L'artista racconta il suo nuovo album, un progetto che lo riporterà dal vivo a gennaio con il 'Terapia Club Tour'
"La mia scintilla per scrivere è la malinconia, i sentimenti negativi. Quando sto bene, fondamentalmente, non scrivo". Parola di Corrado Grilli, in arte Mecna, che racconta all'Adnkronos il suo nuovo album 'Discordia, armonia e altri stati d'animo' e apre per la prima volta, e con convinzione, al palco del Festival di Sanremo: "Sì, perché no? Oggi ci andrei". L'artista, che da oltre un decennio ha costruito un percorso unico fondato sulla fragilità come punto di forza, torna con 12 tracce e si prepara al 'Terapia Club Tour' che partirà a gennaio.
"Il titolo è lungo e un po' complesso, ma rispecchia bene quello che c'è dentro", spiega Mecna. "Il disco parla tanto di stati d'animo e quello che mi ha accompagnato di più nella stesura è stato un buon mix tra discordia e armonia, perché senza l'uno non c'è l'altro. L'armonia è più riferita alla musica, al suono, e non è stato difficile. Ho capito che i brani che mi emozionavano di più avevano un'identità precisa, quindi è stato facile scegliere quali mantenere".
Questa ricerca di autenticità si traduce in un suono volutamente "grezzo e sporco", anche come reazione a un mercato musicale spesso iper-prodotto e perfetto. "È una trappola in cui un po' c'ero caduto anch'io. Con questo disco ho ritrovato invece molta istintività - sottolinea - e ho cercato di mantenerla nei dettagli, come una strofa registrata a casa o un testo scritto di getto e volutamente non più toccato". Una liberazione artistica che lo ha portato a superare i limiti autoimposti: "In questo disco, come nei miei primissimi lavori, sono andato 'all in' su un'identità precisa, senza preoccuparmi che fosse vario o meno. Mi sono liberato dei condizionamenti che mi mettevo da solo".
Questa nuova consapevolezza si riflette nella sorprendente apertura a Sanremo. "Penso sia sotto gli occhi di tutti che Sanremo si è adeguato a quello che succede nella musica italiana. Fino a qualche anno fa non era così, non rappresentava i nostri gusti", ammette. "Adesso il Festival rispecchia molto di più quello che la gente ascolta realmente". E a chi critica il rap 'addolcito' per l'Ariston, risponde: "I rapper non sono più rapper e basta. Oggi è tutto molto contaminato. Ci sta che in un contesto più nazionalpopolare un artista porti qualcosa di più melodico".
La conferma è netta: a Sanremo ci andrebbe "con un pezzo totalmente rappresentativo. Chi lo sa. Magari esce un pezzo e si prova. Poi provare non vuol dire essere presi". Uno sguardo positivo che si allarga a tutta la scena rap italiana: "Credo sia un buon momento. È arrivata la contaminazione, adesso possono convivere tante realtà diverse. Fino a una decina di anni fa quello che faccio io non era visto come una cosa 'real'. Oggi c'è molta più apertura".
A gennaio 2026 sarà la volta del 'Terapia Club Tour 2026', una tournée che si concluderà con un'unica data internazionale a Londra. "Spesso sono proprio i fan a dirti 'è stato terapeutico', il nome viene da lì. Sarà un concerto intenso", anticipa. Nel frattempo, un feat nel cassetto: "Il mio sogno è sempre Cesare Cremonini. Sono un suo grande fan e mi piacerebbe tanto vederlo in un contesto rap, anche solo campionandolo". di Loredana Errico