Il ministro della Giustizia: "Il magistrato che sbaglia deve pagare con la carriera o cambiare mestiere"
												"Il magistrato che sbaglia perché non conosce le leggi o le carte, o perché, per ottusità preconcetta, manda in prigione un innocente, non deve pagare con il portafoglio: deve pagare con la carriera, deve cambiare mestiere". Con queste parole nette, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha commentato la proiezione dei primi due episodi di "Portobello", la nuova serie diretta da Marco Bellocchio e presentata Fuori Concorso alla 82esima Mostra del Cinema di Venezia. La serie, dedicata al clamoroso errore giudiziario che coinvolse il presentatore televisivo Enzo Tortora, ha emozionato la Sala Grande con nove minuti di applausi, standing ovation e commozione collettiva.
Alla proiezione era presente lo stesso Nordio, che si è intrattenuto con un gruppo ristretto di giornalisti all'uscita dal Palazzo del Cinema al Lido. "Portobello", ha dichiarato il Guardasigilli, è "una fedele ricostruzione di una vicenda estremamente dolorosa che dovrebbe farci riflettere sulla carcerazione preventiva, sul fatto che molte persone entrano in carcere salvo poi essere riconosciute innocenti, che una parte della nostra popolazione carceraria cospicua è in attesa di giudizio, che molte indagini vengono fatte frettolosamente e quando vengono riparati i danni nessuno riparerà il dolore e i costi che sono stati fatti subire".
Nordio ha poi ammesso con realismo: "Io stesso come magistrato, operando qui a Venezia, sicuramente avrò qualche volta errato mandando in prigione delle persone che poi sono state dichiarate innocenti, perché l'errore giudiziario è fisiologico nella professione del pubblico ministero. Però non l'accanimento, non il pregiudizio e non la cattiva fede che è stata dimostrata in questo film da parte di alcuni magistrati. E se non è cattiva fede, è stata ottusità".
Il ministro ha rifiutato l'idea che all'epoca del caso Tortora si fosse trattato di una semplice superficialità: "Faciloneria è un termine formalmente riduttivo, mentre secondo me il termine esatto è ottusità".
Nel suo intervento, Nordio ha poi ricordato la riforma già approvata dal governo, che entrerà in vigore nell’agosto 2026: "Tra un anno entrerà in vigore la riforma che abbiamo voluto noi, che è già legge, ma che entrerà in vigore nell'agosto del 2026, quando la magistratura sarà ad organico pieno, per cui si può essere incarcerati soltanto con un'ordinanza collegiale, cioè con un'ordinanza emessa da tre giudici e non da un solo giudice come adesso". E ha aggiunto: "Se questa legge fosse già entrata in vigore, per esempio, anche altri provvedimenti cautelari anche recenti non sarebbero avvenuti".
Ricollegandosi ancora al caso Tortora, Nordio ha ripercorso le trasformazioni legislative che ne seguirono: "Entrò in vigore il codice accusatorio, che però è stato demolito, travisato, integrato e in parte anche imbastardito da tutta una serie di riforme che lo hanno snaturato. Il nostro progetto adesso, dopo la riforma costituzionale e il presumibile referendum, sarà quello di riportare il codice di procedura penale alle sue origini, che sono quelle garantiste, volute da Giuliano Vassalli, tra l'altro eroe della Resistenza, quindi non sospettabile di autoritarismo".
Interpellato dai giornalisti su eventuali responsabilità personali dei magistrati che commettono errori, Nordio ha risposto in modo netto: "No, è difficile dire che un magistrato possa pagare pecuniariamente per i propri errori, anche perché sono tutti assicurati. Il magistrato che sbaglia perché non conosce le leggi o perché non conosce le carte, che sono i due momenti fondamentali del processo, o perché, ripeto, per ottusità preconcetta manda in prigione degli innocenti, è inutile pensare che possa pagare con il portafoglio. Deve pagare con la carriera, deve cambiare mestiere".
Lunga ovazione per il regista Marco Bellocchio e per l'attore protagonista Fabrizio Gifuni, che presta volto e voce a Enzo Tortora, simbolo di una giustizia che può sbagliare e che ha il dovere di imparare dai propri errori. Con "Portobello", il cinema torna a interrogare la coscienza civile del Paese. (di Paolo Martini)