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Gaza, Hamas: "Raid Israele su una scuola, un ristorante e un mercato: 48 morti"

Le forze di difesa di Tel Aviv non hanno rilasciato commenti in merito. Civili stremati dalla carestia, l'Ue alza la voce: "Rispettino il diritto umanitario. Gli aiuti non devono essere strumento di guerra, via subito il blocco"

Macerie a Gaza - (Afp)
Macerie a Gaza - (Afp)
07 maggio 2025 | 15.01
LETTURA: 5 minuti

Le autorità locali nella Striscia di Gaza, controllata da Hamas, hanno denunciato la morte oggi, mercoledì 7 maggio, di almeno 48 persone per alcuni raid aerei israeliani su una scuola, che ospitava sfollati, e su una zona commerciale densamente popolata a Gaza City. Secondo i soccorritori, due missili avrebbero colpito la scuola Karama nel quartiere di Tuffah, causando 15 vittime. Più tardi, un altro attacco aereo nei pressi di un ristorante e di un mercato della città avrebbe provocato almeno 33 morti, tra cui donne e bambini come riporta il Times of Israel.

Le Forze di Difesa israeliane (Idf) non hanno rilasciato commenti immediati, ma ribadiscono in genere di colpire esclusivamente infrastrutture terroristiche di Hamas, spesso collocate in aree civili densamente abitate.

Hamas al tavolo dei negoziati

Mentre la guerra di Israele si fa sempre più dura, con l'ormai dichiarato obiettivo del governo Netanyahu di conquistare e occupare i territori della Striscia di Gaza trasferendo altrove i palestinesi, Hamas al tavolo dei negoziati non arretra e pretende "un accordo globale e completo" per porre fine alla guerra a Gaza. Lo ha detto all'Afp Bassem Naim, membro dell'ufficio politico del movimento islamista palestinese. Hamas, ha affermato, "insiste sulla necessità di raggiungere un accordo completo e globale per porre fine alla guerra", respingendo "i disperati tentativi, in vista della visita del presidente statunitense Donald Trump nella regione, di imporre un accordo parziale".

Netanyahu: "21 ostaggi ancora vivi a Gaza, dubbi su altri tre"

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che sono "21 gli ostaggi di cui è confermata la sopravvivenza, ma ci sono altri tre casi su cui non abbiamo ancora certezze". L'annuncio è arrivato attraverso un video pubblicato sui suoi profili social, facendo seguito alle parole del presidente statunitense Donald Trump, che aveva affermato che "sono solo 21 gli ostaggi ancora vivi a Gaza", e non 24 come indicato in precedenza dalle autorità israeliane.

"Tre sono morti. È una situazione terribile. Stiamo cercando di liberare gli ostaggi, molti li abbiamo già riportati a casa. Come si suol dire, sono 21 più un gran numero di corpi", ha dichiarato Trump.

Popolazione allo stremo

Intanto la situazione umanitaria tra i civili di Gaza è sempre più tragica: manca tutto, dal cibo alle medicine e i camion carichi di aiuti umanitari non vengono fatti passare. Il primo ministro palestinese Mohammad Mustafa ha esortato il mondo a porre fine al "crimine umanitario deliberato" che ha causato la "carestia" in corso a Gaza, dove la popolazione è allo stremo dopo oltre due mesi di blocco totale da parte di Israele. "Questa carestia non è un disastro naturale, è un crimine umanitario deliberato, e il silenzio è complice", ha affermato in una conferenza stampa a Ramallah, facendo appello ad una "coscienza dell'umanità".

L'appello Ue: "Via il blocco agli aiuti umanitari"

L’Unione europea lancia un nuovo appello a Israele perla rimozione immediata del blocco imposto su Gaza, dove da oltre due mesi non entrano aiuti umanitari. In una dichiarazione congiunta l’Alta rappresentante per gli affari esteri Kaja Kallas, la commissaria per il Mediterraneo Dubravka Suica e la commissaria per i Partenariati internazionali Hadja Lahbib evidenziano la situazione "di estrema gravità" con scorte alimentari esaurite, mancanza d’acqua potabile e rischio crescente di fame.

"Tonnellate di aiuti umanitari, sufficienti" per soddisfare i bisogni dei i 2,2 milioni di abitanti per tre mesi, "sono già pronti al confine. Una volta rimosso il blocco, la situazione nutrizionale potrebbe migliorare rapidamente. In quanto potenza occupante, Israele ha l'obbligo, secondo il diritto internazionale, di garantire che gli aiuti umanitari raggiungano la popolazione bisognosa", scrivono le tre funzionarie dell'Ue nella dichiarazione, ribadendo anche la richiesta di ripresa del cessate il fuoco, del rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi, e del raggiungimento di una fine permanente delle ostilità.

Bruxelles denuncia anche il nuovo meccanismo di consegna degli aiuti approvato dal gabinetto di sicurezza israeliano, che affida la distribuzione a soggetti non umanitari e a contractor privati, in contrasto con i principi fondamentali dell’azione umanitaria "poiché sposta la responsabilità della distribuzione degli aiuti su attori internazionali non umanitari e su società di sicurezza private". Gli aiuti umanitari "non devono mai essere politicizzati né militarizzati", avverte l’Ue, chiedendo a Tel Aviv di rispettare il diritto internazionale e di collaborare con l'Onu e le ong.

Spagna all'Onu: "Misure urgenti per fermare uccisioni a Gaza"

Intanto la Spagna presenterà all'Assemblea generale delle Nazioni Unite una bozza di risoluzione volta a "proporre misure urgenti per fermare l'uccisione di civili innocenti e garantire aiuti umanitari" a Gaza. Lo ha reso noto il primo ministro Pedro Sanchez. Il premier ha dichiarato al parlamento spagnolo che "la comunità internazionale non può rimanere indifferente a quanto sta accadendo" nel territorio palestinese, dove Israele ha ripreso la devastante guerra contro Hamas.

Intanto la Spagna, assieme ad altri cinque Paesi europei, tra cui Irlanda e Norvegia, ha dichiarato, riguardo il nuovo piano di Israele di espansione delle attività militari a Gaza, di "respingere fermamente qualsiasi cambiamento demografico o territoriale" che potrebbe costituire "una violazione del diritto internazionale". L'attuazione di questo piano, che prevede di "stabilire una presenza israeliana prolungata" a Gaza, equivarrebbe a "superare una nuova linea rossa" e a "mettere a repentaglio qualsiasi prospettiva di una soluzione praticabile a due Stati", hanno affermato i ministri degli Esteri di questi paesi in una dichiarazione congiunta.

Ciò costituirebbe "una nuova escalation militare", che "non farà che peggiorare una situazione già catastrofica per la popolazione civile palestinese e mettere in pericolo la vita degli ostaggi rimasti prigionieri", aggiunge il testo, firmato anche dai capi della diplomazia di Islanda, Slovenia e Lussemburgo. Quattro di questi paesi (Spagna, Irlanda, Norvegia e Slovenia) hanno riconosciuto lo Stato palestinese quasi un anno fa, seguendo l'esempio dell'Islanda, che lo ha fatto nel 2014. Il Lussemburgo, da parte sua, ha affermato di essere pronto a farlo, ma solo quando tutti gli ostaggi israeliani saranno stati rilasciati.

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