Carlo Pellegrini: "Opere spostate per ragioni sicurezza, ricorreremo a Riesame"
L’amministratore della società 'Antico Caffè Greco srl' Carlo Pellegrini è indagato per aver rimosso "senza l’autorizzazione prescritta, depositandoli in locali nella sua disponibilità a Roma in via della Mercede e in via Otranto" beni mobili, tra cui arredi, dipinti e suppellettili, sottoposti a vincolo e dichiarati di interesse culturale, e ora sequestrati dai carabinieri dopo il provvedimento emesso dal gip Paolo Scotto di Luzio in seguito alla richiesta della procura di Roma.
Si tratta di circa trecento pezzi fra quadri, statue, mobili, reperti oggetti di antiquariato di pregevole valore nonché simbolo della Roma settecentesca, spostati dallo storico locale di via dei Condotti. "In sede di ispezione funzionari del ministero hanno riscontrato che gli arredi, i quadri, le suppellettili, già presenti all’interno dello storico locale erano stati trasferiti senza alcuna comunicazione preventiva né autorizzazione nei due locali di proprietà dell’indagato" si legge nel decreto di sequestro preventivo. Per il gip “sul piano del pericolo cautelare va impedita la definitiva dispersione dei beni o che siano possibili attività ulteriori tali da vanificare gli effetti del vincolo posto sui beni”.
L’intervento immediato dei carabinieri del Tpc e della Soprintendenza Abap di Roma, coordinati dalla procura di Roma nel fascicolo assegnato al pm Claudio Santangelo, ha permesso di effettuare un nuovo censimento dei beni, provvedendo alla loro custodia in depositi sicuri in attesa che gli stessi possano tornare presto nella loro originale collocazione e alla pubblica fruizione.
“Faremo ricorso al Riesame. Abbiamo spostato questi beni per ragioni di sicurezza”, così all'Adnkronos Carlo Pellegrini, gestore dell'Antico Caffé Greco, dopo il sequestro. “Erano emersi problemi all’impianto elettrico – spiega Pellegrini - gli ingegneri ci hanno segnalato criticità riguardo alla prevenzione incendi che avrebbero potuto mettere in pericolo i beni. Questi passaggi richiederebbero l’autorizzazione a meno che non ci sia un motivo di urgenza, che in questo caso c’era, e noi lo abbiamo comunicato”.