
Le strategie da seguire: i consigli della startup Clutch
Le giornate dei dipendenti sono diventate infinite: mail, call, notifiche e pochissimo spazio per concentrarsi davvero. Clutch, startup nata a Milano e attiva nel campo hr, osserva da vicino una frattura: da un lato le aziende che inseguono performance sempre più efficienti in mercati sempre più veloci, dall’altro i lavoratori che pretendono equilibrio, una maggiore attenzione verso la propria salute mentale e giornate lavorative sostenibili.
"Il rientro a settembre - spiega Lorenzo Cattelani, ceo e founder di Clutch - porta a galla nuove sfide, comuni a molte aziende: pressioni per mantenere alti gli standard spesso si scontrano con le aspettative dei dipendenti, sempre più interessati a tutelare il proprio equilibrio vita-lavoro. Tuttavia, sebbene il lavoro sia diventato sempre più veloce, digitale e frammentato, non significa che debba essere anche meno umano o sostenibile".
L’insidia più grande, secondo Clutch, è l’utilizzo distorto delle nuove tecnologie. L’Ia, ad esempio, può alleggerire il carico cognitivo, ma se gestita male diventa un moltiplicatore di stress e iperconnessione.
Tre sono strategie per non cadere nella trappola dell'infinite workday. 1) Difendere il tempo di concentrazione (Deep Work): Studi di neuroscienze cognitive mostrano che servono almeno 23 minuti consecutivi per tornare a uno stato di piena concentrazione dopo un’interruzione. Pianificare blocchi orari senza notifiche e comunicarlo esplicitamente al team consente di recuperare 'ore nette' di produttività strategica.
2) Rallentare i flussi comunicativi: le ricerche sull’overload informativo evidenziano che la richiesta costante di risposte immediate alimenta il cosiddetto 'cognitive switching penalty': ogni cambio di task comporta una perdita fino al 40% di efficienza. Ripensare le policy interne (ad esempio introducendo 'quiet hours' o riducendo l’urgenza delle risposte) significa non solo rispettare i tempi altrui, ma anche ridurre costi nascosti di produttività.
3) Gestire l’Ia come strumento liberatorio, non come acceleratore: gli algoritmi possono automatizzare fino al 40% delle attività ripetitive. Ma l’impatto positivo avviene solo se il tempo liberato non viene riempito da nuove attività a basso valore. Le aziende più avanzate destinano quelle ore a creatività, formazione e benessere, trasformando la tecnologia in un volano di crescita personale e non in un amplificatore di pressione.
"Settembre - conclude Cattelani - non dovrebbe essere il mese della rincorsa, ma quello della chiarezza. Ripensare la gestione del tempo non significa solo alleggerire le agende: significa ridisegnare i modelli organizzativi, restituire alle persone spazi di concentrazione e dare dignità al lavoro profondo e aziende che scelgono questa strada non misurano solo la produttività immediata, ma valorizzano energia, creatività e innovazione a lungo termine. Non serve correre di più: serve correre meglio".