Le strade che portano alla democrazia

Gaël Giraud al Festival dell’Economia Civile: «Transizione ecologica, beni comuni, mercati al servizio delle persone ed Europa federale per rafforzare la democrazia europea»

Le strade che portano alla democrazia
03 ottobre 2025 | 09.49
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Alla settima edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in corso a Firenze, si è tenuto il panel “Le strade che portano alla democrazia”. L’appuntamento si inserisce nella cornice valoriale dell’economia civile e nel tema generale di quest’anno, dedicato alla sfida delle intelligenze relazionali come asse portante della democrazia partecipata e risposta alle potenziali derive dell’intelligenza artificiale.

Protagonista dell’incontro è stato Gaël Giraud, economista, direttore di ricerca al CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique) di Parigi e collaboratore del Centre Avec (Forum Saint-Michel) di Bruxelles. Giraud ha aperto il suo intervento con una diagnosi netta: «La democrazia europea è in una fase di fragilità a causa della crescita delle disuguaglianze, della sfiducia nelle istituzioni, della paura per il declino dell’economia e per le conseguenze dei cambiamenti climatici. Questo alimenta il successo delle spinte populiste e autoritarie». Da qui il primo passaggio, dedicato alla transizione ecologica, che per Giraud è anzitutto «un progetto economico e sociale».

L’economista ha respinto l’idea di un’impresa impossibile: «Tecnicamente è fattibile e non è eccessivamente costosa: si stima un investimento pari al 2,3% del PIL europeo ogni anno da qui al 2050. È un impegno inferiore al programma Rearm EU ed è meno costoso dell’inazione, che graverebbe per circa il 10% del PIL europeo ogni anno fino al 2050». La transizione, ha spiegato, è il primo tassello per riattivare fiducia, lavoro e coesione nelle democrazie.

Il discorso si è quindi spostato sulla difesa dei beni comuni, premessa indispensabile — ha sottolineato — «perché non c’è democrazia senza tutela dei diritti umani fondamentali». Giraud ha richiamato l’urgenza di ricostruire spazi pubblici di confronto: «Oggi è difficile averli a causa della privatizzazione dei media e di social network che spingono verso polarizzazione e tribalismo». Sul piano materiale, ha indicato due priorità simboliche e concrete: acqua e cultura, da preservare come beni comuni attraverso istituzioni dedicate alla loro protezione.

Terzo snodo: il rapporto tra democrazia e finanza. «Da quarant’anni gli Stati Uniti sono sottomessi ai mercati finanziari per finanziare il debito pubblico e, qualunque cosa i cittadini votino, sono i mercati a decidere se una politica è accettabile oppure no. Questo scoraggia la partecipazione al voto». Per l’Europa, la direzione da seguire è quella opposta: «Serve regolamentare i mercati finanziari e ripristinare il “metodo Draghi”, con cui la BCE acquistava sistematicamente titoli di debito pubblico dalle banche commerciali. Non capisco perché la presidente Lagarde abbia sospeso questo meccanismo», ha affermato.

Infine, il quarto percorso indicato riguarda la costruzione di un’Europa federale. «Il governo Trump è un governo fascista ed è molto pericoloso per le democrazie occidentali», ha detto

Giraud, aggiungendo: «Dobbiamo federarci per difenderci dalla minaccia trumpista. So che può sembrare difficile, perché in Europa assistiamo a spinte centrifughe, ma è necessario». Un’Unione più integrata — è il messaggio — permetterebbe politiche comuni all’altezza delle crisi climatiche, sociali e finanziarie, oltre a una più solida autonomia strategica.

Il panel ha offerto così una mappa coerente di “strade” che coniugano visione e concretezza: transizione ecologica realistica e sostenibile, beni comuni come infrastruttura democratica, mercati regolati al servizio dell’economia reale e integrazione federale come garanzia di stabilità e pace. In linea con il paradigma dell’economia civile, il Festival rilancia l’idea che siano le intelligenze relazionali — fiducia, corresponsabilità, cooperazione — a rendere governabile l’innovazione e a rafforzare la democrazia nei suoi luoghi quotidiani: istituzioni, comunità, imprese e medi

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