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ANCORA BRACCONAGGIO SULLO STRETTO DI MESSINA

ANCORA BRACCONAGGIO SULLO STRETTO DI MESSINA
07 giugno 2025 | 10.23
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Roma, 5 giugno 2025 - Circa 70mila rapaci in migrazione hanno attraversato questa primavera lo Stretto di Messina accompagnati, purtroppo, da una recrudescenza del fenomeno del bracconaggio, con molti colpi di fucile indirizzati nei confronti dei falchi.

I volontari delle associazioni Legambiente, Lipu, Man e WWF Italia sono stati presenti, su entrambi i versanti dello Stretto, al fine di presidiare il territorio e avvisare i Carabinieri forestali, impegnati nell’operazione Adorno, nei casi di bracconaggio. Purtroppo, quasi tutti i giorni sono stati uditi colpi di fucile, per lo più alle prime ore del mattino e, soprattutto, nel tardo pomeriggio, indirizzati in particolare verso i falchi pecchiaioli in migrazione. Diversi gli esemplari di questa specie trovati feriti sul versante calabrese, tutti con fratture direttamente o indirettamente conseguenza di atti di bracconaggio.

Oltre al Falco pecchiaiolo sonomolte altre le specie impegnate nella migrazione, tra cui spiccano il Falco di palude, il Nibbio bruno, il Capovaccaio, l’Albanella minore, il Falco pescatore, il Falco cuculo, la Cicogna bianca e la Cicogna nera. Tutte specie particolarmente protette che rischiano di finire nel mirino di bracconieri senza scrupoli.

Come noto, lo Stretto di Messina è uno dei sette black spot del bracconaggio individuati dal Piano d’Azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici: migliaia di migratori vi transitano ogni anno in primavera, in particolare tra aprile e maggio, quando gli esemplari risalgono dall’Africa diretti in Europa per la nidificazione e, viceversa, tra agosto e ottobre, quando tornano in Africa per svernare.

È urgente che il Governo e il Parlamento adottino misure adeguate ed efficaci alla prevenzione e contrasto del bracconaggio, a partire dall’adeguamento del sistema sanzionatorio con l’istituzione, nei casi piu’ gravi, di veri e propri delitti, con pene commisurate alla gravità del fenomeno, e fornendo maggiori dotazioni strumentali e personale ai Carabinieri forestali attivamente impegnato sul campo.

Dopo anni in cui il fenomeno sembrava in graduale calo durante la primavera, quest’anno abbiamo assistito a un preoccupante ritorno del bracconaggio. Un’inversione di tendenza favorita da un clima di crescente tolleranza verso chi, ignorando deliberatamente la legge e rifugiandosi dietro tradizioni ormai obsolete, continua a vedere negli uccelli migratori solo un bersaglio da colpire.

“Di fronte a chi infrange la legge e danneggia il nostro patrimonio naturale – affermano Legambiente, Lipu, Man e WWF Italia - ci si aspetterebbe una risposta ferma e decisa da parte del Governo. Invece, si va nella direzione opposta: si propongono norme sempre più permissive, che aprono alla possibilità di cacciare durante la migrazione, persino al buio, e di catturare decine di specie di uccelli per usarli come esche vive per uccidere altri individui delle stesse specie.

“Così facendo, si rischia di vanificare i positivi risultati, lenti, faticosi e frutto di oltre sessant’anni di impegno, ottenuti nella tutela dell’avifauna. Un impegno collettivo - concludono le Associazioni - costruito con sacrificio e dedizione, che potrebbe andare perduto in un tempo drammaticamente breve. E’ necessario invertire la rotta e adottare normative che garantiscano maggiori tutele”.

Contatti:
Lipu-BirdLife Italia
https://www.lipu.it/

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