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												L’immaginazione può essere l’ultimo rifugio della libertà. Lo dice senza troppi giri di parole Caparezza in ‘Orbit Orbit’, il nuovo album in uscita il 31 ottobre per Bmg, nel quale il cantautore di Molfetta, al secolo Michele Salvemini, abbandona la gabbia concettuale dei precedenti dischi per costruire un universo parallelo dove suono e disegno coincidono. Un album accompagnato da un comic book di 250 pagine firmato dallo stesso artista insieme a Sergio Bonelli Editore, che unisce due linguaggi che per lui “ballano il tango”: la musica e il fumetto. Due forme d’arte che si sfiorano, si inseguono, si confondono fino a diventare un’unica orbita di significati, suoni e colori e una risposta privata a una crisi fisica e creativa.
Dopo ‘Prisoner 709’ e ‘Exuvia’ dove aveva raccontato la prigionia e la fuga, Caparezza ora parla di libertà. “L’unica libertà che nessuno può toglierti è l’immaginazione - dice -. Il titolo è una parola onomatopeica per descrivere questo concetto. Immaginare è il mio cibo da quando sono nato”. Ed è proprio da lì che nasce questo disco. ‘Orbit Orbit’ è la sua fiaba a lieto fine, la reazione a un periodo buio segnato dall’acufene e dalla perdita dell’udito: “Non se ne parla mai, ma è un problema diffuso tra i musicisti - osserva -. Da sei anni ci convivo, ho un apparecchio. Per un po’ mi sono sentito perso, non avevo più voglia di fare musica. Poi è arrivato il fumetto. Mi ha lanciato una ciambella di salvataggio. Ora sono felice e mi sento pacificato”. Caparezza racconta di essersi rigenerato a Lucca Comics & Games, dove quattro anni fa ha presentato la cover variant di ‘Exuvia’. Lì è rinato l’entusiasmo. Ha studiato sceneggiatura, scritto il suo primo fumetto e da quel racconto ha tratto ispirazione per il disco. “Questo album è il mio grazie al mondo dei fumetti”, spiega. E si sente: ogni traccia è una tavola.
Nel fumetto, tutto parte da un backstage di un concerto ai piedi di un bosco. Il protagonista - un cantante smemorato - sviene e da lì si apre un doppio piano narrativo: quello reale e quello immaginario, dove diventa un cosmonauta che affronta creature e simboli della mente. “Le due dimensioni si riflettono: se vibra un cellulare nella roulotte, nell’altro mondo si scatena un terremoto. Se parte un flash, diventa una supernova” spiega. Il disco segue la stessa logica, oscillando tra introspezione e fantascienza, tra filosofia e beat elettronici, in un viaggio che va da Rockets e Kraftwerk, da Moroder al rap più lirico e adulto. ‘Fluttuo, orbito’ apre il disco come un’introduzione spaziale che omaggia la space music anni ’70 e ’80, dai Rockets ai Ganymed. È il primo passo nel cosmo dell’immaginazione.
Ne ‘Il Pianeta delle Idee’, il cosmonauta atterra su un mondo arido popolato da spiriti-idee in cerca di un corpo. È una metafora sul blocco creativo, ma anche un tributo al manga ‘Galaxy Express 999’: "Le idee chiedono di essere accolte, se muore il pianeta muoio anch’io". Con ‘Io sono il viaggio’, Caparezza torna alla luce. “Spero sembri un disco felice, i tempi brutti sono andati” dice. Il pezzo pulsa di elettronica vintage, tra 'I feel Loved' di Donna Summer e The NeverEnding Story. Arriva poi ‘Darktar’, il villain della storia, “catrame oscuro” che rappresenta la negatività e il vittimismo: "La canto come se fosse lui a parlare". Nel cuore dell’album brilla ‘A Comic Book Saved My Life,’ dove Caparezza ringrazia il fumetto per avergli restituito la voglia di vivere e creare. Dentro c’è un sample originale dei Rockets, con cui ha collaborato direttamente: un brano emotivo e autobiografico, il suo ‘Last Night a Dj Saved My Life’. Segue ‘Il banditore’, la prima cover ufficiale della sua carriera: un omaggio a Enzo Del Re, il musicista che suonava percuotendo una sedia. È un grido di battaglia onomatopeico per tutti i fumettisti del cosmo.
‘Autovorbit’ riflette sulla nostalgia e sull’impossibilità del ritorno: "I ritorni sono sempre deludenti. Io voglio andare avanti. Mi chiedono spesso ‘perché non fai pezzi come nel 2003’? Non voglio, non c’è più la mia voce fastidiosa ‘caparezziana’ ma un Michele in purezza. Voglio sperimentare, non fare cose già fatte" rimarca. Una drum’n’bass aliena che suona come una dichiarazione. Con ‘Curiosity (Oltre il bagliore)’, l’album apre finestre su cosmo. La citazione è all’astronauta di Zocca, Maurizio Cheli, in un inno alla curiosità e alla ricerca, “motore dell’esistenza”. ‘Gli occhi della mente’ campiona Gianni Morandi (‘Deliri’) e parla del lato oscuro dell’immaginazione: il fanatismo, le illusioni, il delirio di chi confonde la realtà con la fede cieca. In ‘Come la musica elettronica’, Caparezza accetta il tempo che passa: “Sono contento di avere 52 anni - ammette - felice di vivere questa fase in cui è iniziato il lento processo di putrefazione al quale voglio assistere”. È un manifesto anti-giovanilista: niente rimpianti, semmai la maturità come rinascita. The ‘Nde’ (acronimo per la Near Death Experience) è un pezzo dispari, in 5/4, dove affronta la morte del ‘vecchio Caparezza’: “La cosa incredibile è che da me si aspettano che io torni il vecchio Caparezza”.
Con ‘Pathosfera’, si fa serio. È il brano più intimo, una riflessione sulla violenza dei social e l’assuefazione al male: “Il periodo attuale lo vivo come un incubo – riflette -. Trovo ci sia problema sociale, nel quale alle brutture si aggiunge quello che accade nei commenti dei social che hanno raggiunto un livello di sgarbo e violenza da cui è difficile tornare indietro. Si giustifica e si diventa impermeabili. E’ un mondo che è l’esatto opposto di quello che immaginavo a 20 anni. C’è ancora la guerra dietro casa, colonialismo e genocidio, cose che inaspriscono l’essere umano. Ci sono truppe che mentre commettono atrocità ridono e fanno balletti. Per me è agghiacciante: se ci abituiamo creiamo un nuovo standard e per questo ho scrutato questa canzone sul recupero dell’empatia. Recuperare l’empatia è fondamentale”.
In ‘Cosmonaufrago’, l’artista torna sulla Terra e si interroga ancora sulla libertà: “Lo spazio sconfinato è il luogo dell’immaginazione, ma anche del dubbio”. Infine ‘Perlificat’, chiusura corale con 76 elementi tra orchestra e cori. Una parola inventata che significa “creare per resistere”. “Io sarei l’ostrica e la realtà è il batterio - spiega Caparezza - Uno studioso di Van Gogh associa la perla all’atto creativo. Io mi sento un’ostrica sognatrice, la realtà per me sempre stato il batterio, e anestetizzo la realtà attraverso questi mondi. L’ho fatto con la musica e i miei show e ora con il fumetto”. Cos’è dunque questo ‘Orbit Orbit’? Non un ritorno ma un deciso passo avanti per l'artista. Un concept album, “il più concept di tutti”, nel quale “non volevo fare il giovanilista e fingere di avere vent’anni” ma “capire come fare rap oggi senza scimmiottare la gioventù, portando una mia visione” riflette.
Il risultato è un disco sicuramente visionario ma sincero, che preferisce la narrazione emotiva ai giochi di parole, la ricerca sonora alla nostalgia. Un disco ricco di citazioni - da 'Il piccolo principe' a 'Moby Dic'k, da 'Sandman' a 'Il Corvo' - e di lampi di filosofia pop. Nel 2026 Caparezza tornerà anche live con oltre venti date, partendo dal Rock in Roma e chiudendo alla Reggia di Caserta. Ma per ora, ‘Orbit Orbit’ è il suo universo parallelo: un atto d’amore per la creatività, per l’immaginazione e per il tempo che passa. Del resto, come ammette lui stesso, “musica e fumetto sono due linguaggi che ballano il tango” - e Caparezza ha trovato il modo di farli danzare anche nello spazio. (di Federica Mochi)