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“Convivere peggio che uccidere”, bufera sulle parole del parroco di Cameri. Arrivano le scuse del vescovo

Don Tarcisio Vicario aveva accostato la convivenza e l’omicidio definendo il primo “un peccato mortale” e portando il secondo come esempio di “peccato occasionale”. Franco Giulio Brambilla, chiedendo scusa ai fedeli, la definisce un’equiparazione “inaccettabile”, “inopportuna e fuorviante e quindi errata”

“Convivere peggio che uccidere”, bufera sulle parole del parroco di Cameri. Arrivano le scuse del vescovo
23 giugno 2014 | 14.52
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Ha suscitato non pochi malumori a Cameri, nel novarese, la ‘Lettera alle famiglie’ contenuta nel bollettino parrocchiale in cui il parroco di Cameri don Tarcisio Vicario aveva accostato la convivenza e l’omicidio definendo il primo “un peccato mortale” e portando il secondo come esempio di “peccato occasionale”.

Un’equiparazione “inaccettabile” per il vescovo di Novara, Franco Giulio Brambilla che in una lettera pubblicata sul sito della diocesi chiede scusa ai fedeli dichiarando “una netta presa di distanza sia dai toni che dai contenuti del testo - si legge nella lettera del vescovo - per una inaccettabile equiparazione, pur introdotta come esempio, tra convivenze/situazioni irregolari e omicidio”.

Un’esemplificazione che “anche se scritta tra parentesi - sottolinea il vescovo - risulta inopportuna e fuorviante e quindi errata. Inopportuna e sbagliata nei modi, perché - spiega - semplifica una realtà che è complessa, che tocca le coscienze di ognuno, le sofferenze e le fatiche di moltissime famiglie. Inopportuna e errata nei contenuti, perché dalle parole di quello scritto, non emerge il volto di una Chiesa che è madre, anche quando vuole essere maestra di vita”.

Per questo “chiediamo sinceramente scusa a tutti coloro che si sono sentiti offesi dalle fuorvianti affermazioni del testo pubblicato sul bollettino parrocchiale di Cameri” conclude monsignor Brambilla.

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