"Charlie Kirk più grande che mai, ora è eterno": Trump omaggia il martire Maga

Il leader americano si rivolge ai centomila presenti alla cerimonia e racconta la lezione imparata dall'attivista ucciso: "Non odiava i suoi oppositori, io sì. Magari la moglie mi convincerà"

Donald Trump alla cerimonia funebre per Charlie Kirk - Afp
Donald Trump alla cerimonia funebre per Charlie Kirk - Afp
22 settembre 2025 | 08.22
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"Ora è più grande che mai, ed è eterno". Allo stadio di Glendale in Arizona, dove il popolo Maga si è raccolto per la cerimonia funebre di Charlie Kirk, il presidente americano Donald Trump pronuncia il suo discorso per omaggiare l'attivista ucciso. Un discorso per il nuovo "martire per la libertà dell'America" che il tycoon snocciola davanti ai circa 100mila presenti e a quanti, rimasti fuori, assistono all'evento dai maxischermi.

Ed è proprio a quel pubblico in lutto che il presidente Usa si rivolge. "Kirk amava l'America e l'America amava Kirk", le parole di Trump, che spiega come l'attivista "radunava sempre tante persone" e infatti "anche oggi c'è uno stadio pieno, per non parlare delle decine di migliaia di persone per le strade che ci stanno guardando sugli schermi". Una "rinascita per milioni di americani, in particolare per i giovani", dice il numero uno della Casa Bianca, che ci tiene a rimarcare il legame Maga - e Usa - anche nel tragico destino di Kirk: "Quella pallottola - dice - era per tutti noi. Non è stato solo un attacco a un uomo o a un movimento. È stato un attacco all'intera nazione" che ora "piange, in lutto" perché "siamo stati privati di un gigante".

Dopo essersi scagliato contro l'assassino che "riceverà la punizione completa e definitiva per il suo orribile crimine", ma anche contro "i radicali e i loro alleati nei media" che "hanno cercato di mettere a tacere Charlie perché stava vincendo" e "mentito su di lui perché non volevano che le persone lo ascoltassero o imparassero da lui", ecco che Trump svela quella che sembra essere la lezione tramandata dal "martire per la libertà dell'America" ai posteri. Una lezione imparata a caro prezzo proprio "nel giorno della sua morte", perché in quel giorno "c'è tutto quello che dobbiamo sapere su chi fosse veramente Charlie Kirk".

"Poco prima di arrivare al campus il giorno in cui è stato assassinato, un membro dello staff mandò a Charlie un messaggio dicendogli che c'erano molti studenti che non condividevano le sue opinioni... Charlie ha risposto al membro dello staff dicendo: 'Non sono qui per combattere contro di loro, voglio che si conoscano e si amino...'", il racconto del tycoon, che quindi spiega che "Charlie non odiava i suoi oppositori".

Quindi la prospettiva di una 'redenzione' anche per il presidente Usa: "Io li odio e non gli auguro il meglio. Su questo non andavo d'accordo con Charlie. Scusa Charlie... magari Erika mi persuaderà'', le parole di Trump riferite al discorso della moglie dell'attivista, che in lacrime ha perdonato "quel giovane" che ha privato i suoi figli di un padre, perché così il marito avrebbe voluto.

E proprio prima di richiamare sul palco Erika Kirk e sciogliersi in un lungo abbraccio con la vedova, ecco la conclusione con l'ormai consueto "fight, fight, fight".

"La lezione che Charlie ci ha dato nella sua vita è che non bisogna sottovalutare cosa può fare una persona con un buon cuore, con una causa giusta per cui lottare e con la volontà di combattere, combattere, combattere", l'invito di Trump.

"Dio benedica Erika e i suoi figli", dice poi il presidente Usa che abbraccia a lungo la donna, mentre la cerimonia volge al termine tra gli applausi della folla che ha riempito l'impianto per l'ultimo saluto a Kirk.

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