Giorgio Armani, con l'ultima sfilata Milano e Hollywood omaggiano il Re

Da Richard Gere a Cate Blanchett e Samuel L. Jackson, parata di star per lo show alla Pinacoteca di Brera, l'ultimo disegnato dallo stilista. 700 ospiti per una serata memorabile tra musica dal vivo, lanterne ed emozione

Il finale della sfilata di Giorgio Armani alla Pinacoteca di Brera
Il finale della sfilata di Giorgio Armani alla Pinacoteca di Brera
28 settembre 2025 | 23.17
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Nella Pinacoteca di Brera, per la prima volta concessa a uno stilista, si è scritta l’ultima pagina della storia di Giorgio Armani. L’ultima collezione da lui disegnata e seguita fino all’ultimo giorno trasforma l’addio in un omaggio che riunisce il mondo della moda, del cinema, dell’arte e dello sport. Nel cortile regna un silenzio irreale mentre le luci si abbassano, e la musica di Ludovico Einaudi, che suona il piano dal vivo, circondato da centinaia di lanterne bianche, inizia a risuonare. Il pubblico resta in silenzio per tutto il tempo e l’emozione è palpabile.

Poi, al termine dello show tutti in piedi: una standing ovation lunga, intensa e un applauso sentito per l’uomo che ha insegnato al mondo che l’eleganza è questione di essenzialità. Se negli ultimi 50 anni Armani ha vestito Hollywood, stasera tutta Hollywood veste Armani. La Pinacoteca di Brera è per una sera il red carpet più sofisticato, per celebrare i cinque decenni del marchio, con il jet set globale chiamato a raccolta nel cortile del museo. Cate Blanchett, musa di Armani e sua Global Ambassador beauty, guida una prima fila che sembra uscita da una notte degli Oscar. Al suo fianco Glenn Close, incantevole in smoking, ricorda Armani come “una persona generosa e un amico”.

Lauren Hutton, la donna che insieme a Richard Gere ha portato lo stile Armani in ‘American Gigolo’, aprendo le porte di Hollywood allo stilista, è elegantissima in un completo bianco. E proprio Richard Gere è qui, accompagnato dalla moglie Alejandra Silva, a chiudere idealmente il cerchio di quell’incontro epocale tra cinema e moda. L’attore, da sempre associato ad Armani per lo stile, scherza dicendo che prima di conoscere Re Giorgio “non avevo neanche una cravatta”. Insieme a loro, Samuel L. Jackson e la moglie LaTanya Richardson, Spike Lee e Tonya Lewis Lee, Zhang Ziyi e Hu Ge, vere star del cinema asiatico, e una rappresentanza di volti europei e italiani del grande schermo: James Norton, Margherita Buy, Toni Servillo, Anna Ferzetti, Valeria Golino, Isabella Ferrari, Kasia Smutniak, Paola Cortellesi e il compagno regista Riccardo Milani, Giuseppe Tornatore e Marco Bellocchio.

Sul fronte internazionale, Eiza González, Miguel Ángel Silvestre, Carrie Wong, Nathalie Emmanuel e Jesse Williams portano il glamour delle serie tv più seguite, mentre il mondo della musica e della danza è rappresentato da Ludovico Einaudi, le cui note sono state scelte per la camera ardente dello stilista e che stasera si esibisce dal vivo, Roberto Bolle, Hugo Marchand e Alessandra Ferri.

A completare il parterre, un mix di icone di stile e creativi: le top model Bianca Balti, Marisa Berenson, Valeria Mazza, Afef Jnifen, Antonia Dell’Atte, Eugenia Silva, gli stilisti Dries Van Noten, Paul Smith, i fratelli Dean e Dan Caten di Dsquared2, Ronnie Fieg di Kith, e personalità della cultura come la senatrice a vita Liliana Segre, la figlia del Presidente della Repubblica Laura Mattarella, la direttrice del Teatro Franco Parenti Andrée Ruth Shammah. Non manca lo sport, con Federica Pellegrini e Matteo Giunta, e persino il calcio, con Dušan Vlahović tra i giornalisti Lilli Gruber e Myrta Merlino (con Marco Tardelli). Presenti anche Edoardo Ponti, figlio di Sophia Loren, e il fotografo-regista Francesco Carrozzini, figlio dell’indimenticata Franca Sozzani.

Il dress code per i 700 ospiti è black tie. Al termine dello show escono in passerella sottobraccio il compagno e braccio destro Leo Dell’Orco, e la nipote Silvana Armani, responsabili delle linee uomo e donna. Nessuna parola ma molta emozione. All’interno delle sale della Pinacoteca, una mostra celebra i 50 anni del marchio, come un contrappunto alla sfilata, un percorso immersivo che racconta l’evoluzione di un linguaggio estetico diventato universale, dai primi blazer destrutturati ai red carpet che hanno cambiato l’immagine delle star di Hollywood.

La passerella è una rappresentazione vivente dei due luoghi che hanno definito l’universo creativo di Giorgio Armani: Milano, la città che incarna la modernità e il lavoro, e Pantelleria, l’isola sospesa tra Europa e Africa, selvaggia e magnetica, che per lo stilista è sempre stata rifugio e ispirazione. È proprio tra questi due poli che si muove la collezione primavera/estate 2026, l’ultima a cui Armani ha lavorato di persona, un capitolo finale che apre idealmente la strada al futuro della maison.

Lungo la passerella, allestita sotto i portici della Pinacoteca, tutto ha la leggerezza di un respiro: giacche e completi allungati, abiti che si muovono morbidi, come sfiorati dal vento dell’isola. I tessuti cadono con naturalezza, avvolgono il corpo senza costringerlo, esprimendo l’idea di armonia tra persona e abito che è la cifra di Armani. La palette cromatica va dai neutri caldi e organici alle profondità del blu notte, con tocchi luminosi e preziosi che ricordano la luce mediterranea nelle ore più intense. Ogni capo sembra custodire un’emozione, trasformando il guardaroba in un’esperienza estetica e personale, fatta di pochi segni essenziali ma indelebili. Il paradosso del tocco Armani è proprio questo: un gesto deciso, tradotto in abiti che non hanno peso, che restano impressi nella memoria per la loro eleganza silenziosa.

E per sottolineare la portata di questo momento, tornano a sfilare i volti che hanno segnato la storia della maison. Modelle e modelli che negli anni hanno dato corpo alla visione armaniana – Nadège Dubospertus, Daniela Peštová, Markus Vanderloo, Gina Di Bernardo, Laura Reiff, Lavinia Birladeanu, Olga Sherer, Veronica Ruck, Veronika Pospisilova, Olga Serova e Agnese Zogla in chiusura, con un prezioso abito blu con il volto di Armani ricamato sopra, si muovono con passo lento, trasformando lo show in un racconto vivo della sua idea di donna e di uomo. In totale 127 look, 82 da donna e 45 da uomo, a comporre un affresco che riassume mezzo secolo di moda.

La sfilata chiude simbolicamente la Milano fashion week, dedicata interamente alla memoria dello stilista. La sera prima, ai Cnmi Sustainable Fashion Awards, l’ex direttrice di Vogue US, Anna Wintour, ha consegnato alla famiglia di Armani il Legacy Award, un tributo alla sua visione e al suo impatto nel ridisegnare il sistema moda.

Dopo la passerella, gli ospiti si trattengono per una cena leggera nel chiostro, un menu di assaggi dei grandi classici della cucina italiana - trofie al pesto con fagiolini e patate, orecchiette al pomodoro, mini hamburger e mini bun all'aragosta - in un’atmosfera intima, quasi raccolta. Le conversazioni si intrecciano, i ricordi scorrono, e tutti parlano dell’uomo che più di ogni altro ha insegnato a Milano, e al mondo, che lo stile non è mai eccesso, ma sottrazione.

Milano stasera saluta il suo re dell’eleganza con un gesto sobrio ma potente, fedele al suo stile, in una serata che resterà negli annali, come i suoi abiti. E mentre si chiude questo capitolo, resta la sensazione che la sua eredità sia già proiettata al futuro, pronta a ispirare le prossime generazioni di creativi che porteranno avanti il nome Armani. La scelta di Brera a sancire l’incontro definitivo tra moda e cultura alta, tra abito e opera d’arte. Armani chiude la sua storia come l’ha sempre vissuta: con rigore, coerenza e una visione che va oltre le stagioni. È il lascito di un creatore che ha trasformato la moda in linguaggio, e che oggi consegna alla sua maison un futuro saldo, costruito sulla forza di un’estetica che resta senza tempo. (di Federica Mochi)

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