
Per ragionare sulle spese per la Difesa, e sull’obiettivo che si è data la Nato di raggiungere il 2% del Pil nei Paesi che ne fanno parte, è bene partire dai numeri. Un punto fermo arriva dal piano “Il futuro della competitività europea”, appena presentato dall’ex presidente della Bce Mario Draghi: la spesa militare europea è insufficiente e frammentata, con solo dieci Stati dell'Unione Europea che rispettano l'obiettivo del 2% del Pil, ed è meno focalizzata sull'innovazione rispetto agli Stati Uniti. Tra gli Stati che sono più avanti, è significativo citare il caso della Svezia. Il governo svedese ha annunciato martedì 17 settembre un incremento di 13 miliardi di corone (1,15 miliardi di euro) delle spese per la difesa nel 2025, in risposta al deterioramento delle condizioni internazionali. Il Bilancio della Difesa svedese arriverà così a 138 miliardi di corone (12 miliardi di euro), pari al 2,4% del Pil, che permette a Stoccolma di superare l’obiettivo del 2% fissato dalla Nato. Sono previsti nuovi investimenti fino al 2030, con l’obiettivo di portare il budget della difesa al 2,6% del Pil entro il 2028. A che punto è invece l’Italia? Partiamo dalle parole spese dalla premier Giorgia Meloni durante l’ultimo vertice Nato. Negli ultimi anni, ha evidenziato, sono stati compiuti “progressi significativi per rendere più equilibrata la condivisione degli oneri nell’Alleanza, e l’Italia è oggi in grado di annunciare che la traiettoria della spesa per la difesa nel 2024 è in aumento”. Il 2%, ha aggiunto, “è tra i nostri obiettivi”, ma “non è l’unico” ha detto, sottolineando che “dobbiamo anche lavorare a un’industria della difesa innovativa e competitiva, che tragga vantaggio dalla complementarità tra Nato e Ue”. Ora, partendo dalla legge di Bilancio, servono le risorse per rispettare il percorso indicato. Secondo le indiscrezioni trapelate, la richiesta avanzata dal ministro della Difesa Guido Crosetto sarebbe pari a 2 mld per il 2025. L’obiettivo ipotizzato per il 2025 è infatti quello di raggiungere l’1,6% del pil, considerando che a oggi la spesa militare rappresenta circa l'1,45% del prodotto interno. Si guarda al 2028 come deadline per raggiungere l’obiettivo. La partita, nel suo complesso, si gioca anche se non soprattutto a Bruxelles. La proposta, sostenuta dall’Italia, di scorporare gli investimenti per la Difesa dal riformato Patto di Stabilità deve fare i conti con la nuova Commissione Ue e, in particolare, con il nuovo commissario all’Economia Valdis Dovmbroskis.