Edicole addio? In 15 anni da 38mila a 11mila giornalai, -71%

Il segretario generale del Sinagi, Marchica: "Chiediamo di aprire un tavolo per trovare nuove regole condivise e dare certezza al settore". E annuncia possibili azioni di protesta a settembre.

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07 agosto 2025 | 12.29
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Le edicole, i tradizionali chioschi dei giornalai, rischiano di sparire dalla circolazione. I numeri sono allarmanti: negli ultimi 15 anni siamo passati dai circa 38mila giornalai cosiddetti ‘esclusivi’ (quindi escludendo altri tipi di punti vendita, come bar o supermercati) a circa 11mila edicole presenti oggi in tutta Italia. E continuano a chiudere ogni mese, senza riaprire, perché con un reddito medio di un’edicola che si aggira sui 900 euro, non stupisce che venga a mancare la sostituzione. Insomma il giornalaio va in pensione e l’edicola chiude senza che nessuno rilevi l’attività. A fornire i dati all’Adnkronos è Giuseppe Marchica, segretario generale Sinagi, il sindacato nazionale giornalai d’Italia.

I motivi del fenomeno? Tanti, la questione è sicuramente complessa. Si va da internet all’aumento dei costi e delle tasse a fronte di sempre minori entrate, dalla concentrazione del sistema distributivo al minor numero di nuovi lanci e testate. Una situazione che preoccupa tutti, editori compresi. Lo soluzione? “Abbiamo bisogno di regole nuove, condivise. Per questo chiediamo di avviare un tavolo unitario, con tutta la filiera - esercenti, distributori ed editori - magari al dipartimento Editoria. Una richiesta che avanziamo da anni e che ribadiamo: vediamoci, troviamo insieme delle soluzioni per dare certezza al settore”, dice Marchica.

In assenza di un segnale che apra alla possibilità di invertire la rotta “come Sinagi – aggiunge - stiamo ragionando di avviare a settembre azioni di protesta. Qualcosa dobbiamo fare perché il settore è in crisi e sta per essere cancellato”.

A fare ancora di più le spese della crisi delle edicole, sono i piccoli centri dove spesso di giornalaio ce n'è è solo una, e chiuso quello allora addio giornali. “Abbiamo chiesto ad alcune regioni, e Lazio e Toscana sono le prime ad essere partite, di investire per tutelare le aree interne e i piccoli comuni lontani dalle grandi città”. Ma di piccoli comuni in Italia in questa situazione ce ne sono tantissimi (solo il Lazio progetta di intervenire su 15 comuni del reatino rimasti senza giornalaio); bene quindi intervenire, intanto per riportare i giornali in questi centri, “ma serve coordinamento per mantenere un sistema di informazione diffuso che è alla base di ogni democrazia”, sottolinea Marchica.

Cosa perdiamo ogni volta che un’edicola chiude? “In primo luogo perdiamo la possibilità di fornire un’informazione certificata a tutti i cittadini – risponde il segretario generale del Sinagi - poi, perdiamo un servizio perché l’edicola, oggi come ieri, è questo: un servizio. Basta pensare a quello che è successo durante il Covid quando, su nostra richiesta, le edicole sono rimaste aperte diventando punto di erogazione di servizi. Questo era, e questo è. Nei piccoli centri, nei quartieri. Infine, quando un’edicola chiude, sparisce anche quel punto di incontro per le persone, quindi è una perdita anche sul piano sociale”.

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