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Unicredit e Generali (con Mediobanca) eterna promessa della finanza. Si può fare?

L'indiscrezione del Foglio rilancia l'ipotesi, cosa può esserci di diverso rispetto al passato

Torre delle Generali  - FOTOGRAMMA
Torre delle Generali - FOTOGRAMMA
23 febbraio 2024 | 15.49
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Dossier che tornano, banche d'affari che fanno simulazioni, indiscrezioni che si rincorrono. Un'operazione che coinvolga Unicredit e Generali, con il contributo di Mediobanca, è l'eterna promessa della finanza italiana. Una suggestione che ricorre, con una logica industriale e tante incognite di sistema. L'intreccio degli azionisti e le grandi battaglie innescate per scardinare la centralità di Piazzetta Cuccia sull'asse Milano-Trieste si sono fino a oggi ricomposte in uno status quo che garantisce un equilibrio consolidato, con Mediobanca socio principale di Generali.

Il profilo di Unicredit, per scelta e vocazione del Ceo Andrea Orcel, non è quello di una banca di sistema che si presta a operazioni che hanno motivazioni 'politiche'. Questo non toglie che, a determinate condizioni, la maxifusione possa essere ricondotta nell'alveo delle operazioni di mercato. Lo suggeriscono la capitalizzazione della banca di Piazza Gae Aulenti, cresciuta oltre i 50 miliardi, l'eccesso di capitale di 10 mld che diventa liquidità da poter destinare a operazioni straordinarie, e anche la reazione della Borsa ai rumors rilanciati dal Foglio, con i titoli coinvolti (soprattutto Generali e Mediobanca) in grande evidenza.

Da un punto di vista industriale, come si è sempre sostenuto da più parti, nascerebbe un polo bancario e assicurativo capace di competere con gli altri giganti della finanza globale. Un tema, quello dimensionale, che cambierebbe prospettiva non tanto a Unicredit, che è già una tra le prime banche in Europa, quanto al Leone di Trieste, come a gran voce richiesto da Francesco Gaetano Caltagirone e da Leonardo Del Vecchio (quando era ancora in vita). Oggi Delfin, la holding degli eredi del patron di Luxottica, e lo stesso Caltagirone potrebbero considerare il nuovo schema, con Unicredit come riferimento, una seconda, anzi una terza occasione dopo la sconfitta subita all'assemblea dei soci di Generali di fine aprile 2022 e il successo della lista del cda, quella a sostegno dell'Ad Alberto Nagel, nell'assemblea di Mediobanca di ottobre 2023.

L'ipotesi di un'operazione Unicredit-Generali è stata avanzata più volte e, con particolare insistenza, esattamente due anni fa. Allora il Ceo del Leone di Trieste Philippe Donnet chiuse decisamente la porta, "sarebbe un indebolimento di entrambe le società". Stessa linea del numero uno di Unicredit Orcel, "non siamo interessati".

Cosa è cambiato rispetto al passato? E cosa potrebbe spingere a rivedere quelle posizioni? Orcel, in una recente intervista a Class Cnbc, apre la porta a nuove operazioni, dettando le condizioni: "Se aggiunge valore, faremo M&A", dice, aggiungendo: "Guardiamo a tutte le opportunità, anche in Italia". Oggi la banca di Piazza Gae Aulenti è molto diversa rispetto a tre anni fa. Anche la posizione di Mediobanca, e di Nagel, potrebbe essere cambiata. Perché incassata la vittoria all'ultima assemblea, potrebbero guardare a un'eventuale operazione non più solo in un'ottica difensiva, puntando, al contrario, a giocare un ruolo chiave. E diverso è anche il contesto, anche in riferimento alla politica. Con il governo Meloni, come dimostra anche il dibattito intorno al Ddl capitali, considerato da molti osservatori più 'accogliente' rispetto alle istanze che arrivano con identica insistenza rispetto al passato da Caltagirone, Delfin e tutti i soggetti privati che avrebbero interesse a rimescolare le carte nella galassia Mediobanca-Generali. (Di Fabio Insenga)

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