Netanyahu e il 'lavoro da finire' a Gaza: "Vergogna e follia" lo Stato palestinese

Il discorso del premier israeliano davanti a una platea semivuota all'Onu: "Né genocidio né fame". Hamas: "Boicottaggio discorso dimostra Israele isolato"

Benjamin Netanyahu - (Afp)
Benjamin Netanyahu - (Afp)
27 settembre 2025 | 00.18
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Una mappa, della situazione attuale in Medio Oriente, con un pennarello rosso per cancellare i nemici che Israele ha eliminato. Due quiz, a risposta multipla, per chiarire chi sta dalla parte del male e per evidenziare che Stati Uniti e Israele stanno entrambi da quella del bene. E un Qr code, su una grande spilla da bavero, dal quale accedere a un video sulle atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre del 2023 e che sono il motivo "per cui dobbiamo combattere e perché dobbiamo vincere". Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è presentato così all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, di fronte a una platea semivuota.

La protesta in aula

E' bastato il suo ingresso in aula per scatenare la protesta, con una salva di fischi, di oltre un centinaio di diplomatici di una cinquantina di Paesi, mentre qualcuno comunque applaudiva. Protesta organizzata dalla Turchia, con la maggior parte dei Paesi arabi e musulmani al seguito, ma anche qualche europeo, come il caso della Spagna, o sudamericano, come i delegati del Brasile usciti dall'aula con la kefiah palestinese.

L'sms agli abitanti di Gaza

Ma il discorso di Netanyahu, durato circa 45 minuti, questa volta è andato oltre l'aula dell'Onu, trasmesso dagli altoparlanti nella Striscia di Gaza e arrivato tramite sms agli abitanti dell'enclave palestinese. ''Dobbiamo finire il lavoro'' eliminando Hamas da Gaza, ha detto Netanyahu, insistendo sul fatto che Israele vuole farlo "il più velocemente possibile" e lanciando l'ennesimo ultimatum: "Deponete le armi, liberate tutti i 48 ostaggi o vi daremo la caccia".

La creazione di uno Stato palestinese sarebbe ''un suicidio nazionale'' per Israele e un premio per Hamas, ''una pura follia, un marchio della vergogna'', ha aggiunto rivolgendosi ai leader europei pochi giorni dopo che Francia, Gran Bretagna e altre potenze occidentali hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. ''Hanno ceduto, si sono arrese'', è l'interpretazione data da Netanyahu.

"Israele non vi permetterà di imporci uno stato terrorista", ha proseguito Netanyahu. "Non commetteremo un suicidio nazionale perché non avete il coraggio di affrontare i media ostili e le folle antisemite che chiedono il sangue di Israele", ha aggiunto. Parole dure anche nei confronti del presidente palestinese Mahmoud Abbas, la cui l'Autorità Nazionale Palestinese è a suo avviso "corrotta fino al midollo".

L'accusa di genocidio

Netanyahu ha anche contestato le accuse secondo cui Israele starebbe commettendo un genocidio a Gaza - le Idf inviano ''milioni di volantini'' per avvisare la popolazione civile prima dei raid - e affamando la popolazione palestinese, "è Hamas che ruba gli aiuti". Contestato dentro e fuori dall'Aula anche dai parenti degli ostaggi, Netanyahu si è rivolto direttamente a chi è ancora trattenuto nella Striscia, spiegando che è questa la ragione per cui ha fatto diffondere il suo discorso con gli altoparlanti a Gaza. "Non vi abbiamo dimenticato, nemmeno per un secondo. L'intera nazione è con voi e non staremo in silenzio né ci fermeremo finché non vi avremo riportati tutti a casa, vivi e morti", ha detto Netanyahu parlando in ebraico e poi in inglese.

Hamas: "Boicottaggio discorso Netanyahu dimostra Israele isolato"

Israele è sempre più isolato sulla scena internazionale e lo dimostra la decisione delle delegazioni di boicottare il premier israeliano Benjamin Netanyahu decidendo di lasciare la sala dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite quando ha iniziato il suo discorso. Così Hamas ha espresso apprezzamento per le delegazioni che hanno protestato contro Netanyahu in sede Onu.

"Boicottare il discorso di Netanyahu è una manifestazione dell'isolamento di Israele e delle conseguenze della guerra di sterminio" in corso, ha affermato in una nota Taher al-Nunu, consigliere per i media del capo dell'ufficio politico di Hamas.

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