Giuseppe Di Morabito, Icaro rinasce in passerella

Bustier di porcellana, ali di ferro, e creazioni couture per la primavera-estate 2026 dello stilista calabrese, che rilegge il Mito, donandogli un nuovo significato

Tre look della primavera-estate di Giuseppe Di Morabito
Tre look della primavera-estate di Giuseppe Di Morabito
26 settembre 2025 | 18.33
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“Non è un classico show” avverte Giuseppe Di Morabito nel backstage della Pelota, a Milano. Pochi minuti lo separano dalla presentazione della sua primavera-estate 2026, una collezione che si rivelerà un vero show, degno del palcoscenico di un teatro. Una performance artistica a tutto tondo, con tanto di ballerini sospesi in aria, per raccontare il mito di Icaro, che volò troppo vicino al sole fino a bruciarsi le ali. "Abbiamo deciso di fare un unico show all’anno, ogni volta più grande” spiega lo stilista calabrese, classe 1990, che dopo aver celebrato la presenza radicale del progresso scientifico con la performance di un umanoide che rappresentava il potere straniante della tecnologia, volge ora lo sguardo al mito di Icaro, allegoria dell’ingegno e del desiderio umano di assoluto ma anche del pericoloso rischio della caduta. Qui, però, la caduta non è fine rovinosa ma è sinonimo di rinascita.

“Il mito di Icaro è personale - racconta Di Morabito - anche io ho avuto la mia caduta ma non è stata la fine. Nel nostro racconto, Icaro si rialza, fortificato. Non con ali di cera ma con ali di metallo”. La collezione incarna questa idea di rinascita con una couture materica e quasi archeologica. Ci sono corsetti in porcellana dai quali fanno capolino rose vere, bustier ricamati a mano con perle e cristalli, piume, crochet e macramè tempestati di pietre. Il colpo di scena arriva con gli abiti ‘coltivati’: "Abbiamo collaborato con una designer chimica - spiega il designer -. Alcuni capi vengono immersi in soluzione salina per tre giorni e lasciati a cristallizzare: alla fine restano morbidi, fluidi, come sculture viventi”.

L’uso delle perle è centrale e autobiografico: “Sono un essenziale per me. Mi ricordano la mia infanzia in Calabria, quando le donne le indossavano per andare in chiesa ma rappresentano anche le lacrime. Questa collezione riflette il mio stato d’animo dopo un periodo difficile”. La palette accompagna il viaggio: dal bianco e nero alla terra, fino al rosso ardente che chiude lo show come un presagio di rinascita. A dare ritmo alla sfilata, una colonna sonora interamente generata dall’intelligenza artificiale: un segno di come Di Morabito continui a interrogarsi sul rapporto tra artigianato e futuro.

“Quest’anno introduciamo anche l’atelier - fa sapere lo stilista -. Realizziamo pezzi speciali, customizzati per celeb e artisti: abbiamo vestito Dua Lipa e Lady Gaga ha scelto dei pezzi. È un lavoro di couture, ma con la velocità che richiede il presente”. Con ‘La Caduta di Icaro’ Giuseppe Di Morabito consolida la sua posizione tra i designer italiani più visionari della sua generazione. È una collezione che parla di fragilità e forza, di memoria e desiderio, e che mette in luce il punto di forza del brand: unire artigianato estremo, sperimentazione tecnica e una sensibilità pop capace di attrarre la scena globale. Con questo atto secondo, sembra chiaro che il progetto sta crescendo verso un linguaggio sempre più personale e maturo. Una caduta che non spegne il volo ma lo spinge più alto. (di Federica Mochi)

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