Il sistema si conferma solido e competitivo ma per il presidente dell'Abi "bisognerà impegnarsi per cercare di ottenere risultati positivi". Il dg dell'associazione Rottigni conferma: "Settore vivace ma i margini stanno calando e i rischi aumentano". E sulla manovra aggiunge: "Impatti delle misure assorbibili ma non siamo contenti"
In un contesto internazionale economico e geopolitico come quello attuale, per il settore bancario che si conferma solido, "guardare avanti non è mai facile, ma dobbiamo usare il metodo della ragione per cercare di preparaci a ciò che abbiamo di fronte. Il 2026 sarà un anno più complesso per il mondo bancario europeo e italiano in particolare. Non tutto ciò che è avvenuto nel 2024 e nel 2025 è scontato che si ripeta nel 2026. Bisogna impegnarsi per cercare di ottenere risultati positivi". Sono le parole del presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, nel fare il punto da Firenze, dove è stato organizzato il seminario annuale che l'associazione dedica alla stampa e durante il quale viene scattata la fotografia del settore.
Anche perché, ha sottolineato, "banche solide e sanissime sono un utile presupposto anche per contribuire a buoni rating della Repubblica italiana. Negli anni passati nei rating bassi attribuiti al nostro Paese veniva scritto che il settore bancario aveva problemi. Il fatto che con fatica le banche si siano risollevate contribuisce a far meritare migliori rating e l'Italia ha diritto a migliori rating di quelli attuali perché c'è una forbice eccessiva rispetto ai rating attribuiti a Paesi in Europa e nel'occidente. Noi - ha ribadito - meritiamo rating migliori". Inoltre, ha proseguito il presidente Patuelli, istituti di credito solidi e sanissimi "sono anche presupposto per tenere limitato lo spread. Noi non viviamo di spread ma se è più basso, minore è il costo del debito della Repubblica italiana e siamo interessati che il debito non cresca e costi meno". Infine, ha detto, "banche solide e molte sane sono utile presupposto per favorire un clima migliore di reputazione internazionale e maggiore fiducia verso l'Italia intera, perché gli investimenti vengono fatti sulla fiducia".
Le parole del direttore generale - Nel suo intervento al seminario, anche il direttore generale dell'Abi, Marco Elio Rottigni, ha posto l'attenzione sul settore: quello italiano è un sistema bancario "forte, solido, vivace e competitivo" con una "posizione di liquidità solida, superiore alle richieste normative" e "un rischio di credito molto basso e una qualità degli attivi elevata" ma, guardando allo scenario globale, questo sistema "è chiamato a gestire una fase di margini in riduzione e rischi in aumento". Infatti, ha illustrato Rottigni, nel primo semestre dell’anno le principali banche italiane hanno registrato una riduzione di circa il 6% del margine di interesse e questa tendenza è attesa anche nel corso del prossimo biennio. A questo, ha aggiunto, si sommano segnali di potenziale deterioramento della qualità del credito: quello delle imprese, ha indicato, "è stimato in aumento al 3% nel 2026".
Le norme in legge di Bilancio - Le banche "non si lamentano" ma "fanno un quadro della situazione in cui operano" quando si tratta di commentare le misure in manovra sul settore che, ha ricordato Rottigni, "valgono 9,6 miliardi di euro nel complesso" di cui "due terzi dal prelievo e un terzo dalle anticipazioni. Siamo un'associazione, non una banca" per cui vediamo "l'impatto sul sistema, saranno le singole banche a valutare quello sui propri conti. Dalle indicazioni emerse sono gestibili e assorbibili, ma se dobbiamo dire che siamo contenti, direi di no", ha però detto il dg di Abi.
Comunque, ha proseguito, "noi manteniamo un profilo di rispetto verso le istituzioni. Sarà l’iter parlamentare che dirà materialmente se questa manovra subirà o no cambiamenti. Abbiamo solo commentato quanto letto e, riguardo altre opzioni, non ne abbiamo consapevolezza. Noi - ha aggiunto - aspettiamo rispettosi".