Sono 400 i cristiani fuggiti dalla zona di Mosul dopo l'avanzata dello Stato Islamico. I bambini rifugiati a Erbil raccontano la loro esperienza.
''Dio ci ama e non permetterà che l'Is ci uccida''. E' così che una delle bambine cristiane irachene costrette a fuggire da Mosul dopo l'avanzata dello Stato Islamico (Is) racconta la sua esperienza all'emittente SAT-7. A farle eco un'altra bambina, intervistata nel cantiere di un centro commerciale trasformato in campo profughi a Erbil, convinta che ''Dio perdonerà'' i jihadisti dell'Is. Sono più di 400 i cristiani fuggiti da Mosul, nel nord dell'Iraq, dopo che i jihadisti hanno preso il controllo della città a giugno. Abbandonando i villaggi di Qaraqosh, Bartella e Kharamles i cristiani hanno raggiunto la capitale del Kurdistan iracheno, Erbil, e si sono rifugiati nel centro commerciale in costruzione di Ainkawa.
Intervistati dall'emittente cristiana in lingua araba SAT-7 per il programma 'Kids', i bambini profughi ricordano la loro vita prima dell'Is ammettendo che le abitudini sono drasticamente cambiate e il futuro della propria famiglia è ora incerto. ''Avevamo una casa e tante cose da fare. Ora non è più così, ma per fortuna Dio ci assiste'', dice Myriam, bambina originaria di Qaraqosh. ''Dio ci ama e non permetterà all'Is di ucciderci'', aggiunge la piccola, che dice di voler ''chiedere a Dio di perdonare'' i jihadisti di Abu Bakr al-Baghdadi. Flourine, un'altra bambina cristiana rifugiata a Erbil, racconta che le manca soprattutto ''la scuola e andare in chiesa'', ma è anche convinta che ''Gesù è sempre con noi nei nostri cuori e non ci abbandona''.
