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Patuelli (Abi): "Urgente una riforma per contenere il debito pubblico"

Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli in un incontro col presidente di Assilea Carlo Mescieri, al Salone del Leasing in corso a Milano

Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli (Fotogramma)
Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli (Fotogramma)
25 ottobre 2023 | 11.50
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"In Italia, negli anni, ci sono stati molti 'cultori' del debito pubblico, convinti che si trattasse di un pozzo dal quale ricavare risorse economiche da distribuire; ma il debito pubblico non è un pozzo senza fondo, purtroppo lo si deve pagare. Dunque il contenimento della spesa pubblica e del debito pubblico sono la prima riforma da fare". Così il presidente dell'Abi Antonio Patuelli in un incontro con il presidente di Assilea Carlo Mescieri al Salone del Leasing in corso a Milano.

"Noi -spiega Patuelli- abbiamo avuto alle spalle 20 anni di euro con dieci anni di tassi vicini allo zero; purtroppo, specie in questi dieci anni, è stata persa l'occasione di ridurre il debito pubblico quando costava poco ed era più facile ridurlo. Ora siamo in una condizione in cui non solo l'Italia, ma anche molti altri Paesi europei durante la pandemia lo hanno aumentato. L'Italia partiva da un debito più alto, di conseguenza oggi si trova con un debito pubblico accresciuto e con costi accresciuti per mantenerlo perché nel frattempo sono intervenuti inflazione ed aumento dei tassi".

E allora, oltre al contenimento della spesa pubblica e del debito pubblico, servono anche altre riforme, sempre per cercare di ridurre il debito pubblico: "Sono le privatizzazioni di tutto ciò che non è essenziale per la tutela civile economica e sociale dei diritti dei cittadini -avverte il presidente dell'Abi-. E non per favorire la spesa pubblica, ma per ridurre il debito pubblico. Perché le privatizzazioni, senza la riduzione del debito pubblico, è come chi si mangia il capitale per pagare gli interessi, non vanno in una direzione di risoluzione".

"L'Italia è carente di capitali e di investimenti e deve attrarre investimenti sia con capitali italiani che con capitali europei e internazionali; ma per poterlo fare deve avere un Fisco competitivo rispetto a quello degli altri Paesi".

"L'Ue -spiega Patuelli- deve costruire un Fisco europeo, ma finché non ci sarà è necessità dell'Italia, nella sua sovranità fiscale, adottare aliquote e procedure che siano competitive, non più gravose dei principali protagonisti europei perché altrimenti i capitali vanno altrove. Anche in termini di gettito, avere aliquote un po' più basse non significa avere meno introiti per il Fisco, ma significa avere più investimenti e dunque più introiti".

"Come ogni innovazione, l'intelligenza artificiale ha vantaggi e rischi, ma non essendo soggetto né fisico né giuridico, il primato dell'umanesimo, e dunque della responsabilità delle persone, non verrà mai meno".

"Qualche decennio fa -ricorda Patuelli- si parlava di innovazioni tecniche, poi si è parlato di innovazioni tecnologiche e oggi si parla di intelligenza artificiale. Si tratta sempre e comunque di innovazioni della scienza applicate alle attività economiche, che non finiscono; l'intelligenza artificiale non è la fine della ricerca scientifica, ma prosegue e l'applicazione all'economia continuerà".

"La cosa fondamentale -prosegue- è che l'intelligenza artificiale di oggi, così come la tecnologia di ieri, non possono responsabilmente vivere senza una guida da parte dell'essere umano. Tutto è incardinato sulle responsabilità delle persone, che non possono sfuggire alle loro responsabilità addossandole all'intelligenza artificiale. L'intelligenza artificiale -ribadisce il presidente dell'Abi- non è un soggetto né fisico né giuridico, ma dipende da soggetti fisici o giuridici, e questi ultimi a loro volta dipendono da soggetti fisici. Il primato dell'umanesimo, e dunque della responsabilità delle persone, non verrà mai meno".

"I vertici della Bce e della Banca d'Italia - ha precisato - , dal momento che si tratta di organi di vigilanza, hanno dei flussi riservati sugli andamenti delle banche; ebbene, il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, pochi giorni prima della conclusione del suo mandato, è venuto in Abi al comitato esecutivo di pochi giorni fa e ha testimoniato che lo stato di salute medio delle banche operanti in Italia è migliorato. Chiaramente ce ne sono alcune, tra le piccolissime che qualche problemuccio lo hanno, ancorché meno grave che in altri tempi".

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