ciò che non può fare nel resto della settimana", dice Caputo. Che se dovesse riscrivere oggi quel brano dove "il peggio sembra essere passato", spiega che proprio non potrebbe: "L'ho scritto che avevo credo 30 anni, con un buon lavoro ed ero un single incallito. Uscivo tutte le sere. Mi dicono 'ma tu non scrivi più come una volta', e ci credo.... sarei morto, non si può fare il pazzo tutta la vita". (di Ilaria Floris)