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Sostenibilità, indagine Fire su decarbonizzazione dei consumi

Emerge maggior dinamismo nel settore civile rispetto a quello industriale e dei trasporti

Sostenibilità, indagine Fire su decarbonizzazione dei consumi
15 ottobre 2024 | 19.12
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La decarbonizzazione dei consumi attraverso il passaggio alle tecnologie elettriche in luogo di quelle termiche, la sostituzione dei combustibili fossili con quelli rinnovabili e l’uso del vettore idrogeno nei processi e nella mobilità è una sfida per tutte le organizzazioni. Questi sono gli elementi su cui Fire ha voluto approfondire con l’indagine 'La decarbonizzazione dei consumi', presentata oggi all’interno di un webinar a cui hanno partecipato Francesca Bazzocchi (RSE), Elena Bruni (Confindustria) Roberto Nidasio (CTI), Laura Cutaia (ENEA), Matteo Leonardi (ECCO), oltre a Dario Di Santo (FIRE) e Jacopo Romiti (FIRE).

Dall’indagine emerge che le imprese sono spinte a decarbonizzare da elementi come la sostenibilità, l’accesso alle risorse per la capitalizzazione di impresa, la sicurezza energetica, la spinta da parte dei clienti (filiera) e la normativa sulle tecnologie alimentate a combustibili fossili.

Negli ultimi decenni l’industria ha giocato il ruolo trainante nella riduzione delle emissioni di gas serra, guidata dai settori hard-to-abate (ossia quelli i cui processi produttivi sono più difficili da decarbonizzare). Nel prossimo futuro le imprese coinvolte si troveranno ad affrontare sfide complesse, per cui non sono ancora sul mercato soluzioni economicamente efficaci. Negli altri settori industriali, e per molte PMI, le opportunità non mancano, visto che esistono diverse soluzioni per l’efficientamento dei processi e l’elettrificazione (le pompe di calore sono ormai una tecnologia molto interessante per tutti i processi in cui non servono vapore o fluidi a temperatura molto alta), mentre per i trasporti il freno principale è legato alle difficoltà di crescita della mobilità elettrica o a idrogeno verde, soprattutto per i trasporti pesanti. Molto più ampi gli spazi di intervento nei settori civile, non a caso caratterizzato da segnali di maggior dinamismo, che però sconta costi di investimento consistenti e tempi di ritorno medio-lunghi.

In questo contesto le politiche non offrono molto aiuto, almeno in Italia, per la mancanza di un orizzonte di medio-lungo periodo che aiuti a sviluppare una filiera, a superare la barriera dei costi e quella dell’asimmetria fra le tariffe di elettricità e gas che frena l’elettrificazione, e ad intervenire con i giusti tempi, evitando le speculazioni del superbonus (politica peraltro non disegnata per promuovere la decarbonizzazione). Anche per questo gli attori coinvolti nel processo – quindi le ESCO, gli studi di progettazioni, gli EGE, le società di consulenza e i professionisti di vario genere che si pongono al fianco delle imprese e delle pubbliche amministrazioni in questo percorso – rilevano difficoltà nel trasformare gli studi di fattibilità in progetti concretamente realizzabili e nel cogliere le opportunità che la tecnologia offre. Dalle risposte all’indagine, emerge l’importanza dell’energy manager in quanto attore protagonista dei progetti di abbattimento delle emissioni.

Passando alle barriere che ostacolano la partenza dei progetti abbiamo, oltre alla già citata incertezza politica su obiettivi e soluzioni, la necessità per le imprese di rendersi conto dell’importanza di agire per trasformare le nostre economie rendendole più sostenibili. Le opzioni di intervento sono molteplici e, al di là delle difficoltà nel raggiungere gli obiettivi, molto si può fare a condizioni economicamente convenienti per migliorare in modo consistente la situazione.

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