Le poesie del cantante dei Rammstein per la prima volta tradotte in italiano raccontano il suo volto più autentico. I traduttori Achim Seiffarth e Claudia Lisa Moeller: "Atto dovuto, presto anche l'opera del padre Werner"
Chi conosce Till Lindemann soltanto attraverso la musica industriale dei Rammstein o le performance estreme del suo percorso solista rischia di rimanere spiazzato sfogliando 'Notti Silenziose', l’edizione italiana di ‘In stillen Nächten - Gedichte’, appena pubblicata da Felix Editore nella traduzione di Achim Seiffarth e Claudia Lisa Moeller. Eppure è proprio in questo scarto, tra l’immaginario pubblico dell’artista e la pagina scritta, che si rivela il cuore più autentico della sua poetica. Lindemann arriva alla poesia con un bagaglio iconografico già noto: musica metal, performance estreme fatte di fuoco e fiamme e una buona dose di provocazione e oscenità. Ma nelle sue liriche la violenza, il sesso e il sangue diventano materia letteraria, filtrata da un’ironia feroce e da una consapevole messa in scena dell’io. Fin dall’inizio della raccolta, l’autore invita il lettore a “venire a vedere” il suo dolore, dichiarando apertamente il gioco: l’eccesso è una maschera, una posa esibita con autoironia.
Il narratore poetico di ‘Notti Silenziose’ è spesso un uomo senza inibizioni, capace di immagini crude e disturbanti ma altrettanto pronto a ribaltarsi in caricatura, a prendersi in giro, a smontare la propria presunta onnipotenza. Le rime ardite, talvolta volutamente sbilenche, i giochi fonetici, l’uso spregiudicato del grottesco collocano Lindemann in una tradizione ben precisa: quella della poesia di lingua tedesca che non ha mai separato davvero 'alto' e 'basso', letteratura colta e cultura popolare. "Come siamo arrivati ai libri di Till Lindemann? Tutto è nato a Lipsia, città natale dell’autore e storicamente legata al mondo dei libri - raccontano Seiffarth e Moeller all'AdnKronos -. Proprio lì, tra librerie e biblioteche, ci siamo imbattuti nei testi di Lindemann: padre e figlio, Werner e Till. I volumi erano di fatto scomparsi dal mercato tedesco e reperibili solo nell’usato a cifre molto elevate. Una lunga ricerca ci ha permesso non solo di recuperarli ma anche di capire che si trattava di veri e propri libri cult, ancora molto richiesti. Da qui l’idea di proporli per la prima volta al pubblico italiano".
Tradurre Lindemann è stato "un atto dovuto" rimarcano. Lindemann "è un cantante che riempie arene ma la sua opera letteraria non ha mai ricevuto un’attenzione culturale proporzionata, soprattutto in patria (nemo propheta in patria d’altronde). Lindemann affronta senza timore temi centrali e attualissimi: dalla violenza di genere all’ossessione del corpo, fino al cinismo delle relazioni contemporanee. Sotto la provocazione e le illustrazioni spinte, troviamo una scrittura sorprendentemente sensibile e intima. Si pensi alle poesie sulla paternità". Come sottolineano Seiffarth e Moeller nella postfazione, l’universo poetico di Lindemann dialoga apertamente con Goethe, Eichendorff, Heine, Brecht, con il Simbolismo e il primo Espressionismo, ma anche con le filastrocche crudeli di Wilhelm Busch e con la ‘Ballade’, genere narrativo che attraversa secoli di poesia tedesca ed è stato spesso musicato.
Non è un caso: la musicalità è strutturale nei suoi versi, e molti testi della raccolta sono diventati canzoni, videoclip, frammenti di un linguaggio che espande la parola attraverso suono e immagine. Accanto alla brama sessuale e alla violenza, emerge però un altro Lindemann: quello della compassione, delle ferite dell’infanzia, della sofferenza quotidiana, della denuncia della brutalità maschile. Le poesie raccontano un mondo di desideri mai appagati, di esclusione, di nostalgia. È la Zerrissenheit, la lacerazione dell’anima, cifra profonda della cultura tedesca, incarnata simbolicamente nella figura del marinaio: sempre in viaggio, sospeso tra Heimweh e Fernweh, tra il desiderio di partire e quello di tornare.
Questa tensione attraversa anche il Till Lindemann visto dal vivo il 12 dicembre scorso a Milano. Sul palco, tra immagini estreme e teatralità ossessiva, l’artista tedesco continua a costruire un personaggio che appare e scompare, si moltiplica e si dissolve, proprio come nei suoi videoclip e nei suoi testi poetici. La giovinezza che sfugge, la virilità che si incrina, l’eros che diventa ossessione e grottesco: temi che nella musica esplodono ma che sulla pagina trovano una forma più silenziosa, più stratificata, forse più inquietante ma non per questo meno vera.
‘Notti Silenziose’ è dunque molto più di una curiosità per fan ma un volume che rivela quanto Lindemann sia profondamente radicato in una tradizione letteraria precisa, e quanto la sua provocazione non sia mai fine a sé stessa. E le sorprese non finiscono qui. "Stiamo già lavorando anche sull’opera del padre Werner - annunciano i traduttori - convinti dell’importanza di riportare in Italia voci significative della letteratura dell’ultima decade della Ddr, di cui Till Lindemann (1963) è parte integrante". (di Federica Mochi)