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Ex Ilva, ultimatum dei sindacati: ora governo decida e ne assuma il controllo

11 dicembre 2023 | 16.39
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Attesa Fim Fiom Uilm per nuovo round a Palazzo Chigi il 20/12: senza risposte "rimarremo qua"

L'ex Ilva - Fotogramma
L'ex Ilva - Fotogramma

Il governo decida di assumere il controllo di Acciaierie d'Italia, estrometta Mittal e affidi ad un altro partner industriale il futuro della gestione dell'ex gruppo Ilva. E' questo l'ultimatum che Fim Fiom e Uilm hanno inviato oggi al governo in una conferenza stampa tenuta in piazza, di fronte a palazzo Chigi in attesa del nuovo confronto convocato dalla presidenza del Consiglio per il 20 dicembre prossimo, alla vigilia di quella che dovrebbe essere, dopo 3 rinvii consecutivi, l'assemblea risolutiva per Acciaierie d'Italia e il futuro, oltre che della produzione del gruppo anche di circa 20 mila lavoratori, tra diretti e indiretti.

"Il tempo è scaduto, il 20 vogliamo risposte"

Un finale di partita non facile per l'esecutivo e ancora tutto da scrivere ma il cui epilogo per i metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil non ha più alternative. E in caso di mancate risposte o di risposte che perpetuino la situazione attuale in cui ArcelorMittal resterebbe socio di maggioranza i sindacati avvertono: "Non staremo fermi, rimarremo qua", lasciando intendere forme di proteste simboliche davanti alla sede del governo.

“Il 20 dicembre il governo ci deve dire qual è la proposta che hanno messo in piedi per salvaguardare 20mila posti di lavoro, l’ambiente e la produzione di acciaio. Non può continuare a prendere tempo. La verità è che ogni governo ha pensato che la questione sarebbe stata risolta dal governo successivo: e siamo arrivati ad oggi, ma i lavoratori non sono cerini, sono persone con una grande dignità e chi fa politica deve assumersi la responsabilità delle decisioni e fare proposte”, ammonisce il leader della Uilm, Rocco Palombella, ricordando come il bilancio dei 4 anni di affidamento al socio di maggioranza ArcelorMittal sia sotto gli occhi di tutti. "Non c’è stato un anno senza l’utilizzo della cig o con un livello produttivo minimo. Non hanno speso un euro e ora chiedono il conto”, elenca.

E' contro ogni tentazione del governo di rinviare ulteriormente la decisione su Adi anche la Fiom: “Se la risposta definitiva non arriva? Rimaniamo qua a palazzo Chigi, così magari il dossier sarà affrontato considerato che la situazione non è più procrastinabile", avverte il leader Fiom, Michele De Palma che per il 20 dicembre si attende al tavolo una compagine di governo al completo. "I tempi dei confronti tecnici sono finiti. Sarebbe un atto di irresponsabilità non presentarsi al tavolo con uno schieramento adeguato e senza proposte. Ora la decisione è solo politica e il governo ha la responsabilità politica di prenderla", aggiunge chiedendo per quella data "risposte definitive" che per le tute blu della Cgil si potrebbero tradurre solo in "una gestione da parte dello Stato con interventi di garanzia degli impianti”.

Obiettivo: salvare Acciaierie D’Italia

La situazione dell'impianto di Taranto, d'altra parte è allo stremo, spiega senza mezzi termini il leader Fim, Roberto Benaglia. “Siamo di fronte ad una sola grande necessità: salvare Acciaierie D’Italia. Ormai è fermo anche il penultimo altoforno, Afo2, e gli impianti sono al minimo storico.

Di fatto non si lavora più e nelle prossime settimane si potrebbero fermare definitivamente le attività", elenca dettagliando l'unica strada che resta al governo: "lo Stato prenda il controllo della società, poi metta manager che sappiano investire sul futuro di questa azienda, metta risorse per rilanciare gl’impianti e per far ripartire gli altiforni e l’attività produttive e, infine, trovi nuovi soggetti privati con cui in futuro costruire la nuova gestione dell’ex gruppo Ilva”. Decisioni delicate ma che vanno prese per le tute blu della Cisl, "tutte assieme". "E' il momento della responsabilità perché l'Ilva è un grande banco di prova della capacità industriali di questo Paese e della capacità del governo di fare politica industriale”, ammonisce ancora.

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