
"Armi italiane per colpire in Russia? A Kursk non è aggressione"
Ci sono sicuramente "vari fattori", tra cui "elementi di tensione e nervosismo", a fare da sfondo al maxi-rimpasto di governo voluto dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ma quest'operazione politica "riflette soprattutto il logorio che avverrebbe in qualsiasi Paese dopo quasi due anni e mezzo di guerra". Lo afferma in un'intervista all'Adnkronos l'ex ambasciatore alla Nato e consigliere scientifico dell'Ispi, Stefano Stefanini, secondo cui il rimpasto nasce anche dalla volontà di Zelensky di presentarsi con una squadra "più affiatata" nella prospettiva di "un possibile negoziato con la Russia e di una possibile cessazione delle ostilità dopo le elezioni americane".
L'Ucraina vive una fase "particolarmente delicata" perché è all'offensiva a Kursk ma è sulla difensiva nel Donbass, dove si registra una limitata avanzata russa, spiega Stefanini, secondo cui non è singolare che in una guerra ci siano tensioni "sul fronte interno" su come si debba gestire il Paese e su quali siano le priorità politiche. "Come nel calcio, nel secondo tempo le squadre cambiano molti giocatori" per far fronte a "stanchezza e logorio", rimarca l'ambasciatore, secondo cui "ci saranno sicuramente divergenze d'opinione e su chi debba decidere, ma è un fatto fisiologico. Non la chiamerei lotta per il potere".
Stefanini ritiene che l'Ucraina voglia essere "nelle migliori condizioni possibili" dal punto di vista militare e politico in vista di un possibile negoziato con la Russia e della 'pausa' inevitabile ai combattimenti dovuti alle condizioni climatiche. "Ci sono ancora due mesi al massimo in cui la guerra si può spostare. Quindi per l'Ucraina è importante resistere all'offensiva russa nel Donbass e consolidare i guadagni territoriali nella regione di Kursk dopodiché si entrerà nella lunga pausa invernale - aggiunge - Le elezioni americane diranno sia all'Ucraina che alla Russia cosa aspettarsi dalla nuova Amministrazione a Washington".
L'ambasciatore interviene quindi nel dibattito - alimentato in un'intervista anche dall'ex primo ministro britannico Tony Blair - sull'opportunità o meno che l'Occidente consenta a Kiev di utilizzare le proprie armi in territorio russo. "Gli attacchi o comunque le azioni militari ucraine in territorio russo come quella in corso a Kursk non sono un'aggressione alla Russia", è la sua considerazione.
Questo genere di operazioni si inquadrano nella guerra "difensiva" che da due anni e mezzo l'Ucraina sta combattendo contro la Russia, prosegue Stefanini, secondo cui "è normale in una guerra di questo genere che l'aggredito cerchi di rispondere anche con dei cambiamenti del fronte". D'altronde, non manca di sottolineare Stefanini, Kiev ha indicato "molto chiaramente" di non cercare "annessioni territoriali, al contrario della Russia".
L'Italia finora si è sempre dichiarata fermamente contraria all'utilizzo delle proprie armi per colpire in territorio russo. "Questo fa parte dei rapporti bilaterali, delle condizioni a cui queste armi sono state concesse e risponde a valutazioni, nel caso particolare si tratta di una valutazione politica del governo italiano, ma non hanno - a mio avviso - nulla a che vedere con la natura difensiva della guerra ucraina, anche in quella parte che si svolge in territorio russo", conclude il consigliere dell'Ispi, secondo cui l'Ucraina "non sta prendendo di mira San Pietroburgo o Mosca", ma cerca di "aprire un secondo fronte in territorio limitrofo", mentre la Russia continua a colpire obiettivi "in profondità" come fatto di recente a Leopoli.