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Francia, Darnis: "Barnier uomo per situazioni difficili, ma nomina tradisce voto"

Il professore dell'Università di Nizza e della Luiss: "L'Rn potrebbe dargli l'appoggio esterno"

Jean Pierre Darnis
Jean Pierre Darnis
05 settembre 2024 | 17.17
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Michel Barnier "è l'uomo per le situazioni difficili, è un moderato, un grandissimo negoziatore ed un grandissimo europeista", ma c'è un ma....con la sua nomina a premier sembra essere stato "tradito il messaggio" uscito dal voto di giugno, almeno quello del secondo turno, il patto repubblicano contro l'Rn. E' l'analisi che Jean Pierre Darnis, professore di relazioni italo-francesi all'Università di Nizza e di storia contemporanea alla Luiss di Roma, fa con l'Adnkronos dopo la nomina del 73enne ex ministro e commissario europeo, nomina che avrebbe avuto il placet di Marine Le Pen e Jordan Bardella.

"Fino al 2020-21 Barnier sarebbe stata una scelta abbastanza entusiasmante", commenta Darnis, che definisce il capo del governo incaricato "una figura solida, moderata, sempre fedele ai gollisti, grande negoziatore" come ha dimostrato nelle trattative tra Bruxelles e Londra sulla Brexit, ma anche privo di "quella furbizia, direi cattiveria che forse lo avrebbe potuto portare fino all'Eliseo". Ma poi, ricorda l'esperto, in occasione delle primarie per la destra tre anni fa, sul tema dell'immigrazione ha preso una deriva un po' sovranista, con punti di convergenza con il Rassemblement national a causa dei quali nessuno avrebbe più scommesso sul suo ritorno in politica.

Fino alla congiuntura attuale: "Mentre la sinistra massimalista faceva un autogol per essersi impuntata sul nome di Lucie Castets, mentre l'ex socialista Bernard Cazeneuve insisteva per un governo di sinistra" autonomo da Macron, il presidente francese ha tirato fuori dal cilindro il nome di Barnier, "uno che non è immediatamente censurabile dall'Rn".

E infatti in Parlamento Le Pen e Bardella potrebbero optare per l'appoggio esterno, permettendo la nascita del governo - che al momento potrebbe contare già su circa 230 voti sui 289 necessari - mentre i socialisti a questo punto dovranno scegliere. "O fanno le barricate contro un pericoloso connubio tra centro e la destra con il sostegno esterno dell'estrema destra - sostiene Darnis - o accettano di fatto un governo di unità nazionale".

Che comunque tradisce il patto che i partiti dell'arco repubblicano avevano fatto prima del secondo turno delle legislative per sbarrare la strada all'Rn. In ogni caso, è opinione del professore francese, "ci sarà una qualche forma di coabitazione" con l'Eliseo, perché a Matignon siederà "un premier di una generazione diversa rispetto al presidente, un gollista e non un uomo di Macron". Con lui i rapporti sono formalmente buoni, ma Barnier non dimentica che il presidente nel 2019 non lo sostenne nella corsa alla presidenza della Commissione europea, preferendogli Ursula von der Leyen.

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