A Palazzo Reale dal 14 settembre al 26 gennaio 'Munch - Il grido interiore', 100 opere tra cui la litografia del celebre 'L'Urlo'
Afferra allo stomaco e costringe a scavare nei recessi dell'anima, risvegliando domande sulla vita, sulla sua tragicità e limitatezza, mentre davanti allo sguardo scorrono immagini legate al dolore e alla disperazione ma anche all'amore e al mistero della vita. Dopo 40 anni dall'ultima mostra a Milano, Edvard Munch viene celebrato con una grande retrospettiva allestita a Palazzo Reale, un percorso di 100 opere dal forte impatto emotivo in calendario dal 14 settembre al 26 gennaio 2025. Promossa dal Comune di Milano - Cultura con il patrocinio del ministero della Cultura e della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia in collaborazione con il Museo Munch di Oslo, 'Munch - Il grido interiore' è curata da Patricia G. Berman, una delle più grandi studiose al mondo dell'artista norvegese, e racconta tutto l'universo di Munch, il suo percorso umano e la sua produzione.
"Attraverso la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria" scriveva Munch dei suoi diari degli anni '30. Ed è questo il senso dell'esposizione, nella quale spiccano una delle versioni litografiche de 'L'Urlo' custodite a Oslo, 'Amore e dolore', conosciuto come 'Il vampiro', 'La morte di Marat', 'Notte stellata', 'Le ragazze sul ponte', 'Malinconia', e 'Danza sulla spiaggia'. Non mancano i celebri volti senza sguardo, i paesaggi carichi di inquietudine e l'uso potente del colore, portatore del malessere esistenziale che affligge ognuno di noi. "E' una mostra che attendevano tutti molto - spiega l'assessore alla Cultura di Milano, Tommaso Sacchi - e abbiamo lavorato con dedizione e costanza incessanti. E' un gioiello, un capolavoro che ci permette di entrare nelle fasi della vita e nelle espressioni di questo gigante dell'arte, dalle opere più conosciute fino a produzioni meno note al pubblico internazionale. Questo progetto è la realizzazione di un grande sogno. Il celebre artista norvegese, considerato un precursore dell'espressionismo e uno dei più grandi esponenti simbolisti dell'Ottocento, ha saputo interpretare il tormento e l'inquietudine dell'essere umano trasformandoli in opere d'arte universali".
"Per noi il grido interiore è un grande grido di gioia - ammette Johan Vibe, ambasciatore della Norvegia in Italia -. L'Italia nutre amore per Munch, è un fatto noto ma è bello scoprire l'impatto di questa mostra a Milano. L'arte è un ponte per collaborazioni culturali che si sono sviluppate attorno alla mostra e sono contento della cooperazione". Il colore gioca un ruolo determinante durante il percorso espositivo. "Abbiamo cercato di far capire cos’erano le tinte utilizzate e quali i loro valori simbolici - racconta Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale -. Munch è un caposaldo della nostra modernità. Nel 1986, proprio in queste stanze, visitai la mostra a lui dedicata. Nel catalogo di allora si diceva che non era molto conosciuto in Italia, tranne che da una ristretta cerchia di appassionati e critici specialisti. Ma si può ben dire che molta acqua è passata sotto i ponti. Munch è un artista profeta che ha detto, scritto e dipinto molte varietà universali e assolute sulla vita rispetto alle quali non possiamo essere indifferenti perché ci toccano da vicino".
La vita di Munch è stata segnata da grandi e precoci dolori. La perdita prematura della madre a soli 5 anni e della sorella, la morte del padre e la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen sono stati il materiale emotivo primigenio sul quale l'artista ha cominciato a tessere la sua poetica, la quale si è poi combinata in maniera originalissima, grazie al suo straordinario talento artistico, con la sua passione per le energie sprigionate dalla natura. La sua necessità di comunicare dolori indicibili e umane angosce sono riusciti a trasformare le sue opere in messaggi universali e Munch uno degli artisti più iconici del Novecento.
L'esposizione a Palazzo Reale ruota attorno al 'grido interiore' di Munch, al suo saper costruire lo scenario per condividere le sue esperienze emotive e sensoriali: un processo creativo che sintetizza ciò che l'artista ha osservato, quello che ricorda e quanto ha caricato di emozioni. Non mancano le sue rappresentazioni di allucinazioni, le ombre allungate e il tema della malattia, che ricorre nella serie 'La bambina malata', 'Morte nella stanza della malata' e 'Sul letto di morte'. Ad arricchire la mostra milanese un ricco palinsesto di eventi che coinvolgerà diverse realta culturali della città e che andrà ad approfondire la figura dell'artista e a espandere i temi delle sue opere.
"Questa esposizione rappresenta un'occasione unica per immergersi nel mondo di uno dei più grandi maestri del ventesimo secolo, la cui opera ha profondamente segnato la storia dell'arte moderna - evidenzia Iole Siena, presidente di Arthemisia -. Edvard Munch è conosciuto principalmente per il suo famoso dipinto 'L'Urlo', un'opera che è diventata simbolo universale di angoscia e tormento, talmente popolare da essere utilizzata ogni giorno in tutto il mondo tramite il celebre emoticon presente sui nostri telefoni. L'opera è infinitamente più ampia e profonda, come sarà dimostrato in questa coinvolgente mostra dove sono state volutamente affrontate tutte le tematiche dell'artista attraverso l'esposizione di cento magnifici capolavori".