Israele, ministro Katz: "Rafforzeremo nostra sovranità sul Monte del Tempio"

Ben-Gvir guida la marcia dei coloni su Al-Aqsa, ira Anp e Hamas. Mezzaluna Rossa: "Raid contro nostra sede a Khan Younis, un morto e feriti. E' un crimine di guerra". Ministero Salute Gaza: "119 palestinesi uccisi oggi, 65 mentre attendevano aiuti"

La moschea di Al-Aqsa - Ipa
La moschea di Al-Aqsa - Ipa
03 agosto 2025 | 09.36
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"Chi odia Israele nel mondo continuerà a prendere decisioni contro di noi e a manifestare, e noi rafforzeremo la nostra presa e sovranità su Gerusalemme, sul Muro Occidentale e sul Monte del Tempio per sempre". Lo ha scritto il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, su X dichiarando di aver appena visitato il Muro Occidentale. "Ho pregato per il ritorno dei rapiti, per la pace degli insediamenti, per la protezione dei soldati dell'Idf e delle eroiche forze di sicurezza e per la sconfitta degli assassini di Hamas", ha proseguito il ministro nel post. "Nel giorno di Tisha B'Av, duemila anni dopo la distruzione del Secondo Tempio, il Muro Occidentale e il Monte del Tempio sono tornati sotto la sovranità dello Stato di Israele", ha concluso Katz.

Ben-Gvir guida marcia coloni su Al-Aqsa, ira Anp e Hamas

Una dichiarazione che arriva in una giornata ad alta tensione dopo che il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir ha intanto guidato stamane una marcia di coloni nel complesso della moschea di Al-Aqsa, nella Gerusalemme occupata, accompagnato dal deputato della Knesset del Likud, Amit Halevi, riferisce l'agenzia Wafa.

Secondo il Dipartimento del Waqf islamico di Gerusalemme, almeno 1.251 coloni hanno invaso i cortili della moschea nelle ore mattutine. I coloni hanno compiuto rituali, tra cui preghiere, danze e cori ad alta voce che si sono diffusi per tutto il complesso.

Poco dopo la mezzanotte, Ben-Gvir aveva già guidato una marcia di coloni attraverso la Città Vecchia. Sullo sfondo le direttive del ministro alla polizia che consentono ai coloni di cantare e danzare all’interno del complesso della moschea, un passo ampiamente interpretato come parte di una strategia più ampia per imporre con la forza nuove realtà.

Un portavoce del presidente palestinese Mahmoud Abbas ha criticato duramente la marcia, affermando che "ha superato tutti i limiti". Nabil Abu Rudeineh ha chiesto un intervento internazionale immediato per fermare quella che ha descritto come una crescente provocazione israeliana e violenza dei coloni. "La comunità internazionale, in particolare l'amministrazione statunitense, è tenuta a intervenire immediatamente per porre fine ai crimini dei coloni e alle provocazioni del governo di estrema destra nella moschea di Al-Aqsa, fermare la guerra nella Striscia di Gaza e portare aiuti umanitari", ha affermato in una dichiarazione.

Hamas ha quindi condannato la visita del ministro della Sicurezza nazionale israeliano al complesso della moschea, definendola una "minaccia" alla pace regionale. In una dichiarazione, il gruppo ha descritto la visita, guidata da Ben-Gvir e dal membro della Knesset Amit Halevi, come "un'escalation di aggressione contro il nostro popolo palestinese" e "una provocazione dei sentimenti dei musulmani di tutto il mondo".

Hamas ha avvertito che tali azioni "minacciano direttamente la pace e la sicurezza regionale e internazionale" e ha esortato la comunità internazionale e le Nazioni Unite a "chiederne conto al governo estremista di Israele". Il gruppo ha inoltre invitato il mondo ad adottare “misure urgenti” per porre fine a quelle che ha descritto come “violazioni sistematiche contro la moschea di Al-Aqsa”, e ha esortato i palestinesi a continuare a resistere alle azioni israeliane a Gerusalemme.

Anche la Giordania ha condannato con la massima fermezza la marcia, definendola una “flagrante violazione del diritto internazionale”. In una dichiarazione su X, un portavoce del ministero degli Esteri ha affermato che la Giordania, in qualità di custode della moschea di Al-Aqsa, uno dei luoghi più sacri dell'Islam, considera le ripetute incursioni di Ben-Gvir e dei coloni israeliani sotto la protezione della polizia come una "palese violazione dello status quo storico e legale" della moschea.

Attacco israeliano a sede Mezzaluna Rossa: un morto

Un membro dello staff della Mezzaluna Rossa palestinese è stato ucciso e altri tre sono rimasti feriti dopo che le forze israeliane hanno attaccato la sede centrale dell'organizzazione a Khan Younis. Lo ha reso noto la stessa Mezzaluna Rossa, aggiungendo che l'attacco ha innescato un incendio al primo piano dell'edificio (VIDEO).

"Questo attacco deliberato a una struttura protetta della Mezzaluna rossa costituisce una grave violazione del diritto internazionale umanitario: è un crimine di guerra", ha poi scritto su X la Mezzaluna Rossa palestinese, condannando l'attacco israeliano.

"Un gesto intollerabile" per Rosario Valastro, presidente della Croce rossa italiana: "Apprendiamo con dolore della morte di un collega della Mezzaluna Rossa Palestinese e del ferimento di altri tre, a causa di un attacco che ha colpito la sede della Prcs a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, e che ha provocato un incendio al primo piano della struttura. Troppo il sangue versato dagli operatori umanitari in questo conflitto, troppo quello versato dai civili".

"Attaccare edifici o veicoli identificati con il nostro emblema, attaccare operatori sanitari, è contrario alle norme del diritto internazionale umanitario e, soprattutto, è un duro colpo ai diritti e alla dignità della popolazione civile che, messa in ginocchio dal conflitto, rischia di non ricevere le cure necessarie, già rese difficili a causa della guerra", ha aggiunto Valastro.

"Gaza è allo stremo. Spesso gli attacchi si verificano durante la distribuzione degli aiuti, si continua a morire di fame e a farne le spese sono soprattutto i bambini - ha concluso il presidente della Cri - La popolazione vive in condizioni disumane".

"119 palestinesi uccisi oggi, 65 mentre attendevano aiuti"

Oggi sono stati 119 i palestinesi uccisi dal fuoco israeliano e 866 i feriti, riferisce il ministero della Salute di Gaza, precisando che almeno 65 palestinesi sono stati uccisi mentre cercavano aiuto e altri 511 sono rimasti feriti.

Il bilancio complessivo degli attacchi israeliani dal 7 ottobre 2023 sale così a 60.839 persone uccise e 149.588 ferite. Dal 18 marzo, quando Israele ha violato l'accordo di cessate il fuoco con Hamas, almeno 9.350 persone sono state uccise e 37.547 ferite.

"6 morti per fame in 24 ore"

Nelle ultime 24 ore altre sei persone sarebbero morte nella Striscia a causa della fame e della malnutrizione, ha reso noto il ministero della Salute di Gaza, secondo cui sale così a 175 il numero dei morti per fame dall'inizio della guerra nella Striscia, tra cui 93 bambini.

Smotrich: "Video ostaggi puntano a fermare guerra, non accadrà"

"La risposta al brutale abuso degli ostaggi deve essere l'annientamento completo di questo puro male e il ritorno incondizionato di tutti gli ostaggi". Così, in una dichiarazione, il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, che ha commentato i recenti video diffusi da Hamas che mostrano ostaggi emaciati, affermando che si tratta di una manipolazione emotiva volta a fermare la guerra, cosa che "non accadrà", prima che Hamas venga distrutta.

L'appello del fratello dell'ostaggio nel video: "Morirà, fermiamo questa follia"

C'è un "pericolo immediato" per la vita dell'ostaggio Evyatar David, l'uomo apparso nel video pubblicato ieri da Hamas. Durante la manifestazione di stamattina, che ha bloccato l'autostrada Ayalon South, vicino a Tel Aviv, Eli David, il fratello dell'ostaggio, ha affermato che quest'ultimo morirà entro pochi giorni se non riceverà cibo e medicine. In un'intervista alla radio dell'esercito, David ha aggiunto di essere certo che non solo suo fratello è in pericolo di vita, ma lo sono anche tutti gli ostaggi rimasti prigionieri.

"Dobbiamo fermare questa follia", ha affermato, definendo la lotta per la liberazione del fratello come "una guerra senza scelta: darei la vita un milione di volte per salvare mio fratello. I nostri genitori stanno crollando, quindi dobbiamo salvarlo anche per loro".

Lapid: "No a guerra se opinione pubblica non la sostiene"

"C'è sempre stata una condizione necessaria per le guerre di Israele: una maggioranza. Lo Stato di Israele non può condurre una guerra se la maggioranza dell'opinione pubblica non la sostiene, non crede nei suoi obiettivi e non si fida della leadership", così intanto su X il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid, aggiungendo che "nessuna di queste condizioni esiste ora. È giunto il momento di porre fine alla guerra e di riportare indietro gli ostaggi".

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