Il presidente della commissione Cultura della Camera parla all'Adnkronos all'indomani della puntata sulla nomina di Beatrice Venezi alla Fenice. Pd: "Da Mollicone parole gravi su Report, Meloni e Donzelli condividono?"
"Quello di Report non è giornalismo d'inchiesta, ma giornalismo militante che ha provocato infiniti danni, anche economici, alla Rai. La puntata di ieri è stata l'ennesimo 'minestrone' di fatti in gran parte legali e legittimi, mescolati con nomine fiduciarie - comunque legittime - presentato in modo fuorviante. Questo tipo di giornalismo è interessato solo a confermare le proprie tesi, non a cercare la verità oggettiva". Così il presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone (FdI), commenta all'Adnkronos la trasmissione di Rai3 'Report', all'indomani della puntata in cui è stato intervistato sulla nomina di Beatrice Venezi alla Fenice.
Secondo Mollicone, "nella puntata è stata tagliata la parte in cui, oltre a spiegare che le nomine sono nel pieno rispetto della legge, invitavo il giornalista a venire a Montecitorio per approfondire come nelle legislature precedenti, i ministri passati (come Franceschini, Bonisoli, Bondi) effettuavano nomine analoghe in modo altrettanto legittimo". Il giudizio di fondo, per Mollicone, è che "il giornalista non fosse interessato alle risposte, ma solo ad affermare la tesi preconcetta contenuta nelle sue domande". L'esponente di FdI difende, dunque, la nomina di Beatrice Venezi, sostenendo una "disparità di trattamento rispetto a casi passati" e cita l'esempio di Diego Matheuz, nominato alla Fenice da Claudio Abbado "con soli tre anni di esperienza", mentre Venezi "vanta un'esperienza enormemente superiore, con 160 concerti sinfonici e 40 opere dirette. Fa bene a querelare tutti quelli che continuano a diffamarla".
Lo sciopero dell'orchestra, dunque, per il presidente della commissione Cultura è "pretestuoso" e motivato da "ragioni politiche", non dai diritti dei lavoratori e ricorda: "Questo governo, con il sottosegretario Mazzi, ha sbloccato il contratto delle fondazioni lirico-sinfoniche, fermo da anni". Quello di Report, ribadisce, "è un giornalismo militante che serve solo ad attaccare il governo, gli esponenti di governo e tutti coloro che hanno l'ardire di manifestare una simpatia per questo governo". Su questo "chiediamo l'intervento della Rai". E conclude: "Pur avendo espresso solidarietà a Sigfrido Ranucci - e siamo stati tra i primi a farlo - questo non ci impedisce di criticare duramente il format e il modus operandi del programma" che di fatto "vuole impedire al governo di centrodestra di governare e di nominare, secondo la legge, persone che riteniamo meritevoli".
"Le dichiarazioni del presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, contro la trasmissione Report e il suo conduttore Sigfrido Ranucci, rappresentano un ulteriore episodio grave e preoccupante - afferma in una nota il capogruppo del Pd nella commissione di vigilanza Rai Stefano Graziano - Parlare di 'giornalismo militante' e invocare 'un intervento della Rai' dopo la messa in onda di un’inchiesta giornalistica costituisce una forma evidente di ingerenza e pressione politica su un servizio pubblico che deve restare autonomo, libero e indipendente da qualsiasi condizionamento del potere. Invece di confrontarsi nel merito dei fatti riportati, che riguardano la gestione dei fondi pubblici da parte di esponenti di FdI e le modalità di nomine nel settore culturale, Mollicone sceglie di attaccare chi fa informazione, tentando di delegittimare il lavoro dei giornalisti".
"Un atteggiamento - prosegue - che stride con le parole di solidarietà espresse appena pochi giorni fa da Giovanni Donzelli e dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni nei confronti di Ranucci e della libertà di stampa. Ci chiediamo: quelle dichiarazioni valgono ancora, o oggi condividono la posizione di Mollicone?".
"La libertà di stampa e il diritto dei cittadini a essere informati non possono essere messi in discussione ogni volta che un servizio televisivo tocca nervi scoperti del potere politico. Il servizio pubblico non deve essere compiacente verso il governo di turno, ma deve rispondere unicamente al mandato costituzionale di garantire pluralismo, trasparenza e informazione indipendente", conclude.