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Inchiesta Liguria, Toti resta ai domiciliari: Riesame respinge istanza difesa

Il governatore arrestato lo scorso 7 maggio per corruzione

Giovanni Toti - (Fotogramma)
Giovanni Toti - (Fotogramma)
11 luglio 2024 | 11.41
LETTURA: 3 minuti

Il tribunale del Riesame di Genova ha rigettato l'istanza di revoca dei domiciliari per il governatore Giovanni Toti arrestato lo scorso 7 maggio per corruzione in un'inchiesta che ha segnato un terremoto nelle regione ligure. Il difensore Stefano Savi aveva chiesto per Toti la revoca della misura o in subordine la conversione nell'obbligo di dimora ad Ameglia (dove si trova ai domiciliari) o di divieto di dimora a Genova. Richieste a cui la procura aveva dato parere negativo e ora arriva anche il no dei giudici.

Riesame: persistente pericolosità di Toti

In uno dei passaggi dei giudici si legge che è nelle scelte tecniche che potrebbero favorire interessi di parte e non nell'attività strettamente politica che si "inserisce la persistente pericolosità di Toti, al quale - non a caso - viene contestato di avere scambiato utilità economiche con l'adozione di specifici provvedimenti amministrativi e non certo di avere adottato scelte 'politiche' nella sua veste di presidente della Regione".

Il tribunale del Riesame ritiene pertanto corretto avere finora autorizzato Toti "a intrattenere plurimi incontri dalla schietta finalità 'politica', trattandosi di tracciare le linee strategiche di indirizzo della vita gestionale della Regione Liguria e non ravvisandosi alcun periculum cautelare nel doveroso svolgimento di tale attività" - che risponde al mandato popolare ricevuto dal governatore - ma per i giudici "ben altro è occuparsi delle concrete forme, e dei correlati contatti personali, con cui quegli obiettivi sul piano tecnico-amministrativo: un'attività che ben potrebbe protrarre ove la custodia domestica venisse sostituita".

In tal senso - non potendosi applicare restrizioni a singole categorie -, spetterà ai magistrati titolari dell'inchiesta "vagliare di volta in volta le singole istanze di autorizzazione a incontri formulate nell'interesse di Toti e valutarne la portata squisitamente 'politica' e non anche tecnico-amministrativa: un settore operativo, quest'ultimo, nel cui alveo s'è detto che persiste la concreta probabilità che l'indagato reiteri condotte di analogo disvalore confidando nel malinteso senso di 'tutela del bene pubblico' cui ha ammesso di essersi ispirato all'epoca dei fatti nei rapporti che ha intrattenuto con Spinelli e Moncada e che, sulla scorta di un quadro gravemente indiziario nemmeno formalmente contestato, ad oggi risultano correttamente qualificati in termini di corruzione" si legge nel provvedimento dei giudici.

Nessuna pressione per far dimettere Toti

I giudici replicano poi all'avvocato Stefano Savi che ravvisa come mantenere la misura cautelare "significherebbe, di fatto, 'indurlo' alle dimissioni" andando contro a quello che invece è stata la scelta degli elettori liguri, spiegando che "non si intravede nemmeno in filigrana l'indebita - e inconcepibile, perché decisamente extra ordinem - 'pressione' su Toti affinché, come adombrato dalla difesa, 'si decida' a rinunciare all'incarico istituzionale del quale è tuttora insignito".

Nel provvedimento di circa 30 pagine a firma del presidente estensore Massimo Cusatti si ricorda che chi viene eletto non gode di uno "statuto speciale cautelare" e che le accuse mosse al governatore "non concernono un illecito di natura veniale, ma rappresentano un vulnus tra i più gravi che possano essere inferti al buon andamento dell'azione amministrativa, allo stesso rispetto della volontà popolare e ai diritti dei terzi". Ma ricordano anche come proprio la concessione di incontri politici concessi a Toti vadano nella direzione di tener fede al risultato espresso dalle ultime elezioni.

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