Leda con il Cigno, Leonardo e Salai, Vinceti indaga il mistero delle attribuzioni

Originale o falso d'autore? Lo studioso sulle tracce dell'enigma

Leda con il Cigno, Leonardo e Salai, Vinceti indaga il mistero delle attribuzioni
18 dicembre 2025 | 14.02
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Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì, nel 1518 vendette al re di Francia quattro dipinti; tra questi figurava una Leda con il Cigno, attribuita a Leonardo da Vinci oppure considerabile un perfetto falso d'autore realizzato dallo stesso Salaì. Nel testamento del Salaì, redatto nel 1525, compare nuovamente una Leda con il Cigno: si tratta forse di un dono di Leonardo o di un'opera eseguita dal suo allievo prediletto? Silvano Vinceti, storico ed esperto di Leonardo, dichiara all'Adnkronos: "Sulla base della documentazione storica inerente il complesso rapporto fra Leonardo e il Salaì, che il maestro descrive come 'ladro, bugiardo, ostinato e ghiotto', è alquanto arduo provare che la Leda con il Cigno venduta al re di Francia nel 1518 sia opera autentica di Leonardo. Così come è difficile stabilire se quella documentata nel testamento del Salaì, poi venduta qualche anno dopo, sia un’opera realizzata dal suo allievo o un lascito dello stesso Leonardo. Forse esistono due Lede con il Cigno riconducibili a Leonardo: la prima, interamente realizzata dal maestro ed esposta a Fontainebleau; la seconda, forse identificabile con quella oggi conservata alla Galleria Borghese di Roma, realizzata a quattro mani da Leonardo e dal Salaì".

Nel corso della storia dell'arte si è assistito, e si continua ad assistere, a una vera e propria guerra di attribuzioni, spesso divergenti e contrastanti. Nel caso di grandi artisti come Leonardo da Vinci, questo esercizio soggettivo ha raggiunto uno dei suoi livelli più estremi. Un caso emblematico è proprio quello dell'enigmatico dipinto della Leda con il Cigno, inizialmente attribuito all'allievo Cesare da Sesto e successivamente riconsiderato sulla base di una ricerca storico-documentaria condotta da Annalisa Di Maria e altri studiosi, i quali hanno proposto che un dipinto conservato a Wilton House sia in realtà la Leda perduta di Leonardo. Tale ipotesi si fonda sull'analisi delle leggi pittoriche e di dettagli stilistici riconducibili al maestro, ma non è condivisa da molti storici dell'arte leonardeschi.

Di Leonardo disponiamo oggi di numerose copie o versioni dell’opera, realizzate da allievi come Francesco Melzi, Cesare da Sesto e altri, nonché di un disegno attribuito a Raffaello. "Ciò che si può affermare con certezza è l'esistenza di una fitta nebbia attributiva che avvolge due Lede con il Cigno, nelle quali, in modi diversi, è protagonista Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì", commenta Vinceti.

Dal punto di vista storico-cronologico, un importante ritrovamento documentario avvenuto nel 1999 da parte dello studioso leonardesco Bertrand Jestaz certifica che il Salaì vendette al re di Francia Francesco I una Leda con il Cigno, insieme a una Sant'Anna, alla Gioconda e al San Giovanni Battista, oggi conservati al Louvre. La validità di questo documento è stata confermata dallo stesso Louvre, che considera tali opere come dipinti di Leonardo da Vinci.

Il complesso rapporto tra Leonardo e il Salaì può costituire lo sfondo per formulare un’ipotesi alternativa sull'autenticità - o sulla natura di perfetto falso d’autore - della Leda con il Cigno venduta dal Salaì al re di Francia nel 1518, poi esposta a Fontainebleau e vista nel 1625 da Cassiano dal Pozzo. Leonardo scrisse del Salaì definendolo "ladro, bugiardo, ostinato e ghiotto". Nel 1518 il Salaì non aveva seguito Leonardo in Francia: si trovava a Milano, bisognoso di denaro per costruire una casa-atelier su una vigna donatagli dal maestro. Aveva urgente necessità di fondi anche per sostenere uno stile di vita dispendioso, al di sopra delle sue possibilità. Dopo circa venticinque anni trascorsi accanto a Leonardo, era ormai in grado di riprodurne fedelmente le opere. Quale occasione migliore, dunque, per vendere a cifre molto elevate quattro dipinti presentati come opere di Leonardo da Vinci? Originali o falsi d'autore? A questo interrogativo non è possibile fornire risposte certe, ma soltanto congetture fragili, osserva Vinceti. Lo stesso alone di mistero avvolge l'altra Leda con il Cigno lasciata in eredità dal Salaì alle due sorelle dopo la sua morte violenta, avvenuta tra il 1523 e il 1524. Il dipinto, menzionato nel testamento trascritto da un notaio milanese e valutato a una cifra elevata, scomparve pochi anni dopo dall’elenco delle opere ereditate, presumibilmente venduto.

Per quanto riguarda le vicende della Leda con il Cigno oggi conservata alla Galleria Borghese, sulla quale si sono confrontati decine di studiosi con attribuzioni differenti, è necessario attenersi a dati oggettivi piuttosto che a letture soggettive. Due sono i fatti principali da considerare, spiega Vinceti. Il primo è la forte somiglianza con il disegno della Leda con il Cigno realizzato da Raffaello dopo l’incontro con Leonardo nel suo studio fiorentino tra il 1504 e il 1505. Così come Raffaello vide uno studio della Gioconda e ne riprodusse fedelmente la struttura disegnativa e pittorica, allo stesso modo fece con la Leda con il Cigno (si veda la foto allegata), mostrando impressionanti analogie con l’opera di Villa Borghese e rimandando chiaramente al modello leonardesco in fase di elaborazione.

Il secondo fatto emerge dalle indagini radiografiche condotte sull’opera della Galleria Borghese. Il dipinto presenta oggi soltanto due putti e un volto sfuggente e affilato, tipico dello stile del Salaì; se confrontato con il San Giovanni Battista della Pinacoteca Ambrosiana, mostra notevoli affinità. Le radiografie rivelano tuttavia elementi sorprendenti: i putti originariamente erano quattro, come nella versione di Leonardo, e in realtà se ne individuano addirittura sei, due dei quali riconducibili a prove compositive successivamente ricoperte.

Questi dati oggettivi possono costituire la base per una serie di ipotesi: l’opera potrebbe essere stata realizzata dal Salaì, oppure eseguita a quattro mani con l’intervento diretto di Leonardo, come avvenne anche per il dipinto noto come Monna Vanna o Monna Nuda. Non va inoltre dimenticato quanto riportato da Giorgio Vasari nella Vita di Leonardo all’interno delle sue Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti, dove si ricorda come Leonardo intervenisse spesso sulle opere dei suoi allievi.

Ancora una volta, Silvano Vinceti afferma: "Sulla base della documentazione storica inerente il complesso rapporto fra Leonardo e il Salaì, è alquanto arduo provare che la Leda con il Cigno venduta al re di Francia nel 1518 sia opera autentica di Leonardo. Così come è difficile stabilire se quella documentata nel testamento del Salaì, poi venduta qualche anno dopo, sia un’opera realizzata dal suo allievo o un lascito dello stesso Leonardo. Forse esistono due Lede con il Cigno riconducibili a Leonardo: la prima, interamente realizzata dal maestro ed esposta a Fontainebleau; la seconda, forse identificabile con quella oggi conservata alla Galleria Borghese di Roma, realizzata a quattro mani da Leonardo e dal Salaì".

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