Il Nobel Shirin Ebadi, 'Il regime in Iran è più debole ma più feroce'

L'sttivista denuncia l'isolamento di Teheran e accusa l'Europa di complicità: “Non aiutate i dittatori, ascoltate il popolo iraniano"

Il Nobel Shirin Ebadi, 'Il regime in Iran è più debole ma più feroce'
17 settembre 2025 | 18.28
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"Fino a poco tempo fa il regime iraniano poteva contare su una notevole forza e la sua longa manus si estendeva agli altri Paesi del Medioriente: finanziava gli Hezbollah nel Libano, creando una situazione grave per la popolazione, sosteneva in Siria la dittatura di Bashar al-Assad e nello Yemen gli Houthi che producevano una situazione di instabilità sul territorio. Ma ora questi scenari sono profondamente cambiati e il regime iraniano è con tutta evidenza molto più debole. Proprio per questo aggredisce con ferocia la popolazione, e prova a mascherare tanta debolezza con il pugno di ferro". Lo ha detto l'attivista e avvocata iraniana Shirin Ebadi, Premio Nobel per la pace 2003, inaugurando oggi la 26esima edizione di Pordenonelegge. Per l'occasione, Ebadi ha presentato il suo nuovo libro "Finchè non saremo liberi. Iran, la mia lotta per i diritti umani".

Con lucidità e fermezza, Shirin Ebadi ha analizzato la situazione in atto nel suo Paese, l'Iran, che ha dovuto lasciare da molto tempo a causa della persecuzione del regime, rifugiandosi in esilio a Londra. "Negli ultimi tempi sono state arrestate 20mila persone con l'accusa di spionaggio pro Israele e molte sono le esecuzioni capitali per la stessa accusa - ha raccontato - La verità è che temono semplicemente che la gente scenda in piazza per chiedere la fine di questo regime: per questo creano un clima di terrore".

Sulla fine di questo stato di cose, però, Shirin Ebadi continua a credere, e spiega: "Il regime potrà cadere in conseguenza di due fattori che dovrebbero pressare il sistema della repubblica islamica: la popolazione all'interno e all'esterno il fattore economico all'esterno. L'iIran non è mai stato così isolato: la Russia si guarda bene dall'intervenire in aiuto, e così la Cina. Il regime in questo momento versa in un profondo isolamento. Il comportamento dell'Europa, invece, non aiuta il popolo iraniano che cerca di liberarsi dal regime. Gli europei scendono troppo spesso a compromessi col regime iraniano, per tenerlo a bada e soddisfarlo. Oggi chiediamo agli europei di non prolungare la vita al nostro dittatore e di permetterci di combattere e vincere questa battaglia".

Molti gli esempi che Shirin Ebadi porta a sostegno del suo appello: "Credo sia stato imbarazzante per la vostra cultura arrivare a coprire le statue dei nudi, censurandole ai Musei Capitolini per la visita di Rohani a Roma, qualche anno fa. Una mancanza di rispetto per la vostra storia. Così come ritengo sia stata una pessima decisione rilasciare qualche mese fa la persona che avevate arrestato, vicina al regime iraniano: doveva essere estradato negli Usa ed è stato liberato e scambiato con Cecilia Sala: un comportamento che rafforza il regime e rende meno sicuri i cittadini europei che si trovano in Iran. per questo chiedo ai governi europei di non aiutare i regimi totalitari".

Un ultimo pensiero Shirin Ebadi lo riserva al movimento Vita e libertà, delle donne iraniane: "ha avuto un ruolo determinante nei cambiamenti della società iraniana, ha fatto indietreggiare il regime, evitando che fosse resa esecutiva la legge del Parlamento iraniano che doveva inasprire le punizioni per le donne "mal velate". E' diventato impossibile applicarlo a livello sociale: non puoi arrestare o perseguitare centinaia di migliaia di donne senza il velo, oggi la società è cambiata e si vede per le strade dell'Iran. Sono migliaia le donne che non portano il velo, e portano avanti la lotta contro il regime".

Il presidente di Fondazione Pordenonelegge, Michelangelo Agrusti, nell'incontro con la stampa accreditata al festival, affiancato dal curatore di Pordenonelegge Alberto Garlini, ha definito Shirin Ebadi "un'icona mondiale dell'impegno peri diritti umani, perchè magistralmente incarna una connessione emblematica, quella fra libri e libertà". (di Paolo Martini)

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