
Conoscere il benessere oltre il PIL, perché non basta misurare la crescita economica per capire se una società sta davvero migliorando.Se ne è parlato nella giornata conclusiva della 7ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile con Kaushik Basu (Co-presidente del comitato “oltre il Pil” dell’Onu e già capo consigliere economico del Governo dell’India), Marco Venturelli (Segretario Generale Confcooperative), Nicola Perini (Presidente Confservizi Cispel e Publiacqua) e Giovanni Tula (Responsabile Sostenibilità Italia per Enel). Per Basu "la commissione dell’Onu propone di andare oltre il Pil. In un mondo frammentato come quello di oggi, viviamo spesso per noi stessi e per l’immediato, senza pensare alle generazioni future. La disuguaglianza è un problema: il Pil da solo non mostra come vengono distribuite ricchezza e reddito. In tutto il mondo molte persone e governi si concentrano solo sulla crescita del Pil, ma la cosa più importante è come quella ricchezza viene ripartita. Qualche anno fa ho fatto calcoli dai quali risultava che i guadagni delle tre persone più ricche al mondo corrispondono a quelli dell’intera popolazione di paesi come Angola, Burkina Faso e Repubblica Democratica del Congo. Il lavoro che facciamo è pratico: vogliamo indicatori che vadano oltre il Pil".
Venturelli ha sottolineato come "bisogna stroncare definitivamente la lettura della realtà basata unicamente sull’indicatore del Pil. Questo era stato detto, già molto tempo fa, da voci ben più autorevoli della mia, in riferimento al tema delle disuguaglianze. Oggi,purtroppo, quell’analisi sembra scomparsa: si comunica la politica e si valutano i piani economici di un Paese soltanto attraverso il dato della crescita, senza accompagnarlo ad alcun indicatore sull’ampliamento o sulla riduzione delle disuguaglianze, né su quelli relativi all’istruzione o alla distribuzione della ricchezza". Perini ha spiegato: "Dobbiamo fare tre cose concrete per ridare ai veri proprietari quel senso di partecipazione e di orgoglio che oggi manca. Prima: smettiamo di misurare tutto con il metro del PIL o dei numeri finanziari — l’efficienza va ripensata attorno al servizio, alla cooperazione e alla trasparenza. Secondo: basta autoreferenzialità; le nostre aziende devono aprirsi, assumersi responsabilità civile e praticare una sussidiarietà che ricrei legami con i territori. Terzo e non meno importante: rimettere la finanza al suo posto - la finanza dev’essere uno strumento, non il fine".
Il panel è stata anche l’occasione per presentare l’Indice di Sviluppo Umano Comune (una ricerca non ancora conclusa), un nuovo indicatore di sintesi che trova fondamento in due evidenze. La prima stabilisce che la felicità pubblica cresce quando le politiche di sviluppo tengono in considerazione la multidimensionalità del vivere bene, non solo quella economica(reddito) e quella di accesso ai diritti fondamentali (salute e istruzione), ma anche quelle legate alla costruzione della comunità, alla prossimità, alle reti, alla generatività e alla biodiversità d’impresa, tutti elementi caratterizzanti il modello del BenVivere, che rappresenta il perimetro concettuale in cui inserire questa nuova metrica. La seconda evidenza conferma che la felicità cresce quando le persone costruiscono relazioni di qualità,condividono valori pro-comunitari e trovano senso nel proprio lavoro.