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Granchio blu, Fedagripesca: "Solo 10 crostacei su 100 finiscono a tavola, resto va smaltito"

"Lagune rischiano di diventare sterili, senza cozze e vongole". L'allarme di Paolo Tiozzo, vicepresidente Fedagripesca Confcooperative

Granchio blu, Fedagripesca:
24 settembre 2023 | 16.16
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"Oggi peschiamo 20mila chili di granchi blu al giorno, i pescatori stanno cercando di contenere il fenomeno, ma c'è da dire che solo una piccola percentuale, tra i 5 e i 10 esemplari ogni 100 hanno le caratteristiche richieste dal mercato. Una su tutte è la grandezza affinché siano acquistati dalle pescherie e dalla Gdo. Il resto deve essere smaltito, ovvero buttato". Ad affermarlo è Paolo Tiozzo, vicepresidente Fedagripesca Confcooperative, intervistato dall'Adnkronos.

"Oggi vendere il granchio blu porta nelle casse dei pescatori 3mila euro al giorno, smaltire il prodotto che non piace al mercato, ne costa 100mila di euro" sottolinea. Ed aggiunge: "per questo motivo i vari consorzi, quello degli acquacoltori tra la Sacca di Scardovari e la Laguna di Barbamarco in Veneto e quello tra Goro e Comacchio nel ferrarese in Emilia Romagna, hanno stanziato da subito un contributo, intorno ad un euro al chilo, per i propri associati in maniera che ci sia un ritorno economico per la raccolta".

Quanto alle caratteristiche di questa specie aliena Tiozzo rimarca come "il granchio maschio è più grosso mentre la femmina essendo più piccola e avendo le uova, sia meno appetibile per il mercato. Il problema di fondo riscontrato da alcune di imprese che hanno cercato di lanciarsi nel business - sostiene l'esperto - è proprio il rischio di non avere una quantità adeguata di granchi con caratteristiche idonee anche all'export in quanto c'è richiesta negli Usa.

E poi c'è "il rischio è che la laguna diventi sterile a causa del granchio blu". Il crostaceo infatti "sta arrecando un danno enorme all'ecosistema marino prima ancora che di natura economica, - spiega - sta divorando interi allevamenti di vongole e cozze nella zona del Delta del Po, laddove c’è l’economia più fiorente legata a questa produzione e dove si trova un importante patrimonio di biodiversità che è tutelato".

"Questo granchio ormai è diventato endemico, non potremo più liberarcene. Ma dobbiamo imparare a conviverci. - aggiunge - Da un lato, quindi, dobbiamo pescarlo il più possibile, bonificare le aree produttive, acquistare nuovo seme perché quello che avevano i produttori è andato distrutto, e poi recintare e proteggere le aree di semina. Per questo però occorrono investimenti e i produttori non possono essere lasciati soli in questa battaglia economico, sociale e ambientale" lamenta Tiozzo.

E un appello accorato arriva dai pescatori italiani al governo a ottenere dall’Ue "una deroga alle norme comunitarie ambientali per la pesca in modo da poterlo catturare a poche miglia dalla costa, con reti a strascico, draghe idrauliche in grado di prelevare il maggior numero di granchi possibili".

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