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Taxi, Di Giacobbe (Unica Cgil): "Stato agitazione resta"

08 agosto 2023 | 17.39
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(Fotogramma)
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"Lo stato di agitazione resta" e questo nonostante gli interventi annunciati ieri dal Governo al termine del Consiglio dei ministri sui taxi. "Resta anche il giudizio sull'inopportunità di questo intervento": "ora attendiamo di vedere come uscirà il decreto dalla Camera e dal Senato e continuiamo ad aspettare l'emenazione dei decreti attuativi del 2019". Ad affermarlo all'Adnkronos è il coordinatore nazionale dell'Unica Cgil, Nicola Di Giacobbe.

"Avevamo annunciato lo sciopero generale se non fossero arrivate le modifiche sullo status di un tassista", spiega Di Giacobbe. Il cumulo delle licenze "trasformava il tassista in un imprenditore. Invece il tassista è un artigiano che vive dal proprio lavoro non sfruttando il lavoro degli altri", aggiunge il sindacalista confermando "lo stato di agitazione" perché "il decreto annunciato dal governo deve essere convertito in legge e quindi in sede parlamentare può anche essere peggiorato. Lo stato di agitazione quindi resterà fino a quando non vedremo la legge", sottolinea Di Giacobbe.

In ogni caso, osserva, "quello che contestiamo al governo e di essere entrato a gamba tesa con un decreto su delle materie che competono a regioni, province e comuni. E questo problema resta. Oggi i comuni hanno tutte le leggi e tutte le normative per adeguare o trovare un equilibrio tra la domanda e l'offerta". L'intervento del governo, invece, "mira a deregolamentare il settore non a regolamentarlo. Se si voleva regolamentare l'uso delle piattaforme bastava attuare il Dpcm per regolamentarle, per equilibrare l'offerta e la domanda c'è il decreto sul Ren per stabilire il numero dei veicoli che operano e migliorare l'efficienza del servizio se fosse necessario".

Per Di Giacobbe il risultato di questo intervento del governo quindi "è nullo" : "una volta che sarà passata la legge aumenterà l'organico? no. I comuni cambieranno le regole? no. Per che cosa è intervenuto il Governo? Quando i comuni, le province e le regioni chiedevano investimenti in infrastrutture, nei trasporti per la metro non sono arrivate risposte. Il Governo non è stato in grado di rispondere e ha preferito prendere come bersaglio il trasporto privato dicendo agli enti locali: 'non ti do i soldi per il trasporto pubblico e interveniamo sulla mobilità attraverso quello privato. Ma questo non è quello che vogliono i cittadini che chiedono di muoversi con il trasporto pubblico locale e non con la macchina con l'autista".

Per coordinatore nazionale dell'Unica Cgil anche il raddoppio dell'ecobonus per l'acquisto dei taxi non è una risposta ai problemi del settore: "Il problema dell'uso dell'auto elettrica non dipende solo dai costi proibitivi dipende anche dal fatto che in alcune realtà al momento la mobilità elettrica non è applicabile. Ad esempio a Roma ci sono 130 chilometri di diametro, basta una batteria per lavorare? e i punti di ricarica bastano?".

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