Autunno elettorale per molte regioni italiane quello appena trascorso, che però non ha regalato grandi sorprese confermando in larga parte, anche nei numeri, i pronostici delle vigilie. Inoltre, viene confermato anche un altro dato, molto negativo, quello relativo all’astensionismo. Il primo appuntamento di questa tornata lo hanno affrontato la Valle d’Aosta, il solo 28 settembre, e le Marche, 28 e 29 settembre. Se il risultato delle prime era dato ampiamente per scontato, con la conferma dell’Union Valdôtaine (unica variante l’ingresso di Forza Italia in maggioranza) quella delle Marche era forse l’unica elezione in cui gli addetti ai lavori avevano previsto un confronto serrato tra i principali candidati, Francesco Acquaroli per il centrodestra e l’ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci per il centrosinistra. Pronostici ampiamente smentiti sin dalle prime proiezioni in cui è apparso chiaro l’esito del voto con il presidente uscente che alla fine si è attestato al 52,43% contro il 44,44% del suo principale antagonista. Una conferma importante nello scacchiere politico quella delle Marche per il centrodestra, con il cosiddetto “campo largo” che invece, viste le previsioni, raccoglie meno di quanto auspicato. Elezioni in “solitaria”, invece quelle della Calabria, il 5 e 6 ottobre, e quelle della Toscana il 12 e 13 dello stesso mese. Nessuna sorpresa comunque in entrambe i casi, con il dimissionario Roberto Occhiuto che si è imposto con un ampio margine di voti, 57,26%, rispetto al principale avversario, Pasquale Tridico che si è fermato al 41,73% di preferenze. Una vittoria, quella di Occhiuto, che trascina anche il suo partito, Forza Italia, che in Calabria, unico caso, scavalca Fratelli d’Italia nella coalizione di centrodestra mentre nel centrosinistra si conferma l’equilibrio tra PD, primo partito, e i 5Stelle. Come per la Calabria, anche per la Toscana, non ci sono state sorprese. È Eugenio Giani, infatti, a riconfermarsi con un forte consenso, 53,92% per la seconda volta alla guida della Regione. Il presidente uscente si impone sul candidato del centrodestra, il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi che raccoglie il 40,90% dei voti. Ultimo appuntamento di questo 2025 quello delle tre regioni Veneto, Campania e Puglia, governate saldamente da tre presidenti uscenti, Zaia, De Luca ed Emiliano, obbligati a lasciare l’incarico per il divieto a correre per un terzo mandato. In tutti e tre i casi, i successori hanno raccolto la pesante eredità confermando la stessa area politica di maggioranza. Alberto Stefani con il 64,39%, Roberto Fico con il 60,63% e Antonio Decaro con il 63,97%, infatti, si sono imposti nelle rispettive regioni senza stravolgere gli equilibri esistenti, registrando di fatto una più salda coesione nel "campo largo" nelle regioni a guida centrosinistra e mantenendo gli equilibri delle principali forze politiche della coalizione di centrodestra. Nulla da fare per Giovanni Manildo in Veneto (28,88%), Edmondo Cirielli in Campania (35,72%) e Luigi Lobuono in Puglia (35,13%), che non sono mai stati realmente in grado di contendere la vittoria ai rispettivi avversari, forti, appunto, anche del lavoro svolto dai loro predecessori. Da registrare come forte dato negativo, come dicevamo, la scarsa partecipazione al voto da parte degli elettori, frutto di vari fattori sociali ma, probabilmente, dettato anche dal fin troppo scontato esito sostanzialmente in tutte le regioni. Ad ogni modo, si tratta di un calo importante, in alcuni casi ben oltre i 10 punti percentuali, che fa riflettere e che preoccupa non poco gli addetti ai lavori.