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Roma, cadavere nel carrello: negli scheletri di cemento di 'Penicillina 2' spaccio e prostituzione

Roma, cadavere nel carrello: negli scheletri di cemento di 'Penicillina 2' spaccio e prostituzione
01 settembre 2023 | 18.14
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Il tentativo di trascinare il corpo al di fuori delle palazzine per “eliminare” il problema e scongiurare l’arrivo di polizia, si è rivelato un insuccesso. Il subsahariano trovato in un carrello della spesa in pieno giorno con un proiettile all’addome ha acceso i riflettori su un’altra periferia dilaniata dall’indifferenza. Dopo Primavalle, dove in un carrello due mesi fa trovarono il corpo di una ragazzina di 17 anni, dopo Caivano e Tor Bella Monaca, ecco Tor Cervara e gli scheletri della “Penicillina 2”, un’altra vergogna romana all’ombra della più celebre “ex Penicillina” sulla vicina via Tiburtina. È in uno di questi ammassi di cemento iniziati e mai finiti che la vittima ancora senza un nome sarebbe stata ferita con un colpo d’arma da fuoco all’addome, trascinata fuori con un carrello della spesa e abbandonato all’incrocio con via Raffaele Costi.

Quando l’ambulanza è arrivata per la vittima non c’era ormai più nulla da fare. E “perlustrare” gli scheletri di cemento a duecento metri di distanza, per gli agenti della polizia scientifica, è stato naturale. Ancora vivo, quando una volante della Polizia lo ha notato, non poteva aver fatto tanta strada. E la presenza delle divise e delle camionette del reparto mobile nella enclave degradata all’ombra dell’autostrada non è stata gradita dagli occupanti. Momenti di tensione si sono verificati tra alcuni uomini che, dalle palazzine senza mura, hanno urlato insulti e minacce ai poliziotti. Qui, tra i panni stesi e alloggi ricavati con il solo soffitto a riparare dalle intemperie, la vittima sarebbe stata ferita a morte. “È lo schifo - racconta all’Adnkronos un vigilantes che spesso fa servizio all’ingresso - Noi in qualche modo abbiamo il compito di tamponare il peggio, ma ogni giorno avviene di tutto, tra spaccio e prostituzione. Ne vedo tante, di ragazze, entrare e uscire da questi scheletri per vendersi in strada. Ci abiteranno in duecento, trecento. Sono di tutte le etnie, africani, albanesi, italiani. Non hanno nulla, luce, gas. Con i carrelli fuori al cancello, su uno dei quali hanno caricato il corpo, trasportano le taniche piene d’acqua che prendono da un tubo di una fabbrica qui accanto”. (di Silvia Mancinelli)

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