Negli attentati terroristici del 13 novembre 2015 morirono 130 persone e 416 rimasero ferite
È oggetto di polemiche la miniserie televisiva che racconta la storia di sette sopravvissuti alla strage del Bataclan del 13 novembre 2015: Arthur Dénouveaux, presidente dell'associazione Life for Paris, che rappresenta molti superstiti agli attentati terroristici di matrice islamista che quel giorno nella capitale francese fecero 130 morti - 90 dei quali al Bataclan e tra loro l'italiana Valeria Solesin - e 416 feriti, ha criticato - definendola indecente - la scelta di effettuare le riprese all'interno del locale. Una scelta che "offusca i confini tra finzione e realtà" e che ha sconvolto sopravvissuti e famiglie colpite da lutti. "Alcune persone considerano scandaloso ricostruire la scena della tragedia dove l'hanno vissuta o dove i loro cari sono morti", ha affermato.
Accuse respinte dal regista, il premio Oscar Jean-Xavier de Lestrade, secondo il quale i protagonisti della narrazione, sulla cui storia si basa il docu-drama in otto puntate, volevano che la loro terribile esperienza fosse ricreata all'interno dell'edificio e consideravano l'idea di girarla altrove "ingannevole". 'Des Vivants' è uscito questa settimana in vista del decimo anniversario dell'ondata coordinata di attacchi terroristici - una serie di sparatorie e attentati suicidi - del 2015.
Il 13 novembre, tre uomini armati che avevano giurato fedeltà allo Stato islamico entrarono nel Bataclan durante un concerto della band Eagles of Death Metal sparando contro la folla composta da circa 1500 spettatori. Durante l'attacco, tennero in ostaggio 11 spettatori su una balconata del piano rialzato intimando loro di non muoversi e minacciandoli in caso contrario di ucciderli con un colpo alla testa. Sette di loro si sono incontrati da allora almeno una volta al mese. Si fanno chiamare "les potages", una combinazione della parola francese 'pote' che significa amico e 'otages' per ostaggi. 'The Living' si basa sulle loro storie personali interpretate dagli attori.
Lestrade, un Oscar per il documentario 'Murder on a Sunday Morning' nel 2001, produttore esecutivo della serie TV 'Sin City Law', ha detto al Guardian di aver pensato a lungo e approfonditamente alla scelta di effettuare riprese nel Bataclan, e di essere stato infine convinto dai sette sopravvissuti. "Mi sono messo nei panni delle vittime. Non è stata una scelta facile, ma stavamo raccontando la storia precisa di questi sopravvissuti", tra i pochi a trovarsi faccia a faccia con i terroristi e ad avere un contatto diretto, visivo, fisico e persino verbale con loro.
"Stiamo facendo una fiction così vicina ai loro resoconti reali che girare altrove sarebbe stato un inganno. Non avrebbe avuto senso", ha detto al Guardian. "Questa polemica è sorprendente e stupida. Posso capire che alcuni siano scioccati, ma non abbiamo fatto questa serie per alcune vittime ma per tutti. Stiamo parlando di circa otto minuti di una serie di otto ore. In quei pochi minuti, gli spettatori possono trovarsi all'interno del Bataclan, all'interno di questo luogo di orrore e tragedia". Il regista ha anche reso noto che la produzione non era riuscita a ottenere il permesso di girare all'interno del teatro e che la direzione del Bataclan ha accettato solo dopo aver ricevuto una lettera degli ostaggi.
Dénouveaux, che si trovava al Bataclan la notte dell'attacco ed è fuggito attraverso un'uscita di emergenza dopo aver aiutato i membri degli Eagles of Death Metal a mettersi in salvo, ha detto che non guarderà la serie. "Non voglio contaminare i miei ricordi con la finzione. I membri dell'associazione che ne hanno visto una parte l'hanno trovata ben fatta", ha concesso, osservando però che "alla fine si tratta di un'impresa commerciale che mira a ottenere il maggior numero possibile di visualizzazioni. Non cerchiamo di farlo passare per un'opera in memoria, disinteressata o destinata alle vittime. Sappiamo come raccontare le nostre storie".
Philippe Duperron, presidente dell'associazione delle vittime 13onze15, il cui figlio Thomas, 30 anni, è stato ucciso al Bataclan, ha detto che le famiglie in lutto e i sopravvissuti hanno opinioni contrastanti. Ha raccontato di aver incontrato Lestrade e di aver apprezzato il suo lavoro su Des Vivants. "Se chiedeste ai membri delle associazioni delle vittime, credo che trovereste che la maggior parte non è scandalizzata. Alcune vittime sono sconvolte per le riprese nel Bataclan, ma se fossero state girate altrove altre sarebbero rimaste sconvolte. Il fatto che sia girato lì non mi dà particolare dolore o piacere. Ho perso mio figlio nel Bataclan. Nulla cambierà questo fatto. È difficile, ma la vita deve andare avanti".