
L'impegno è privo di "tappe intermedie", come ha precisato il ministro degli Esteri Antonio Tajani
I 32 Paesi alleati della Nato all'Aja si sono impegnati a portare la spesa annua per la difesa al 5% del Pil entro il 2035. Una "pietra miliare storica", per il presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump, visibilmente soddisfatto al termine del vertice, compresso in una mezza giornata per evitare che finisse come il G7 nell'Alberta, che il tycoon aveva lasciato dopo qualche ora. Un successo anche per il segretario generale della Nato Mark Rutte, che ha fatto di tutto, giocando in casa, nella sua città natale, per far sentire a proprio agio il presidente americano, senza il cui appoggio l'Alleanza atlantica sarebbe ben oltre la "morte cerebrale" dichiarata dal francese Emmanuel Macron qualche anno fa.
'Teflon', come è soprannominato per la sua abilità e la sua duttilità politica, ha mandato a Trump prima del summit, in privato, un messaggio che molti hanno giudicato eccessivamente adulatorio. Trump, che nessun leader europeo ha osato finora criticare, lo ha pubblicato via social. Imperturbabile, Rutte ha rivendicato di aver solamente constatato un "dato di fatto", cioè che senza Donald Trump gli alleati europei e il Canada non si sarebbero mai impegnati a raggiungere il 5% del Pil nella difesa entro cinque anni. Né avrebbero raggiunto tutti il 2% del Pil entro fine anno, come dovrebbero fare.
Quello del 5% è un impegno privo di "tappe intermedie", come ha precisato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che lo rende quindi sufficientemente "flessibile". Resta comunque molto impegnativo per le casse pubbliche di Paesi come la Francia e l'Italia, che hanno un debito pubblico elevato e che sono già sotto procedura Ue per deficit eccessivo.
Il 5%, come ampiamente preannunciato, si compone anzitutto di un 3,5% di spesa per la difesa vera e propria, cioè armamenti e truppe: Trump ha esortato gli alleati a spenderli in "hardware", cioè in armamenti, sottolineando, en passant, che le armi made in Usa sono di eccellente qualità.
Un altro 1,5% sarà speso per la "sicurezza", una categoria più ampia che include "proteggere le nostre infrastrutture critiche, difendere le nostre reti, garantire la nostra preparazione e resilienza civile, stimolare l'innovazione e rafforzare la nostra base industriale della difesa", come recita la dichiarazione approvata all'unanimità. Per Rutte, gli investimenti aggiuntivi nella difesa creeeranno "milioni" di posti di lavoro "aggiuntivi".
La Spagna di Pedro Sanchez, come ha notato Tajani, "ha firmato" la dichiarazione, ma ritiene, come ha spiegato il premier belga Bart de Wever, di poter raggiungere gli obiettivi di capacità militari spendendo meno del 3,5% del Pil l'anno. De Wever ha confermato che non sono previste clausole di opt-out per nessun alleato.
Il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares Bueno ha detto che Madrid spenderà il 2,1%, centrando comunque gli obiettivi di capacità. Trump ha definito "terribile" la mossa della Spagna, che, ha detto, "non vuole pagare" quanto deve. "Non lo permetterò", ha tuonato, minacciando ritorsioni sul piano commerciale.
A Sanchez, che in patria deve gestire uno scandalo che coinvolge uomini a lui vicini per presunta corruzione, con contorni boccacceschi, e potrebbe dover andare a elezioni, l'attacco di Trump potrebbe fare gioco sul piano interno, essendo stato l'unico leader europeo a fare una qualche resistenza al 'gringo'. Il presidente Macron ha sottolineato, dal canto suo, che scatenare una "guerra commerciale" tra alleati Nato è una "aberrazione". Tema che è stato sollevato anche dalla premier italiana, ha detto Macron.
Per il resto, Trump è sembrato pienamente soddisfatto: la dichiarazione dell'Aja ribadisce la validità dell'articolo 5, che in realtà non avrebbe bisogno di conferma perché già scritto nel trattato dell'Atlantico del Nord. Ma, con il timore di un ritiro americano dall'Europa che aleggia, riscriverlo aiuta a rassicurare le opinioni pubbliche degli alleati, specie di quelli più a est.
In realtà, come è stato osservato, gli Usa sono storicamente riluttanti a farsi trascinare nelle guerre europee: entrarono nella Prima Guerra Mondiale, iniziata nel 1914, solo nel 1917, e nella Seconda, avviata da Adolf Hitler nel settembre del 1939, solo dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbor, nel dicembre del 1941, dopo più di due anni.
Trump, che aveva minacciato di lasciare gli europei 'morosi' alla mercé delle mire revisioniste di Vladimir Putin, ha ribadito la validità dell'articolo 5, promettendo che gli Usa staranno con gli alleati "fino in fondo". Sull'Ucraina, l'atmosfera è decisamente cambiata rispetto alla presidenza di Joe Biden: la dichiarazione ribadisce gli impegni "sovrani" (quindi di ogni singolo Stato) al sostegno a Kiev. Rutte ha ribadito più volte, a voce, che esiste un percorso "irreversibile" dell'Ucraina verso l'adesione alla Nato, ma nella dichiarazione questo passaggio manca. L'olandese ha spiegato che questa volta si è voluto evitare una dichiarazione di "sessanta pagine", che ribadisce cose già dette e ridette, per focalizzarsi su alcuni punti principali.
Trump ha riconosciuto che la guerra in Ucraina, che pensava di poter arrestare in 24 ore, è "più difficile" delle altre da fermare. Il presidente ha detto di aver "problemi" sia con con Zelensky, che ha cacciato dalla Casa Bianca qualche mese fa, che con Putin. Il presidente russo, ha detto Trump, si è offerto di aiutare sull'Iran, ma "gli ho risposto che ho bisogno di aiuto sulla Russia".
Il tycoon ha rivendicato di aver sedato una guerra tra India e Pakistan, ha annunciato che nel weekend convocherà Ruanda e Congo per mettere fine ad una "guerra tremenda" nell'est della Repubblica Democratica, combattuta con i "machete" e, soprattutto, ha rivendicato di aver messo fine alla "guerra dei dodici giorni" tra Israele e Iran, "annientando" i siti nucleari iraniani, specie quello di Fordow. Lo stesso effetto, ha notato, che ebbero le atomiche di "Hiroshima e Nagasaki", che spezzarono la resistenza del Giappone nell'agosto del 1945.
Al tema Iran, che esula dalla competenza dell'Alleanza dell'Atlantico del Nord, ha dedicato buona parte della conferenza stampa alla Nato, attaccando e insultando ripetutamente ("feccia") i media a lui meno vicini, come il New York Times e la Cnn. Tv che, ha sostenuto, "guardano in pochi". Rutte ha definito Trump "un uomo di pace" anche per l'attacco ai siti iraniani.
Quanto a Kiev, il presidente americano ha risposto ad una reporter ucraina rifugiata in Polonia, dicendo che vedrà se può far avere "missili Patriot" anche al suo Paese, perché "ne abbiamo bisogno anche noi" e vengono forniti a Israele. Si è informato sul marito, che è sotto le armi in Ucraina, e le ha raccomandato di salutarglielo.
Trump ha detto di essere rimasto molto colpito dalla bellezza dell'Olanda, della quale ha apprezzato soprattutto "gli alberi", tanto che, ha osservato, "vorrei portarmene a casa qualcuno". Ha particolarmente gradito l'ospitalità della famiglia reale alla Huis ten Bosch, la residenza reale all'Aja, sottolineando di aver fatto colazione con il re Guglielmo Alessandro e la regina Màxima, "persone incredibili".
Insomma, Rutte, che ha organizzato il summit a casa sua, è riuscito a centrare l'obiettivo: placare Trump, evitando così il rischio di un ritiro precipitoso degli Usa dall'Europa, cosa che porrebbe serissimi problemi a molti Paesi, assuefatti dalla fine della Guerra Fredda al 'dividendo della pace' e con le forze armate ridotte al minimo. Per riuscirci, lo ha persino chiamato 'daddy', paparino, una trovata che ha divertito molto Trump (Video). A far sorridere il presidente americano, alla fine, soprattutto gli impegni assunti dagli alleati per raddoppiare, entro dieci anni, la loro spesa militare. Una cosa che gli americani chiedevano invano agli europei, come ha sottolineato sempre l'inossidabile Rutte, fin dai tempi del presidente Dwight 'Ike' Eisenhower. "I think I did it", ci sono riuscito, ha notato Trump con un largo sorriso.