La ricerca presentata a Ecomondo. Sono disposti a pagare di più, fino al 50% in più a confezione se hanno la certezza che i pannolini siano riciclati
Otto genitori su dieci preferiscono il riciclo dei pannolini rispetto a discarica o incenerimento, e il 70% sarebbe pronto ad aderire a un servizio di raccolta se adeguatamente informato. In occasione di Ecomondo, Legambiente ha presentato i risultati di un imponente studio strategico sulla disponibilità dei cittadini italiani a riconoscere un valore economico al riciclo dei pannolini. Sono intervenuti Stefano Ciafani, Presidente Legambiente, Andrea Minutolo, direttore scientifico Legambiente, Maurizio Barbati, Direttore Generale ESA-Com, Paolo Contò, Consorzio Bacino di Priula, Andrea Favalessa, Presidente Contarina, Daniele Fortini, Presidente Retiambiente, Ugo Salvioni, Presidente ASCIT, Marcello Somma, CEO i-Foria.
La ricerca – unica nel suo genere per ampiezza e solidità scientifica – si basa sulla metodologia scientifica di riferimento Conjoint Analysis, riconosciuta a livello internazionale, per validare la reale disponibilità a pagare dei consumatori, integrata con modelli di intelligenza artificiale su oltre 87.850 scelte comportamentali raccolte da 502 genitori italiani.
●I genitori italiani si dichiarano disposti a pagare di più, fino al 50% in più a confezione se hanno la certezza che i pannolini siano riciclati.
●La garanzia che il prodotto sia “riciclabile” è percepita come valore concreto e non solo ambientale: la preferenza verso il marchio cresce del 26% anche a fronte di un prezzo più alto.
●I claim più efficaci sono quelli che collegano il riciclo a benefici ambientali misurabili.
Lo studio evidenzia che 8 genitori su 10 preferiscono il riciclo rispetto a discarica o incenerimento, e il 70% sarebbe pronto ad aderire a un servizio di raccolta se adeguatamente informato.
Per le aziende del settore, l’introduzione dell’EPR – Responsabilità Estesa del Produttore – per prendersi cura anche del fine vita dei loro prodotti, quindi rappresenta un’occasione di vantaggio competitivo: i costi di gestione verrebbero più che compensati dall’aumento della quota di mercato derivante dalla maggiore preferenza dei consumatori, a patto che dimostrino un impegno reale nel riciclo e nel design del prodotto ideato nell’ottica del riciclo, e di conseguenza l'utilizzo dei materiali più idonei al riciclo.
Anche i Comuni possono trarne beneficio: il riciclo dei pannolini aumenta la soddisfazione dei cittadini, migliora l’immagine ambientale e può giustificare l’introduzione di incentivi o riduzioni TARI.
“I genitori italiani non chiedono solo sostenibilità, ma certezza di efficacia: se sanno che il loro gesto fa davvero la differenza, sono pronti a cambiare abitudini e a riconoscere un valore economico al riciclo,” – commenta Stefano Ciafani, Presidente di Legambiente.
“Il messaggio per aziende e amministrazioni è chiaro: comunicare la riciclabilità reale e i benefici misurabili può trasformare il comportamento dei consumatori e accelerare la transizione verso un’economia circolare,” – aggiunge Marcello Somma, CEO di i-Foria, società che ha sviluppato la tecnologia in grado di riciclare i prodotti assorbenti per la persona.
La presentazione della ricerca si colloca nel pieno della consultazione europea sul Circular Economy Act, che mira a rafforzare e armonizzare le politiche di economia circolare in tutti gli Stati membri.
In questo contesto, l’esperienza italiana sul riciclo dei pannolini può offrire un contributo concreto alla discussione europea sull’introduzione e l’estensione della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) a nuove categorie di rifiuti.
I prodotti assorbenti per la persona rappresentano infatti una frazione significativa del rifiuto urbano residuo, ma al tempo stesso costituiscono un flusso omogeneo e facilmente tracciabile, per il quale l’applicazione di un sistema EPR risulta tecnicamente semplice, economicamente sostenibile e socialmente condivisibile.
Promuovere una normativa europea condivisa su questo fronte significherebbe accelerare la riduzione dei rifiuti non riciclabili, stimolare innovazione industriale e avvicinare l’Italia e l’Europa agli obiettivi di neutralità climatica e circolarità.